Nello scorso numero de il Ponte abbiamo analizzato lo stato dei fiumi della provincia di Rimini attraverso i numeri di un report conoscitivo realizzato dall’Arpa nel 2008 (articolo sul sito www.ilponte.com). 133 pagine di descrizioni poco rassicuranti in un susseguirsi di giudizi pessimi e scadenti (solo il Marecchia era buono). A conclusione di quel lavoro di ricerca si poneva il limite di dicembre 2008 per intervenire sul territorio e “risanare” i corsi d’acqua peggiori con l’obiettivo di farli arrivare ad un livello di sufficienza.
Sono stati fatti gli interventi? La Provincia (che insieme al Servizio Tecnico di Bacino e Regione Emilia Romagna) ha l’incarico di metter le mani in “letti” e acque come è intervenuta? Gli obiettivi (di legge) richiamati dal Report di Arpa sono stati raggiunti in questi due anni?
Oltre i numeri… gli interventi
Lo abbiamo chiesto all’assessore all’Ambiente della Provincia di Rimini, Stefania Sabba.
Assessore, cosa può dirci rispetto alla brutta fotografia scattata da Arpa ai fiumi del territorio?
“Innanzitutto occorre fare una precisazione in merito agli obiettivi di qualità dei fiumi in generale, e della nostra provincia in particolare, anche alla luce delle novità normative intervenute di recente in materia di qualità delle acque.
Il vero obiettivo, in termini qualitativi, richiesto dall’UE è fissato al 2016, anno entro il quale, i corpi idrici significativi (per la nostra Provincia le acque costiere ed il fiume Marecchia ) dovranno raggiungere lo stato di qualità buono.
Lo Stato Italiano, con il D.Lgs. 152/99, aveva fissato come tappa intermedia il 2008, anno entro il quale i corpi idrici significativi avrebbero dovuto raggiungere o mantenere lo stato di qualità sufficiente”.
Allora la data “ultima” del dicembre 2008 è da prendere con le pinze?
“Il nuovo D.Lgs.152/06 che ha sostituito il D.Lgs.152/99, non riporta più la tappa intermedia del 2008 prevista dal precedente decreto. In ogni modo questa tappa era stata confermata dal Piano di Tutela delle acque della Regione Emilia-Romagna, dove vengono presi in considerazione oltre ai corpi idrici significativi anche altri fiumi minori definiti di interesse, in quanto influenti sui corpi idrici significativi. Non per tutti questi torrenti l’obiettivo al 2008 per il Pta regionale era il raggiungimento dello stato di qualità sufficiente, nella consapevolezza del fatto che lo stato di partenza, per alcuni di essi, era pessimo”.
Fatta la doverosa premessa, passiamo all’analisi delle misure messe in campo per ridurre gli impatti al fine del raggiungimento degli obiettivi.
“La misura più propriamente di competenza provinciale è quella della programmazione e verifica dell’adeguamento fognario-depurativo. La normativa ed il Pta provinciale prevedono il collettamento dei centri abitati con più di 2.000 abitanti equivalenti e l’adeguamento degli impianti di depurazione in funzione della consistenza dell’agglomerato.
La Provincia di Rimini, già dal 2002, ha cominciato la programmazione degli interventi con la collaborazione del gestore (Hera) ed Ato, a cui spetta la programmazione finanziaria, essendo le opere a carico della tariffa del servizio idrico (la quale è sottoposta ad un incremento annuo vincolato normativamente). Al contributo tariffario si aggiunge qualche contributo regionale derivante dal Piano di azione ambientale. In particolare gli interventi hanno riguardato l’adeguamento degli agglomerati minori nell’entroterra”.
Potrebbe citarne qualcuno?
“Citerei tra tanti: il collettamento dei reflui dell’alta Valconca (Montegridolfo, Mondaino e Saludecio) attraverso il collettore di vallata; la costruzione del sistema fognario a San Martino e Sant’Ermete (Comune di Santarcangelo di Romagna); la separazione di fognatura a Coriano località Ospedaletto”.
Grandi interventi?
“Potrei citare gli interventi sui grandi depuratori costieri che hanno visto l’implementazione degli stessi per l’abbattimento dell’azoto e del fosforo sui depuratori Marecchiese di Rimini, Cattolica e Riccione (per questi ultimi 2 sono tutt’ora in corso). Il depuratore di Coriano ormai obsoleto è stato dismesso e collettato su quello di Riccione. È previsto inoltre il raddoppio del depuratore di Santa Giustina di Rimini e la contestuale dismissione dei depuratori di Bellaria-Igea Marina e di via Marecchiese a Rimini anche questi ormai datati. La nuova linea sarà dotata delle più avanzate tecnologie con filtri a membrana”.
Questi interventi hanno già prodotto risultati evidenti?
“Purtroppo i risultati non sono ancora visibili dai report di Arpa. In parte perché ancora non tutti gli interventi sono stati completati, in parte perché esistono anche altri fattori di inquinamento, per i quali fra l’altro la normativa regionale già ha posto attenzione e che sono comunque in via di riduzione: la depurazione delle case sparse per le quali è diventato obbligatorio adottare sistemi di depurazione più spinti della vasca Imhoff (un tipo di vasca per il trattamento primario delle acque di scarico domestiche, utilizzata nelle zone che non vengono toccate dalla rete fognaria urbana), lo spandimento del carico azotato attraverso i concimi in agricoltura ha subito una riduzione in termini di quantitativi per ettaro ed in termini di istituzioni di aree di divieto (PTCP 2007) lungo le fasce fluviali più vulnerabili”.
Resta il fatto che i nostri fiumi, Marecchia compreso, rimangono molto vulnerabili in quanto caratterizzati da un regime torrentizio che vede una scarsità d’acqua se non addirittura l’assenza della stessa nel periodo estivo, oltre al fatto che nella parte pianeggiante hanno perso quelle caratteristiche di naturalità che creano le condizioni per l’autodepurazione.
Angela De Rubeis