Nel solco di una rinnovata attenzione ai problemi reali e concreti che gli italiani vivono ogni giorno, nella vita feriale. Così l’Azione Cattolica si incammina – oggi più che mai – come associazione di laici impegnati anche nella vita della nazione, continuando ad accogliere il monito che Benedetto XVI ha lanciato sull’urgenza di lavorare alla formazione di una nuova generazione di uomini e di donne credenti, capaci di assumere responsabilità pubbliche nella vita civile e dunque anche nella vita politica.
Un segno tangibile della volontà di offrire un sostegno e un accompagnamento, ma anche di garantire quella condivisione che coinvolge tutti nella costruzione del bene comune, l’AC l’ha offerto con il convegno per gli amministratori locali, aderenti all’associazione tenutosi a Roma. Più di 200 gli amministratori presenti impegnati nelle fila del centro destra, del centro e del centro sinistra.
Anche Rimini ha risposto “presente”. Una pattuglia di sette persone è partita dalla riviera alla volta della capitale. Accompagnati dal presidente diocesano, Stefano Giannini, al Convegno Chiamati a servire il bene di tutti han preso parte Filippo Giorgetti e Ivan Monticelli da Bellaria (rispettivamente assessore ai Servizi Sociali e consigliere comunale); il consigliere riminese Francesco Angelini; Luigi Bonadonna, responsabile del movimento lavoratori di AC; Fabio Sanchi, e – unica donna del gruppo – la savignanese Lara Sammarini. Defezione dell’ultimo istante è stata quella del riccionese Simone Gobbi.
“La ritengo una tappa senza ritorno: ora si può solo procedere in avanti” commenta Giannini. Per il presidente: “La scelta religiosa di AC da alcuni è stata vista come un abbandono della formazione all’impegno alla politica come servizio e come vocazione. In realtà non è così. L’associazione in questi anni ha sempre continuato ad educare in base alla Dottrina Sociale della Chiesa”. Quello che oggi è cambiato rispetto al passato è la modalità, l’urgenza che ha messo in moto riflessioni diverse (forse è la prima volta dall’approvazione del nuovo statuto) con i propri associati.
Anche se la presidenza nazionale non ha stabilito altri momenti, la strada è ormai tracciata. Per la gioia dei laici impegnati su questo versante. “Riguardo al rapporto fra i laici impegnati in politica e i gruppi di AC, sono emersi due dati di fatto: – fa notare Francesco Angelini – la sensazione di solitudine da parte di chi si impegna in politica e il sospetto con cui le comunità guardano coloro i quali spendono i propri talenti in politica”.
Da una parte dunque l’associazione si deve attrezzare per rispondere a sfide nuove; dall’altra chi ha deciso di mettersi in gioco deve continuare a camminare con l’associazione, nonostante i tanti impegni che questa scelta implica.
“La mia esperienza – prosegue Angelini – mi porta a chiedere all’AC un confronto su tre punti.
Il primo riguarda un aspetto fondamentale in cui Chiesa e AC possono accompagnare un politico e cioè quello della formazione. L’AC potrebbe contribuire a creare spazi di discussione, dove i politici cattolici, pur appartenendo a partiti diversi, possano dialogare con uno stile di ascolto e rispetto.
Da ultimo, l’AC potrebbe aiutare i politici a creare quelle reti di conoscenze e di rapporti che sono il terreno più fertile perché le testimonianze della buona politica possano essere conosciute e diffuse”.
“L’Assemblea mi ha confermato l’idea che l’AC è una «palestra» nella quale ci si allena per andare a costruire una società migliore, basata sul Vangelo. – fa notare Luigi Bonadonna – Trovarsi assieme e scambiarsi esperienze è la giusta risposta alla crisi non solo politica, ma confrontarsi e basta non servirebbe. Occorre che l’AC si riappropri con orgoglio della capacità di formare alla politica, soprattutto i giovani, oggi così distanti da questo mondo. Poi è necessario essere incisivi nelle realtà in cui si opera”.
Il bellariese Filippo Giorgetti negli ultimi anni ha fatto diverse esperienze politiche, diverse tra loro ma “ognuna mi ha aiutato a crescere anche nel mio cammino di fede. La fatica maggiore dell’essere cristiano in politica è quella del sentirsi tante, troppe volte soli. Non cerco un bacino di voti, ma avverto la necessità di condividere i criteri di scelta, di essere accompagnati o sostenuti nell’esercizio di discernimento e giustizia. Questo darebbe molta forza, e permetterebbe di realizzare interventi ed azioni sussidiari molto più incisivi per la collettività”.
“Ho avuto modo di conosciere amministratori della mia provincia, con i quali non avevo mai avuto l’occasione di confrontarmi. – è l’esperienza del bellariese Ivan Monticelli – Si è creato un legame tra persone provenienti da diverse realtà ma unite da valori condivisi come l’impegno sociale per la famiglia, per il lavoro, per la scuola, per la solidarietà”. Chiamati ad essere uniti in un periodo di reale difficoltà dove il tessuto sociale è deteriorato. Monticelli però è cosciente che “Solo insieme seguendo l’insegnamento del Vangelo, sapendo ascoltare i problemi della gente e mettendo Dio al centro della vita noi laici di AC impegnati nelle amministrazioni sapremo essere significativi”.
Paolo Guiducci
Nella foto Il gruppo di amministratori riminesi di Azione Cattolica scesi a Roma