Ci risiamo. Due classifiche diverse, due bocciature. Anzi, a leggere i numeri, invece che di bocciature si potrebbe parlare proprio di stroncature. Peccato che ancora una volta non si tenga conto di una variabile che per Rimini è fondamentale come l’acqua per un assetato: ossia che nel periodo estivo passa da 300mila abitanti al milione e mezzo. Un dato capace di falsare qualsiasi tipo di calcolo che non ne tenga conto. Questa volta a finire sul banco degli imputati non sono i reati, ma l’immondizia e l’aria. Per Il Sole 24 Ore siamo la capitale italiana (addirittura!) del pattume mentre per l’Istat siamo la città con l’aria peggiore di tutta l’Emilia Romagna, e anche d’Europa (non di meno!). Evidentemente c’è qualcosa che non funziona. Ma vallo a spiegare ai tanti turisti che devono ancora scegliere dove trascorrere le loro vacanze e che magari leggono questi dati sui quotidiani: «andare nella capitale del pattume e dell’aria malsana? Giammai». E via in altri lidi. Insomma, una beffa. Del resto basta leggere i numeri. Partiamo da quelli dell’immondizia. Secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Rimini è la provincia con la produzione di rifiuti più alta dell’intero Stivale (sic!), superata solo dalla neonata Olbia-Tempio. Sarebbero 849 i chilogrammi di rifiuti prodotti da ogni riminese. Ma non è mica finita qui, no. Perché sempre secondo l’Ispra ci “distinguiamo” anche nella raccolta differenziata, con una media del 38.92 per cento, molto più bassa rispetto a quella regionale che si aggira sul 42.74 per cento. Tra le voci meno “recuperate” ci sono i metalli (1.72 per cento contro i 3.28 delle altre città emiliano romagnole) e il rifiuto “verde”, ossia quello che deriva dalla manutenzione dei giardini (17.47 per cento contro il 23.44). Un disastro. Ma sempre meglio dei dati riferiti alla qualità dell’aria dove addirittura Rimini è stata inserita tra le dieci città più inquinate non d’Italia, ma d’Europa. Tutto scritto, nero su bianco, nel rapporto “Qualità dell’aria nelle città europe. Anni 2004-2008” diffuso dall’Istat. Secondo il rapporto, due anni fa, la città di Plovdiv (Bulgaria) ha avuto il più elevato numero di giorni di superamento del valore limite: ben 208. Alle sue spalle Sofia e Cracovia. Poi Torino con oltre 100 e indovinate al quinto posto chi c’è? Rimini con oltre cinquanta bollini rossi. Insomma, il quadro è davvero desolante. Anche se l’assessore all’Ambiente del Comune, Andrea Zanzini non è assolutamente d’accordo.
“Non sono d’accordo perché come sempre chi realizza queste ricerche non tiene conto del fattore estivo che nella nostra realtà ha un peso specifico determinante visto che da 300mila persone arriviamo ad averne un milione e mezzo. Logico che i parametri siano del tutto falsati, ma nessuno, ripeto, nessuno, ne tiene conto”.
Si passa a prendere in esame i due studi.
“Per quanto riguarda i dati sui rifiuti, la mia replica è molto chiara e si basa su quanto ho detto adesso: se si misurano i quantitativi prodotti non tenendo conto di come cambia Rimini in estate è logico che i numeri siano alti. Volendo fare una battuta potremmo dire che questo dato dimostra la nostra bravura nel catturare i turisti. Ripeto, è solo una battuta. Per onor di verità, vorrei dire qualcosa anche sulla raccolta differenziata, altrimenti veramente rischiamo di far passare un messaggio che non è reale: i dati in nostro possesso sono positivi, siamo riusciti a passare in tre anni, dal 2006 al 2009, da una media del 27 per cento a una media del 41 per cento. Nonostante tutto, e lo ribadisco, in estate la stragrande maggioranza dei turisti non fa la differenziata. Quindi la situazione non è assolutamente così catastrofica come viene rappresentata”.
Stesso dicasi per la qualità dell’aria.
“Qui il discorso è un po’ più complesso – sottolinea Zanzini – nel senso che i dati del 2008 sono dati reali, numeri sui quali il peso estivo può avere un ascendente importante ma non assoluto. Qui il problema è capire come avvengono le misurazioni nelle altre città, non solo regionali ma anche a livello italiano. Per esempio, mi chiedo quante realtà hanno centraline esclusivamente in aree verdi anziché nelle strade più trafficate come accade a Rimini in via Marecchia e via Flaminia”.
Della serie, anche qui ci sono i furbetti.
“Anche in questo caso vorrei che oltre ai dati del quadriennio 2004-2008, venissero pubblicati anche quelli del 2009 dove abbiamo abbassato, e di molto, gli sforamenti”.
Effettivamente andando a leggere i numeri, due anni fa, nella centralina di via Flaminia si era superato il limite 65 volte, lo scorso anno, 29; stesso dicasi per via Marecchia dove si è passati da 56 a 36.
“C’è uno studio di Arpa – conclude Zanzini – che dimostra, attraverso rilevazioni mobili, che l’aria che si respira in provincia di Rimini, da Talamello a Riccione, da Santarcangelo a Cattolica è la stessa. E non è così inquinata”.
Francesco Barone