La gente non ha le idee chiare (ma la colpa non è sua) perché confonde le politiche che regolano l’immigrazione per motivi economici da quelle che devono, secondo le convenzioni internazionali, garantire i diritti delle vittime di persecuzioni e di guerre. Accade così che la pratica dei respingimenti, iniziata nel maggio 2009, che dovrebbe contenere il numero degli immigrati irregolari, ha invece portato lo scorso anno ad una diminuzione delle domande d’asilo del 43%. Ancora non si hanno i dati per il 2010, ma è opinione che questa tendenza verrà confermata. Una tendenza che potrebbe corrispondere ad una buona notizia se fossero venute meno le cause per le quali i rifugiati scappano dai loro Paesi. Ma purtroppo l’Eritrea, la Somalia, l’Afghanistan continuano ad essere devastate dalle guerre e dalla violenza. E del resto il fatto che i rifugiati continuino ad arrivare in Europa lo raccontano le cifre degli altri Paesi: la Francia ha avuto nello stesso periodo più di 42mila domande d’asilo con un aumento del 19%. La Danimarca ha avuto un aumento del 59% delle domande d’asilo, l’Ungheria del 50%, la Polonia del 47%, il Belgio del 40%. Ricordando che senza l’accesso ad un territorio sicuro, alla protezione legale e sociale, non può esserci nessun rispetto del diritto d’asilo.
Anche il Papa è intervenuto domenica 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato, durante l’Angelus: “I rifugiati desiderano trovare accoglienza ed essere riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali; in pari tempo, intendono offrire il loro contributo alla società che li accoglie”. Il Papa ha invitato a pregare “perché, in una giusta reciprocità, si risponda in modo adeguato a tale aspettativa ed essi mostrino il rispetto che nutrono per l’identità delle comunità che li ricevono.
Oggi in Italia i rifugiati sono 55.000, un decimo di quelli in Germania, un quarto rispetto alla Francia. In Sicilia i centri per richiedenti asilo si stanno svuotando e rischiano la chiusura, per effetto dell’accordo Italia-Libia. Significa che i migranti respinti sono in gran parte richiedenti asilo che hanno diritto a qualche forma di protezione umanitaria. Non sappiamo che fine fanno, quasi certamente in Libia, in qualche centro di detenzione.