Il 1° settembre la Chiesa in Italia celebra la 5ª Giornata per la salvaguardia del creato (la nostra Diocesi che vive ancora la dispersione estiva sposta questa data a domenica 3 aprile). “Custodire il creato, per coltivare la pace” è il tema del messaggio dei vescovi italiani per la Giornata. “Mi sembra molto bello interpretare il ‘salvaguardare’ con il ‘custodire’, che richiama il coltivare e il custodire della Genesi, il promuovere e il proteggere, e non solo la preoccupazione a non rovinare qualcosa”, scrive mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, commentando il messaggio della Cei per la Giornata (testo integrale su www.chiesacattolica.it).
Un dono per tutti
“Il creato è dono di Dio per la vita di tutti gli uomini”, spiega mons. Casile, perciò “a motivare il nostro impegno per il creato è la passione verso l’uomo, la ricerca della solidarietà a livello mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune, vissuti nella fede e nell’amore di Dio”. La responsabilità per il creato della Chiesa consiste nel difendere “la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti” e nel “proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso”.
“Se si avvilisce la persona, – sottolinea mons. Casile – si sconvolge l’ambiente e si danneggia la società, è necessario quindi educarci ad una responsabilità ecologica che «affermi con rinnovata convinzione l’inviolabilità della vita umana in ogni sua fase e in ogni sua condizione, la dignità della persona e l’insostituibile missione della famiglia, nella quale si educa all’amore per il prossimo e al rispetto della natura»”, come si legge nell’enciclica “Caritas in veritate”.
Con riconoscenza
Il credente “guarda alla natura con riconoscenza e gratitudine verso Dio, per questo non la considera un tabù intoccabile o tanto meno ne abusa con spregiudicatezza”. Dunque, “l’approccio cristiano mette Dio creatore al primo posto, l’uomo come prima creatura e il creato come dono di Dio all’uomo, perché nel creato l’uomo, ogni uomo, tutto l’uomo si sviluppi e faccia sviluppare il creato stesso in tutte le sue componenti: uomini, animali, piante, la visione cristiana è il camminare insieme dell’uomo e dell’ambiente verso Dio”.
“Siamo chiamati ad «accogliere e approfondire il profondo legame che intercorre fra la convivenza umana e la custodia della terra». È un impegno prezioso per noi, per la nostra terra e per le future generazioni”.
L’impegno della Chiesa italiana
L’obiettivo generale è “quello di promuovere un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, «nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti»”, come scriveva Giovanni Paolo II nella “Centesimus annus”. Obiettivi particolari si concretizzano “nel riflettere sul rapporto vitale tra l’uomo, l’ambiente e Dio, nell’ottica della responsabilità di ciascuno; nella promozione di nuovi stili di vita che utilizzano con maggior sobrietà le risorse energetiche, per contenere le emissioni di gas serra, ma anche per la vivibilità delle nostre città; nella diffusione di studi sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, anche per gli spazi delle nostre comunità; sulla possibilità di far avanzare la ricerca di energie alternative e la promozione dell’energia eolica, solare e geotermica per il riscaldamento e l’illuminazione; sul sostenere e praticare, nelle nostre comunità, la raccolta differenziata dei rifiuti, il riuso dell’usato”.
Attenzione al creato
Benedetto XVI nella “Caritas in veritate” invita ad «avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla». L’espressione “dovere gravissimo”, chiarisce mons. Casile, “esprime una qualifica etico-teologica molto forte, che il Concilio Vaticano II usa per esprimere l’obbligo dell’educazione che i genitori hanno nei confronti dei loro figli, della solidarietà che le nazioni ricche hanno verso i popoli in via di sviluppo, della promozione della pace in tutti gli uomini”.