Dal 10 al 12 settembre i presidenti e gli assistenti dell’Azione Cattolica si sono riuniti ad Ancona. Alla fine hanno diffuso una nota sulla situazione del Paese. Ne pubblichiamo qualche stralcio.
È stata decisamente una brutta estate per la politica italiana e per il Paese: veleni e sospetti, dossier e insinuazioni, spesso incomprensibili ai più, hanno alimentato le pagine dei giornali e hanno portato a ipotizzare le elezioni anticipate. C’è chi ha parlato di “morte della politica” e il presidente della Repubblica è intervenuto per richiamare tutti alla responsabilità. Le polemiche partitiche, per toni e modalità, sono spesso sfociate in una rissa verbale, lontana anni luce dalle preoccupazioni e dalle speranze degli italiani.
Tali polemiche sono state assecondate, quasi con avidità, dalla stampa italiana, che, a parte lodevoli eccezioni, le hanno poste in cima all’agenda, relegando in secondo piano la crisi occupazionale, le migliaia di morti per catastrofi naturali in India, Pakistan e Russia, i continui agguati in Afghanistan. (…)
Tra nuovi e vecchi fenomeni corruttivi, ipotesi giudiziarie sulla presenza di logge segrete, insulti tra leader e, infine, le umilianti provocazioni di Gheddafi (…) la classe dirigente rischia ancora una volta di dimenticare l’essenziale: la ripresa del mercato del lavoro, al momento immobile e penalizzante per i giovani, il sostegno alle famiglie, specie quelle più numerose, le riforme istituzionali, la tutela dei più deboli nel Paese e nel mondo, la promozione dell’integrazione tra italiani e stranieri – e in proposito come non guardare con preoccupazione ai fatti francesi e alla decisione del presidente Sarkozy di allontanare i rom -, l’attenzione alle povertà globali e all’ambiente. (…)
Tra le priorità, questo settembre ne propone una più delle altre: il lavoro. I dati statistici non smettono di fotografare giovani in ginocchio tra disoccupazione e precarietà selvaggia. Solo pochi giorni fa l’Istat confermava che oltre un giovane su quattro in Italia è disoccupato. Su questo l’Ac sente di dover interpellare la classe dirigente: cosa si può fare ora per aprire il mercato dell’occupazione? (…) Le speranze che ostinatamente cerchiamo, lo ricordiamo per inciso, rischiano di non avere più narratori.