L’evoluzione della parrocchia di Fontanelle, ufficialmente Santa Maria Stella Maris, è segnata dall’ampliamento della sua chiesa. Come un albero, che ad ogni anno aggiunge un anello al suo tronco, così la chiesa di Fontanelle: col crescere della popolazione, aggiungeva “ogni anno” un ampliamento, fino alla forma e alle strutture attuali.
Dal 2005 vi è parroco don Concetto Reveruzzi: quarto parroco a partire da don Gino Mordini, fondatore della parrocchia nel 1962: 48 anni di vita e di attività pastorale che oggi si traducono in un preciso orientamento di evangelizzazione e formazione.
“Fondamentalmente l’orientamento pastorale della parrocchia – precisa don Concetto – è rivolto verso due mete: l’evangelizzazione capillare sul territorio o comunque rivolta a tutti e la valorizzazione dei doni di ciascun battezzato e in particolare la maturazione di ministri e di operatori pastorali laici al servizio della parrocchia e della Chiesa in generale. Attualmente le linee di lavoro sono quelle di «aprire» la parrocchia alla gente che vi abita, coinvolgendola attraverso le diverse iniziative, e di tentare una formazione iniziale alla vita cristiana (preghiera, vita morale, liturgica, responsabilità educativa…). Inoltre si cerca di favorire la formazione personale degli operatori pastorali”.
Operatori pastorali laici, ben formati e responsabili, sono una buona garanzia per il futuro e la vita della parrocchia.
“Ne sono fermamente convinto. Attualmente i collaboratori pastorali laici nella mia parrocchia sono un discreto numero, principalmente adulti. La loro preparazione non è uniforme, ma in generale sono impegnati ad acquisire una competenza maggiore nel proprio ambito. La parrocchia fa molto conto su di loro, anche se, numericamente, risultano insufficienti rispetto ai bisogni pastorali. Devo aggiungere che la maggior parte di essi appartiene all’Azione Cattolica e trovano nell’Associazione un ambito di formazione spirituale e pastorale, come anche lo strumento privilegiato di collegamento con la Chiesa diocesana”.
Operatori pastorali e Azione Cattolica rimangono ancora una minoranza rispetto a tutta la popolazione. E gli altri?
“La parrocchia è sempre aperta a tutti e ci si augura che tutti i 4.500 abitanti si sentano prima o poi coinvolti dalla vita comunitaria. Nelle varie iniziative, aggregative e spirituali, rivolte alle famiglie e ai parrocchiani stiamo cercando di sottolineare il come dello stare insieme, dando importanza a valori quali l’accoglienza, la condivisione, la gratuità, la semplicità, la comprensione… elementi basilari, secondo noi, per costruire una comunità cristiana che sia davvero la casa di tutti e per tutti”.
Entriamo nei particolari dell’attività pastorale. Hai accennato ad una evangelizzazione capillare: quali sono i momenti più significativi di questo impegno?
“Il cuore da cui partiamo per un rinnovato annuncio della fede è certamente l’Eucaristia domenicale, preparata in settimana e animata alternativamente dai gruppi di catechismo e dei giovani. Ma ci sono anche occasioni particolari di annuncio, quando si accompagnano le fasi della vita personale e familiare: nascite, battesimi, prima Comunione, Cresima, Matrimonio, Funerale… Occasioni nelle quali si ha l’opportunità di incontrare tante persone, soprattutto genitori. In particolare alcune persone vanno nelle famiglie quando si tratta di preparare i giovani genitori al battesimo dei figli”.
Impegno di evangelizzazione è anche l’itinerario catechistico per i ragazzi.
