Con la Pasqua o senza la Pasqua cambia tutto. Cambia Dio e cambia l’uomo. Cambia la vita e la morte. Cambia la storia, la cultura e la politica. Cambia perfino l’economia, il divertimento e il tempo libero…
Con la morte e la risurrezione di Gesù, non possiamo più sbagliarci su Dio. Se Cristo non fosse morto e risorto, avremmo potuto pensare: come fa a starsene felice Lui lassù, quando noi siamo condannati a starcene quaggiù soli, tristi e tribolati, con il nostro male e la morte sempre in agguato? Ma dall’ora nona di quel 14 di nisan dell’era cristiana, dobbiamo arrenderci: pur potendolo, Lui non è sceso dalla croce. Non possiamo più dubitare che ci abbia veramente amati con l’amore più grande: quello di chi dà la vita per le persone amate. Ma se tutto si fosse fermato a quell’ora nona, avremmo dovuto concludere: ci ha amati, ma non ci ha salvati. E allora?
E invece, dal mattino di quel primo giorno della settimana – che poi, proprio in omaggio a Lui, verrà chiamato “domenica”, giorno del Signore – se noi crediamo che è veramente risorto, possiamo e dobbiamo concludere: è venuto a spartire il nostro dolore; ora ci vuole con sé a condividere la sua felicità.
La Pasqua è ormai la chiave di lettura della storia personale e universale, è la sintesi e il compimento di tutto il reale. D’ora in poi non un valore, un precetto, una legge, e nemmeno un progetto o un programma disegneranno l’itinerario della vita, ma un avvenimento, anzi una Persona è il cuore stesso del nostro vivere, del nostro operare, del nostro tenace sperare. La croce è il ponte lanciato sul buio fossato della morte per transitare sulla sponda della terra promessa, “che solo amore e luce ha per confine”.
Nell’accadere degli eventi, nell’avanzare dei giorni, dentro ogni gioia e ogni dolore, noi possiamo chiamarlo: “Vieni, Signore Gesù!”. “Eccomi, Io sono con voi”, Lui ci risponde.
Buona Pasqua!
Francesco Lambiasi