A volte anche i simboli muoiono, anzi spesso vengono assassinati. Il calcio per molti non è semplicemente uno sport, ma uno stile di vita, una “fede”, un segno di identità in un mondo con poche certezze, ed anche un affare… Alle cattive, pessime notizie dai Mondiali, per i riminesi si aggiunge quella della fine della società calcio che da 98 anni rappresenta la Città (e poco altro in verità, in un circondario in cui i troppi campanili fanno preferire alla squadra del capoluogo la vicina, non amata, Cesena).
16 anni fa l’intelligenza e la perspicacia di grande imprenditore, com’era Vincenzo Bellavista, con quattro spiccioli (chiedere maggiori informazioni a Orfeo Bottega), legava il marchio di una cooperativa in crescita, ma ancora sconosciuta ai più, con quello di una città, forte nell’immaginario collettivo nazionale. Se Bellavista non fosse prematuramente scomparso avrebbe certamente portato il Rimini in serie A, non solo perché era innamorato della sua creatura, ma perché a quel marchio, ormai vincente e simpatico per il gioco che sapeva esprimere, aveva fortemente legato le fortune della sua azienda. Ma morto Bellavista, nella Cocif prevaleva l’anima cesenate e il sogno del suo “capitano” finiva con lui nella tomba. Veniva poi la crisi economica, l’assurda retrocessione di una squadra costruita per le zone alte della classifica, le difficoltà con i tifosi, uno stadio da terremotati e l’assoluta sordità dell’imprenditoria riminese, incapace di accogliere i cento appelli della società di Longiano e del sindaco Ravaioli a “dare anche solo una mano”.
Ora la Cocif ha mollato la presa e messo in liquidazione il Rimini calcio. Per la modalità scelta è passata da vittima a carnefice e questo le costerà molto anche quanto a immagine. Secondo alcuni poi non ha fatto neppure bene i suoi conti economici, anche perché, fra le altre cose, ha gettato al vento un settore giovanile che dopo anni di investimenti (si parla di 5 milioni!) stava dando risultati eccellenti a livello nazionale. Sul suo groppone per un altro anno rimarranno poi tutti i costi a fronte di una svalorizzazione totale del suo patrimonio giocatori.
Ma ognuno fa le sue scelte liberamente e ne porta le conseguenze.
di Giovanni Tonelli