“Accanto ai due momenti forti, per così dire, del cammino catechistico, cioè la prima Comunione e la Cresima, abbiamo formulato un itinerario completo per seguire i ragazzi dalla seconda elementare fino al termine dell’Iniziazione cristiana. In seconda elementare i bambini vengono introdotti al cammino di catechesi con un incontro quindicinale e per loro c’è la Domenica dell’Accoglienza. La terza elementare ha come obiettivo la prima Confessione, la domenica dopo Pasqua. In quarta, naturalmente, la prima Comunione, la prima domenica di maggio. In quinta elementare la riflessione verte soprattutto sul dono della preghiera con la consegna del Padre nostro, in una domenica di Quaresima; e sempre in Quaresima viene consegnata la Bibbia ai ragazzi di prima media. Il 25 aprile facciamo la Cresima coi ragazzi di seconda media. Da una parte si nota un bell’entusiasmo, soprattutto nel rapporto dei ragazzi con il loro gruppo e con le catechiste. Dall’altra una notevole fatica nel coinvolgere e responsabilizzare le famiglie nell’insegnamento della fede ai propri figli”.
Cammino ancora più irto sarà forse quello coi giovani…
“L’attività con i giovani risente di una certa difficoltà a fare proposte adeguate alla loro condizione, però da molti anni esiste un’attività giovanile parrocchiale, suddivisa in gruppi di età: biennio, triennio e giovani.
Orientativamente vengono utilizzati gli itinerari formativi dell’Azione Cattolica, adattandoli alla nostra realtà e alla situazione dei ragazzi”.
Dopo i bambini e i giovani arriviamo alla famiglia.
“Consapevoli dell’importanza della cura della famiglia come cuore dell’educazione dei figli alla fede, cerchiamo di porvi una particolare attenzione pastorale: dalla festa della famiglia, che vede coinvolti anche tutti i ragazzi del catechismo in un recital preparato per l’occasione, ai corsi in preparazione al matrimonio, alle vacanze estive per famiglie… Purtroppo però, nell’evoluzione cronologica degli avvenimenti, si creano dei vuoti che minano al cuore l’esperienza di fede familiare: il vuoto dal matrimonio al primo battesimo, dal battesimo all’inizio del catechismo… Questo allontanamento per lunghi periodi chiaramente non si verifica nelle coppie che da sempre vivono una fede matura e che sono un dono per la nostra parrocchia”.
Si dice in giro che, presentando le parrocchie per la visita pastorale, raccontiamo solo le cose belle, mentre mettiamo poco in rilievo le difficoltà. A dire il vero, a leggere bene fra le righe, qualche difficoltà c’è sempre, ma per evitare altre critiche, vorresti parlarci anche delle difficoltà che incontri in parrocchia?
“La comunità di Santa Maria Stella Maris è situata nell’estrema zona sud di Riccione ed è stata per tanti anni la zona socialmente più impegnativa della città, sia per una troppo rapida e non sempre oculata urbanizzazione, sia per un concentrarsi di problemi sociali connessi anche all’eterogeneità delle persone che venivano ad abitarvi. Ed è proprio questa eterogeneità, almeno iniziale, che diventa una difficoltà, ma anche una risorsa. Una difficoltà, perché molte famiglie, immigrate da altre regioni d’Italia e alcune dall’estero, o trasferitesi da altre zone della Diocesi o della stessa città di Riccione, hanno trovato qui la difficoltà dell’inserimento e dell’amalgamarsi. È una ricchezza, perché sono persone generose, aperte alla fede, vivaci e fantasiose, desiderose di creare un ambiente sociale sereno e costruttivo. Poi però c’è anche la fatica di coinvolgere i nuovi abitanti nelle attività parrocchiali, in quanto ancora legati alle comunità di provenienza o perché un po’ diffidenti davanti al nuovo, davanti a situazioni e persone non conosciute.
In sintesi, la parrocchia, per le caratteristiche sociali che possiede e per la sua relativamente recente fondazione, presenta alcune difficoltà in ordine all’evangelizzazione: la mancanza di una forte tradizione religiosa comune; l’incidenza, non sempre positiva, dell’attività turistica sulla vita e sulla mentalità della gente; un certo disagio giovanile, comune purtroppo a tante altre realtà; un continuo, nuovo insediarsi di famiglie nel proliferare delle abitazioni”.
Mi pare che in queste difficoltà elencate si possano ritrovare anche tante altre comunità parrocchiali. Ma anche qui non possiamo non rilevare come proprio dalle difficoltà nasca la voglia di guardare avanti, di migliorare la propria condizione di vita e di riscoprire la propria fede come elemento di comunione e fraternità. Buon lavoro!
Egidio Brigliadori