La crisi ha colpito duro, anche in Emilia-Romagna. Fabbriche chiuse, cassa integrazione, disoccupazione. Italiani e immigrati. Uguale. E le politiche sociali accusano il colpo: “Dobbiamo aggiornare i criteri di valutazione della povertà. I vecchi schemi non funzionano più: prima si parlava di senzacasa, immigrati, minori. Oggi dobbiamo tenere presente anche le donne sole, i disoccupati, i precari, tutte le vittime degli effetti della crisi… Non nego che sono preoccupata”.
Teresa Marzocchi, neo assessore regionale alle Politiche Sociali della regione Emilia-Romagna, sta cercando di orientarsi in questi suoi primi giorni da amministratore pubblico. Cinquantaquattro anni, una vita – dopo qualche anno di insegnamento – passata nelle organizzazioni non profit e nella cooperazione sociale, Marzocchi si cimenta per la prima volta dall’altra parte della barricata:
“Con la crisi sono aumentate le fasce deboli, e le emergenze, mentre i soldi diminuiscono. Il fondo straordinario per la crisi stanziato nel 2009 ammontava a 22 milioni di euro: metà per minori e famiglie, l’altra metà per tutte le attività a sostegno delle povertà. Non un euro di più. Ci aspetta un futuro difficile. Ma stiamo reagendo”.
La giunta dell’Emilia-Romagna si è riunita per la prima volta nei giorni scorsi, ed è già nata una collaborazione tra Sanità e Politiche sociali.
“Per superare queste difficoltà dobbiamo cominciare intanto a condividere problemi e risorse – continua Marzocchi -. Monitorare gli interventi possibili, agire in modo mirato. Non ci possiamo permettere nessuno spreco. Tanto più che la nostra Regione in tema di politiche sociali è sempre stata al top, e solo in queste settimane girando per il territorio ho scoperto esempi di ’buone pratiche’ che non conoscevo… Questo è un ottimo segno”.
In tutto per il sociale la regione Emilia-Romagna ha a disposizione 33 milioni di euro dal fondo nazionale, 19 da quello regionale a cui vanno sommati i già citati 22 milioni di euro del fondo straordinario per la crisi per combattere le povertà. E una parte di queste risorse serviranno anche per intervenire nei confronti di chi vive dietro le sbarre…
“Sto correndo in carcere per una iniziativa – continua – e tengo a sottolineare che quello di chi vive una condizione di reclusione è un tema cui voglio assolutamente dedicare una particolare attenzione: i detenuti della regione devono sapere che non ci dimenticheremo di loro”.
Il disegno di legge, passato da poco in commissione giustizia, che prevede la detenzione domiciliare per chi deve scontare un anno di pena?
“Sono favorevole. È come la messa in prova sperimentata da tempo dai servizi sociali – conclude Marzocchi -. È una possibilità che viene offerta al detenuto”. Teresa Marzocchi, fondatrice assieme al marito del Centro di accoglienza La Rupe di Sasso Marconi (Bologna), è stata consigliere comunale sotto le due torri e presidente della commissione consiliare Sanità, Politiche sociali e della casa dal 2009 al 2010. (ms-redattore sociale)