Dopo un periodo d’affannoo si tira un sospiro di sollievo. Il comparto congressuale italiano chiude il 2009 in negativo, ma con alcune inversioni di tendenza piuttosto positive. È proprio il secondo semestre a decretare passi in avanti: la durata degli eventi, infatti, è passata da 1.62 a 2.6 giorni mentre la dimensione degli incontri registra dai 300 ai 500 partecipanti di media con un +4.63 rispetto al periodo gennaio-giugno dello stesso anno. E in questo senso Rimini, negli ultimi dieci anni, ha registrato un graduale e controllato aumento delle presenze congressuali passando da 1.800.000 del 2004 ai 2.600.000 del 2009.
“Gli effetti della recessione si sono sentiti anche da noi ma siamo riusciti ugualmente a tenere banco”, spiega il professor Attilio Gardini, docente di Statistica e curatore della ricerca per conto di Convention Bureau. Infatti, nonostante la flessione delle presenze turistiche degli ultimi anni, Rimini ha sfruttato le contingenze portando a suo favore una materia che conosce molto bene, destagionalizzando gli arrivi e investendo sul congressuale. Così oggi, questo settore, ha anticipato una ripresa economica che a piccoli passi sta avanzando. Gardini non ha dubbi. “Nel corso del 2009 le presenze per vacanza si riducono dello 0.43%, quelle congressuali aumentano del 2.43% e forniscono linfa vitale alle aziende turistiche del territorio”. Il 2009 si è chiuso con 6.820 eventi ospitati (-0.40% rispetto al 2008), 1.121.480 partecipanti e 2.590.309 giornate di presenze congressuali. I centri congressi, in fatto di scelta della location, fanno la parte del leone con il 57%: proprio perché hanno una maggiore resa in termini di dimensione e durata degli eventi, la loro quota di mercato è superiore (80%) rispetto a quella degli alberghi (20.1%). Sempre gli stessi centri congressi vantano, nel 2009, un aumento del 6.97% nel numero degli incontri, del 4.67% nel numero dei partecipanti e del 6.67% nelle giornate di presenza. Se i centri congressi aumentano le loro performance, gli hotel le diminuiscono con un eloquente -8.72% d’incontri, un -12.63% nel numero di partecipanti e un -10% nelle giornate di presenza.
Ma chi sono quelli che organizzano gli eventi? Se al vertice ci sono gli incontri voluti dalle aziende (51%), ad essere le più dinamiche sono le associazioni scientifiche, in crescita di anno in anno (+11.20% nei centri congressi e +5.99% negli alberghi). Gli incontri nazionali/internazionali offrono un maggiore profitto ma i congressi regionali restano ancora sul podio. È proprio questa realtà più locale e più gestibile a registrare un incremento nella fascia di partecipanti da 50-100 (+3.39%) e in quella da 100-300 con il +1.89%. I dati parlano chiaro. Se fino a 10 anni fa la crescita di questo comparto era notevole, persistente e generalizzata, in questi ultimi tempi i dati risultano meno omogenei, con differenze territoriale e d’investimento. Per il presidente di Convention Bureau Rimini, Mauro Ioli, “si tratta di una performance eccezionale ”. Che, soprattutto in questi tempi di magra, lascia poco spazio alle inutili lamentele, ma molto alla voglia di crescita.
Marzia Caserio