Paritarie, a scuola solo di doveri

    La certezza non siede mai su questi banchi. Non quando è di natura economica e dipende dai contributi dello Stato. “I doveri sono gli stessi degli istituti pubblici, i diritti invece no. La parità non è ancora stata realizzata” è l’amara, amarissima constatazione di Laura Colonna. 43 anni, riminese, laureata in psicologia, la Colonna nella passata stagione coordinatrice dell’area infanzia della coop. “Millepiedi”: è la presidente FISM per la provincia di Rimini, ovvero la Federazione italiana scuole materne paritarie. E già sui primi termini è necessario fare chiarezza. “Tutte le scuole sono o statali o paritarie. – chiarisce la Colonna – Queste ultime possono essere gestite da Comuni, enti, associazioni, cooperative o parrocchie. La Fism raggruppa scuole materne di ispirazione cristiana.” Un esercito di maestri, insegnanti e operatori che in Italia lavora in 8.000 scuole dell’infanzia, e a Rimini coinvolge 182 docenti (di cui 12 religiose) e 2.720 bambini.
    In Provincia di Rimini la galassia Fism conta 39 scuole materne, alle quali si aggiungono tre istituti della vicina provincia di Forlì-Cesena parte integrante però della Diocesi riminese: si tratta della materna “V. Emanuele” di Savignano, della “G. Pascoli” di San Mauro Pascoli e della materna “Giovanni XXIII” attiva a Roncofreddo.
    Quale sia la data di nascita, il numero di alunni e di insegnanti, queste realtà educative sono sballottate nella stessa barca. Un veliero che fa acqua e non per colpa delle paritarie.
    I problemi si chiamano contributi statali. I soldi spettano di diritto alle scuole materne paritarie in forza ad una legge dello Stato, ma nei conti correnti delle scuole non sono ancora arrivati tutti. Per la verità, la situazione 2010 non è peggiore di quella affrontata lo scorso anno. Il dramma è che si tratta di una situazione sempre drammatica.
    Il perché lo spiega il numero due della Fism riminese. “Offriamo un servizio al buio” è l’amaro esordio di Angelo Grilli. “In gennaio le scuole rendono noti programmi didattici ed educativi e le rette per l’anno scolastico successivo, ma il Ministero non ci dà alcuna certezza né sulla sostanza dei fondi né sulla data di erogazione.”
    Arriveranno tra sei mesi, un anno, forse 16 mesi: sui contributi regna l’incertezza ma gli stipendi vanno pagati e le spese saldate. Stato, Regioni e Comuni investono pochissimo nelle scuole paritarie rispetto a quanto viene a costare loro una scuola materna pubblica. “Le nostre scuole consentono allo Stato un notevole risparmio” ribadisce la Cdo Opere educative. Eppure anche gli “spiccioli” occorre elemosinarli. In un primo tempo lo Stato aveva previsto un taglio in questo settore di 25 milioni di euro, prima di fare dietrofront. Alle parole però ancora non sono seguiti i fatti, cioè i soldi sui conti correnti delle materne paritarie. E l’anno scolastico è già partito.
    Il servizio è sempre più richiesto, come testimonia l’apertura di nuovi istituti, come quello di San Martino dei Mulini al primo anno di attività. Eppure “da quando la parità scolastica è stata istituita – nel 2000 – il budget è rimasto invariato, anche a fronte dell’aumento degli istituti.” La torta è sempre la stessa, aumentano le bocche da sfamare. “Siamo parte del sistema pubblico di istruzione – rivendica la presidente Fism di Rimini – Dovessimo venire a meno, come farebbe lo Stato a colmare l’offerta erogata da un esercito di scuole che oscilla tra il 30 e il 40% dell’intero sistema? La palese ingiustizia che siamo costretti a subire, poi, si ripercuote sull’offerta: in teoria la scuola paritaria è un servizio garantito a tutti, in pratica le scuole, strozzate dall’incertezza e dai debiti, quale sistema hanno per sopravvivere se non quello di alzare annualmente le rette? Così facendo il servizio diventa sempre più appannaggio di chi può sborsare soldi o decide di investire seriamente nella scuola per i figli.”
    I denigratori fanno leva su un’offerta educativa di second’ordine e di istituti non al passo coi tempi. Dalla Fism rispondono fatti alla mano. “Le materne paritarie investono sulle strutture ben più degli istituti statali, anch’essi colpiti dai tagli. Ogni scuola, poi, a gennaio propone ai genitori il proprio Piano di offerta formativo: mamma e papà possono consultare i documenti e sono liberi di scegliere.”
    La concorrenza insomma non fa paura. L’incertezza economica taglia le gambe. Enti religiosi e parrocchie sono i soggetti più colpiti: i primi, perché le religiose diminuiscono a vista d’occhio, le seconde strozzate da problemi di bilancio. A Rimini però si tiene duro. Anzi, si è guardato al futuro e si è investito. San Savino nel 2000 era pronta alla chiusura, è arrivata la coop. Millepiedi e ne ha preso la gestione, facendo lo stesso a Corpolò dove ha preso il testimone dalle suore di S. Onofrio, e nel 2008 a Santarcangelo e Bellaria. Millepiedi insieme a Karis Foundation e Maestre Pie sono le realtà più importanti in questo settore a Rimini, fatto di istituti molto diversi tra loro, per offerta e strutture. “Con il primo figlio abbiamo fatto una prova. – ammette Alberto, babbo di Cecilia che frequenta una materna Karis – Il servizio educativo ci ha convinti a tal punto che pur tra mille sacrifici abbiamo scelto lo stesso percorso scolastico anche per gli altri figli.” Si tira la cinghia ma non si molla un servizio che funziona e fa risparmiare lo Stato. Fino a quando?

    Paolo Guiducci