“Non è una stagione per gli stagionali”, “Incassi dimezzati, peggio che ai tempi delle mucillagini”… Sono solo alcuni titoli che rimbalzavano sulla stampa locale fino a qualche settimana fa. Oggi, dopo l’onda di entusiasmo per la Notte Rosa e sotto le grazie di un meteo tornato favorevole, gli operatori turistici tornano a sorridere.
Su un fatto sembrano d’accordo albergatori, commercianti, bagnini, ma anche chi si occupa di collocamento nel settore: la stagione 2010 è partita molto in ritardo. Dopo un maggio e un giugno deludenti a luglio il lavoro ha iniziato a stabilizzarsi. Ma i problemi restano: “Anche questo mese si avverte un leggero calo rispetto agli ultimi anni – spiega Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini -. Ci sono molte richieste, questo sì, ma le prenotazioni si fanno sempre più a ridosso della vacanza. Vedremo…”.
I “profughi” della crisi
Sull’altro fronte, quello occupazionale, le conseguenze sono state un aumento dei contratti a chiamata nei fine settimana, un certo numero di sospensioni in attesa di settimane migliori e una lunga fila di persone in cerca di lavoro. Tra queste, i “profughi” della crisi economica: lavoratori in cassa integrazione, in mobilità o licenziati senza ammortizzatori sociali. È ancora presto per dire se anche quest’anno la stagione farà da salvagente per questa folla in crescita, ma l’identikit è già chiaro. Dai Centri per l’Impiego di Rimini e Riccione parlano di un forte ritorno di persone del posto: “In molti casi si riversano in lavori, dal guardiano notturno al tuttofare, che non hanno mai fatto o che non facevano da una vita” è la fotografia scattata da Manuela Provenzale dal Centro per l’Impiego della Perla Verde. A presentare l’autocandidatura o ad iscriversi nelle apposite bacheche sono soprattutto “uomini in mobilità, provenienti dalle imprese produttive, molti sopra i 50 anni”. In molti casi si tratta anche di persone che hanno sempre “snobbato” la stagione e che oggi devono cedere pur di portare qualcosa a casa: “C’è gente che fino all’ultimo ha optato per un impiego annuale e adesso si candida sperando che qualcuno già assunto vada via” spiega da Rimini Marco Morri. La maggior parte sono però senza esperienza: “Sono soprattutto quelli che si offrono per qualunque mansione, come generici, che ancora non sono riusciti a trovare qualcosa – aggiunge Morri – per il resto, l’incontro tra domanda ed offerta è ormai andato in porto”.
Cercasi professionalità
Dunque a differenza di altre stagioni, quest’anno gli operatori non sembrano aver fatto fatica a trovare manodopera, i problemi sono altri. “Non c’è professionalità, molti escono dalle aziende produttive – lamenta Rinaldis – Non è solo un problema pratico: il cameriere puoi anche imparare a farlo sul campo, l’importante è che venga acquisita anche quella cultura dell’accoglienza che per noi è fondamentale. Finita l’estate occorrerà potenziare i corsi di formazione: probabilmente gli effetti della crisi si sentiranno ancora”.
I “nuovi disperati”
Dai sindacati il punto di vista è molto diverso. Mauro Rossi (Filcams Cgil) inquadra questi aspiranti stagionali nella categoria dei “nuovi disperati”. “Con la crisi in atto – spiega Rossi – si è creata una certa concorrenza tra chi si è messo alla ricerca di un impiego nel settore turistico per disperazione, quasi svendendosi, e chi lavora già da tempo nel settore”. Risultato: “Chi si mette sul mercato al miglior prezzo trova più facilmente collocazione”. Uomini in mobilità del posto, ma anche donne dell’est, molte arrivate e assunte tramite vie e tratte illegali, molte regolarizzate come badanti che lavorano in nero negli hotel. “È gente disposta a svolgere attività in maniera irregolare altrimenti, come nel caso dei lavoratori in cig o in mobilità, perderebbero il diritto agli ammortizzatori sociali”. Sono le stesse persone che, come riferisce Gianluca Bagnolini (Fisascat Cisl), “accettano di lavorare sotto i minimi sindacali: 70-80 ore a settimana, nella grande maggioranza senza turno di riposo, per 1.400-1.500 euro, quando dovrebbero prenderne 2.500-2.600 considerando gli straordinari”. Italiani, oggi anche riminesi, e stranieri allo stesso modo.
E le ispezioni, i controlli degli enti preposti? “Al dipendente che accetta le condizioni molto spesso viene detto come rispondere – spiega Bagnolini – Ci sono ancora troppo pochi ispettori: in una stessa azienda un controllo, statisticamente, avviene ogni 7-8 stagioni!”.
Ci sono poi le vertenze che secondo i sindacati non aumentano allo stesso ritmo delle irregolarità. “Le persone più ricattabili – afferma Rossi di Filcams – tornano nei loro paesi o nel caso dei lavoratori in cig, assunti in nero, preferiscono non esporsi”.
Ancora opposto il punto di vista degli albergatori, soprattutto sulla nuova manodopera reduce dalla crisi. “Molti ci chiedono, loro per primi, di non essere messi in regola per non perdere il diritto ad ammortizzatori, assegni familiari, ecc. – risponde Rinaldis -. Inoltre il lavoro in hotel è cambiato: nella maggioranza dei casi non esiste più che una persona lavori 70-80 ore. Da noi la costanza è l’assunzione regolare, ci sarà qualcuno che non rispetta le regole ma non dimentichiamo: anche i lavoratori sono sempre liberi di lasciarci dalla sera alla mattina. Ci vorrebbero strumenti più flessibili a tutela di ambo le parti”.
C’è chi ha lasciato. Al Centro per l’Impiego di Riccione non sono poche le persone che si ripresentano dopo un periodo di prova o una prima esperienza lavorativa infelice. “In questi casi si tratta – spiega Manuela Provenzale – di lavoratori con qualifica, spesso chef che hanno rifiutato stipendi, a loro detta, più da sottocuochi, che riferiscono di aver avuto proposte «oscene» rispetto alla loro crescita professionale e retributiva”. Mauro Rossi di Filcams Cgil dice lo stesso per molti studenti degli istituti alberghieri: “Se l’80% di loro non rimane nel settore o chi continua a fare questo mestiere si sposta, un motivo c’è”.
Peccato che gli albergatori continuino a lamentare carenza di professionalità. Ancora due visioni completamente opposte.
Alessandra Leardini