La crisi come elemento da cui ripartire, come momento in cui ripensare alle regole per dimostrare, soprattutto ai più giovani, che l’unione fa la forza. Che l’egoismo deve essere abbandonato “perché con l’individualismo non si va da nessuna parte”, si sprofonda solo. Di tutto questo, e di altro ancora, si è parlato durante il XXXII convegno nazionale dei maestri del lavoro dal titolo «Crisi economica: nuovi equilibri e nuove regole» che si è svolto all’interno del Palacongressi riminese.
“Una crisi – ha sottolineato nel suo intervento il presidente della Federazione nazionale dei maestri del lavoro, Gian Luigi Diamantini – che, nata da una speculazione immobiliare e finanziaria negli Stati Uniti, ha finito con il contagiare anche il resto del mondo, coinvolgendo in particolare quasi tutti i paesi a più avanzata economia con i suoi devastanti effetti negativi. L’Italia sostanzialmente sta reggendo, ma il prezzo pagato, o ancora da pagare, non è stato ne sarà di poco conto”.
Diamantini, infatti, è convinto che questa congiuntura negativa abbia richiesto (e richiederà) ancora notevoli sforzi e sacrifici a tutti i cittadini italiani.
“In particolare a coloro che hanno perduto il lavoro o lo hanno visto fortemente minacciato o che, peggio ancora, non hanno avuto alcuna prospettiva di occupazione. Se poi guardiamo a ciò che sta avvenendo in Grecia, e alle ripercussioni di quella situazione sull’intero sistema economico europeo, messo in difficoltà anche da speculazioni sia finanziarie sia politiche, non appare ancora chiaro se siano stati fugati tutti i timori di un mancato superamento di questa crisi. Siamo comunque convinti che non potrà esserci soluzione al problema se non verranno presi i necessari provvedimenti legislativi oppure se non potremo contare sull’impegno ad investire da parte del mondo dell’imprenditoria, che secondo noi sono gli unici strumenti idonei a rilanciare la ripresa del nostro paese in modo corretto e costante, avendo peraltro, come primo obiettivo, quello di garantire la massima occupazione possibile come volano della ripresa dei consumi interni e quindi, dell’intero sistema economico”.
Una posizione condivisa anche da Pier Luigi Celli, ex direttore della Rai, attuale Direttore della Luiss, l’università di Confindustria.
“Il 30% dei giovani fra i 15 e i 30 anni è senza lavoro – sottolinea il manager nato a Verucchio – stiamo bruciando un’intera generazione e questo rappresenta una ferita per tutto il Paese. I migliori se ne vanno all’estero. Si parla tanto di merito, ma il merito non si può imporre per legge, il merito viaggia con il concetto di fatica. Il punto di arrivo e quello di partenza sono squilibrati. Sono i punti di partenza che sono diversi, uguaglianza nelle possibilità vuol dire dare a tutti le stesse chance. Purtroppo, invece, sta crollando in modo vertiginoso l’iscrizione dei giovani delle classi meno abbienti all’Università. La crisi rappresenta un momento in cui vanno ripensate le regole, da questa crisi si uscirà se ognuno non penserà solo a se stesso, dobbiamo insegnare ai giovani che il futuro non si conquista individualmente”.
Secondo Celli è fondamentale anche pensare positivo.
“Perché se non c’è fiducia non c’è mercato. Naturalmente serve anche una buona politica perché il mercato non si regola da solo, non si può pensare che non ci sia nessun controllo. I giovani oggi sono disorientati, hanno bisogno di punti di riferimento, dobbiamo insegnare loro la capacità di rischiare in un Paese che di coraggio ne ha poco”.
Un atteggiamento, quest’ultimo, rimarcato anche da Maurizio Focchi, presidente provinciale di Confindustria.
“Bisogna pensare al futuro con ottimismo, certo ora dobbiamo avere l’atteggiamento di chi puntella la casa che sta crollando. Dobbiamo risparmiare per contenere le perdite ma bisogna pensare in avanti. Certo, la speranza è che per le aziende ci sia una maggiore elasticità, molte imprese spingono per imporsi sui mercati emergenti e hanno bisogno di una mano. Del resto il vero obiettivo delle imprese è quello dello sviluppo”.
Patrizio Placuzzi