Ad aver bisogno di aiuto può essere il vicino, il compagno di banco o, più in generale, la persona “meno sospettabile”. Gli operatori della Caritas diocesana di Rimini, che da tempo aprono le porte della sede di via Madonna della Carità anche alle scuole (1.500 studenti delle medie e superiori incontrati solo nel 2009) ai ragazzi lo dicono con chiarezza: i poveri non hanno solo i volti che dal sud del mondo abbiamo imparato a conoscere davanti alla tv o degli emarginati e delle persone che a “casa nostra” arrivano da lontano. È questo il primo pregiudizio da combattere nell’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale cui la Caritas italiana e, di conseguenza, anche la Caritas diocesana di Rimini, hanno aderito. Tra gli obiettivi della campagna Zero poverty (iniziative e contenuti sono già stati illustrati sullo scorso numero de il Ponte) c’è anche quello di una maggiore consapevolezza delle dinamiche del disagio e dell’emarginazione che sempre più riguardano anche la popolazione riminese.
A dirlo sono i dati registrati dall’osservatorio della Caritas di Rimini nei primi sei mesi del 2010, che portano in rilievo un progressivo aumento della cosiddetta “nuova povertà”. Da gennaio a giugno si sono rivolte al servizio di San Giuliano 1.569 persone, il 3% in più rispetto allo stesso periodo del 2009. “È la presenza degli italiani in particolare ad aumentare. – sottolinea don Renzo Gradara – I cosiddetti ’nuovi poveri’ sono per lo più uomini separati e divorziati rimasti senza casa e lavoro, famiglie con minori che chiedono pacchi di viveri e contributi per spese quotidiane, dall’affitto ai medicinali, e anziani che non riescono ad andare avanti con la pensione”.
Il numero di italiani in stato di difficoltà (complessivamente 428) è aumentato del 3% rispetto al primo semestre 2009. Tra questi, il 45% non si era mai rivolto prima al servizio. Gli stranieri incontrati sono invece 1.134, prevalentemente romeni, marocchini, tunisini e donne ucraine. “La causa principale dell’aumento dei romeni – spiega la responsabile dell’osservatorio, Isabella Mancino – è dovuta principalmente alla crisi economica: molte aziende europee che avevano sub-appaltato in Romania per avere un maggior prodotto con minori costi di manodopera, venendo meno le vendite hanno deciso di chiudere queste aziende satellite facendo venir meno molti posti di lavoro”.
Situazione diversa per i marocchini incontrati dagli operatori della Caritas riminese, che “per la maggior parte sono già presenti in Italia da molti anni e, con la perdita del lavoro, hanno deciso di cercare fortuna a Rimini”. Non senza problemi “anche per le mogli che con i figli spesso decidono di seguirli e si rivolgono a noi anche per cercare un lavoro e contribuire così al sostegno della famiglia”.
Il disagio economico è evidenziato ancora di più dai dati del primo semestre dell’associazione Famiglie Insieme che ha erogato soprattutto per affitti, utenze e spese mediche, prestiti dal valore di 308.752 complessivi a 241 persone (per il 60% italiane). Nello stesso periodo del 2009 i prestiti erano ammontati a 208.617 euro e avevano riguardato non solo meno persone (181) ma anche meno italiani rispetto al totale (il 54%). Un’ulteriore conferma della povertà di “casa nostra”.
Alessandra Leardini