Non ci si fa caso, ma ogni giorno si consumano centinaia di litri d’acqua a testa. O meglio: noi occidentali non ci facciamo caso e consumiamo centinaia di litri a testa ogni giorno; ma nel mondo 1.6 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 5 milioni muoiono per malattie dovute all’uso di acqua malsana (dati Cipsi). Numeri che risultano ancor più rilevanti se solo ci soffermiamo su qualche semplice, ma importante, cifra: l’acqua nel corpo umano adulto è presente dal 45 al 65%, di cui l’83% nel sangue. Non solo cifre, quindi.
Da bene a prodotto?
Eppure ultimamente si parla di acqua come fosse un qualunque prodotto in commercio. Le polemiche in Italia sono scattate con il decreto Ronchi, convertito in legge (166/’09), che prevede all’articolo 15 la liberalizzazione dei servizi pubblici locali: ciò significa che dal 31 dicembre 2010 cesseranno gli affidamenti senza gara d’appalto. Il Governo ribadisce che non si tratta di privatizzazione dell’acqua pubblica, ma solo delle infrastrutture che erogano il servizio, questo per aumentarne l’efficienza. Ciononostante i consumatori sono preoccupati degli effetti della legge sulle tariffe. Inoltre è stato approvato anche un decreto legislativo che prevede la soppressione degli Ato, agenzie Ambiti Territoriali Ottimali, entro il 25 marzo 2011: questo per costituire un’ Authority di garanzia, che però ancora non c’è.
Abroghiamo la legge Ronchi
Di qui l’iniziativa da parte di varie associazioni e movimenti di presentare, i primi d’aprile, in Corte di cassazione di Roma i tre quesiti refendari per richiedere l’abrogazione della legge Ronchi. La raccolta delle 500mile firme necessarie è partita nel week end del 25 aprile. Ma non è tutto: è di gennaio scorso il ricorso per illegittimità costituzionale della legge presentato dalla Regione Emilia Romagna.
Secondo il ministro Ronchi questa legge aumenterà gli investimenti nel settore, ottimizzando un sistema che attualmente spreca in media il 37% della risorsa idrica a causa di condutture obsolete, con una spesa di due miliardi e mezzo di euro l’anno per i cittadini. Se non passerà alcun referendum e la legge verrà applicata, entro il 2011 verranno indette gare d’appalto comunitarie per decidere i nuovi soggetti offerenti.
La paura per i consumatori è che in queste gare si insinui lo spettro delle multinazionali, così come è già successo in Toscana, dove la francese Suez ha l’appalto delle strutture. La Suez è la più grande multinazionale al mondo di acqua: a riguardo la Federconsumatori rende noto che le province toscane hanno le tariffe più care in Italia per quanto riguarda l’acqua, con una spesa annua per famiglia che va dai 370 ai 386 euro.
In Emilia Romagna…
Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, le convenzioni con Hera scadranno nel 2012, si provvederà quindi, se verrà applicata la nuova legge, ad indire la gara d’appalto. Ma che fine faranno gli Ato? “È scorretto parlare di soppressione degli Ato, è probabile invece che essi cambieranno nome ed organizzazione ma non la loro funzione di controllo” ci risponde Carlo Casadei direttore dell’Ato di Rimini. “Sarà compito della nuova Giunta regionale appena insediata”. Per quanto riguarda le tariffe della nostra provincia la spesa media annua si aggira intorno ai 300 euro, in linea con la media regionale. Recentemente la Uil riminese ha protestato contro gli aumenti del 5.4% della tariffa dell’acqua: “È inutile introdurre a livello comunale tariffe agevolate se poi gli aumenti arrivano lo stesso” sottolinea Giuseppina Morolli, segretario provinciale Uil. “I comuni – continua – dovrebbero difendere gli interessi dei propri cittadini opponendosi, come è successo per 60 sindaci dell’hinterland bolognese che non hanno approvato gli aumenti tariffari. Inoltre il Comitato Utenti è stato soppresso con legge regionale nel 2009, così prosegue una situazione assurda dove i comuni hanno doppia funzione: quella di controllori attraverso gli Ato e quella di beneficiari, almeno in parte, degli introiti”.
Alla protesta risponde il presidente della Provincia Stefano Vitali: “Non sussistono novità rispetto al piano tariffario 2008/2012 (deliberato nel dicembre 2008, ndr) che venne discusso allora anche con il Comitato Utenti e per il quale si prospettavano adeguamenti tariffari progressivi (in quattro anni 4 o 5 euro in più per famiglia) dovuti agli investimenti previsti dal gestore sulla rete idrica e fognaria”.
Intanto…
Proseguono i week end sotto ai gazebo per gli interventisti dell’abrogazione. E se per noi oggi acqua significa referendum per i Paesi in via di sviluppo la storia è molto diversa così come ha ricordato il segretario dell’Onu Ban Ki-Moon durante la Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo scorso: “Le risorse oggi sono a rischio in quantità e in qualità, tanto che muoiono più persone a causa dell’acqua inquinata che di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra”. Il problema della privatizzazione dell’acqua va quindi trattato con la massima cura e serietà, al fine di riconoscere il vero valore di cui disponiamo.
Melania Rinaldini