Nonostante siano passati gli anni dell’American dream gli Stati Uniti d’America esercitano ancora il loro fascino. È il caso di Niccolò Ubalducci, 25 anni, che da qualche tempo passa negli USA almeno un mese. Ma partiamo dall’inizio! Niccolò nasce a Cesena ma trascorre la sua vita tra Santarcangelo e Cattolica dove ora abita. Finiti gli studi all’istituto tecnico agrario, tra mille altri interessi, avvia la sua attività di commerciante di abbigliamento e moda mare. La passione per i fenomeni meteorologici sarà la molla che lo spingerà oltreoceano. Niccolò è infatti uno storm chaser: un cacciatore di tornado.
Come si passa da agraria ai tornado?
“In effetti un nesso non c’è, tranne perché il mio indirizzo era agrometeorologia. La passione per i fenomeni meteo l’ho sempre avuta ed è stata supportata da quella per la fotografia, ho iniziato facendo foto di temporali”.
Quando ha iniziato la sua esperienza americana di storm chaser?
“Nel 2002 ho conosciuto il Thunderstorm team italiano che è un gruppo di una decina di pionieri della caccia ai tornado, i primi in Italia. Con loro nel 2008 ho fatto la prima esperienza negli USA”.
Scusi, ma è un hobby o un lavoro?
“È un hobby che però faccio molto seriamente, utilizzo tutte macchine Nikon e pubblico le foto sul mio sito www.niccoloubalducciphotographer.it. Ma è anche lavoro dato che riesco a vendere alcune foto, soprattutto ai media americani”.
Com’è la giornata da cacciatore di tornado?
“La mattina è dedicata agli spostamenti verso il target che le mappe di previsione ci suggeriscono, sono i luoghi dove è alta la probabilità di fenomeni. Seguiamo anche le indicazioni dei Storm prediction center, centri di allerta americani. Ci si muove di mattina perché di solito i temporali iniziano dopo le 16 del pomeriggio. A volte dobbiamo utilizzare collegamenti satellitari perché manca la copertura Gprs. Ci sono momenti di calma in cui stiamo tra di noi a scherzare, la cosiddetta quiete prima della tempesta”.
Ha vissuto situazioni particolari?
“Sì, sono tornato da pochi giorni dall’ultimo viaggio dove siamo stati costretti ad abbandonare il luogo del temporale perché c’erano troppe persone. Purtroppo sta diventando un po’ una moda quella della caccia a tornado e temporali, complice anche una serie che va in onda in tv. Ci siamo ritrovati in una situazione che poteva anche essere pericolosa perché molti si improvvisano. Noi abbiamo macchinari sofisticati, sappiamo da che parte del temporale stare”.
Dopo tante emozioni la vita riminese come le sembra?
“Tornando sembra tutto più piccolo e noioso. A me la Romagna piace, se non fossi mai stato negli Stati Uniti direi che qui è il più bel posto del mondo. Quando torno mantengo comunque vivo il mio hobby oltreoceano, sono tante le iniziative a tema che ho organizzato con il Circolo velico di Cattolica o con il Rotary club. Prendo anche parte a convegni di meteorologia in tutta Italia con il mio osservatorio”.
Tra gli Stati Uniti e Rimini cosa sceglierebbe?
“Penso che tra qualche anno potrei trasferirmi stabilmente negli USA. I motivi sono tanti: prima di tutto il progresso scientifico che non ha eguali, poi mi piace la popolazione, sono persone con mentalità più aperta, molto friendly, amichevoli. La cosa che colpisce è che tutti ti salutano per strada e molti si avvicinano per chiacchierare. Ovviamente preferisco le città non metropolitane. Gli stati che ho visitato di più sono il Texas, il Kansas, l’Oklahoma e il Colorado, quelli di cui mi ricordo anche le strade. E pensare che alle superiori ero antiamericano!”.
In che senso?
“Ho organizzato manifestazioni studentesche… diciamo che ora ho una visione più completa, penso ancora che ci siano cose sbagliate ma mi accorgo che per altre cose non c’è confronto”.
La Romagna si conferma quindi luogo del cuore ma poco attenta all’intraprendenza giovanile. Sono tanti i giovani che devono “sdoppiarsi”: da un lato la famiglia e le origini dall’altro le opportunità, lavoro e studio in testa.
Melania Rinaldini