Nuovi stili di vita, una necessità

    Venerdì 19 marzo in Diocesi si è svolta la terza delle quattro serate organizzate dall’Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale in preparazione alle Settimane Sociali di ottobre, ma anche al Campo lavoro di aprile. Tema dell’incontro, condotto da padre Antonio Sella, la realizzazione di nuovi stili di vita.

    Caritas in Veritate e responsabilità dell’uomo
    Ha aperto l’incontro don Antonio Moro richiamando i 4 paragrafi (48-51) dell’Enciclica Sociale di Caritas in Veritate in cui Benedetto XVI parla di responsabilità degli uomini verso l’ambiente e di risorse energetiche, sottolineando l’interesse della Chiesa per questi temi sui quali è necessario iniziare a riflettere.
    Nel 48 si parla del rapporto dell’uomo con la natura: il concetto teologico secondo cui la natura è un dono che Dio ha fatto tutti gli uomini va tradotto sul piano etico nella responsabilità verso la natura, da esercitare tenendo conto, in particolare, dei poveri e delle generazioni future.
    Nel paragrafo 49 si parla di energia e di fonti rinnovabili. Su questo punto è necessario un cambiamento di mentalità, perché non c’è ecologia naturale che prescinda dall’ecologia umana. E la pace è condizione necessaria per un consumo non conflittuale delle energie.
    Il 50 affronta il tema della responsabilità globale per tutto il creato, che va consegnato intatto alle generazioni future. Non bastano le etiche di sviluppo delle “scialuppe di salvataggio”, è nostro dovere consegnare la terra alle generazioni future.
    Infine, il 51 parla proprio della necessità di nuovi stili di vita.

    Il consum che ci consuma
    La parola a padre Adriano Sella responsabile delle Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita e coordinatore della Commissione Nuovi Stili di Vita della Pastorale Sociale del Lavoro della Diocesi di Padova.
    Partiamo dal concetto che la realtà è composta da cose belle e da problemi che ci provocano al cambiamento. Uno di questi è il “consumo che ci consuma”: si stima che ogni persona abbia in casa circa 10.000 oggetti; avete idea di quanto tempo venga assorbito dagli oggetti tra acquisto, pulizia, manutenzione? Finisce che invece di adoperare le cose, siamo noi a metterci al loro servizio.
    Lavoriamo a ritmi sempre più frenetici per riuscire a comprare sempre di più, col risultato che diventiamo ricchi di cose ma vuoti di sapore della vita, e l’alto tenore di vita corrisponde a bassa qualità della vita. Basta pensate che 10 milioni di italiani fanno uso di sonniferi.
    Ci manca sempre il tempo, tanto che ormai la lentezza è diventata un valore da recuperare e ci siamo inventati una Giornata Mondiale della Lentezza (si è celebrata il 15 marzo)!
    Ma la persona non è un aspiratutto, ha esigenze umane, religiose, relazionali.
    Un aspetto della realtà moderna è la povertà relazionale: le persone sono trattate come merci. Ne sono esempio i bambini abbandonati davanti alla tv, il disagio giovanile in aumento, gli adulti nel malessere, gli anziani soli. Non solo: la natura è sempre più inquinata. Pensiamo ai rifiuti: se tutti nel mondo producessero la stessa quantità di rifiuti che produciamo in Occidente servirebbero 5 pianeti e non soltanto uno per smaltirli.

    Cosa possiamo fare noi?
    Continuare su questa strada non è possibile. La fede ci stimola al cambiamento: la conversione stessa è “metànoia” cioè cambiamento di mentalità. Ci chiediamo: cosa possiamo fare di fronte a questi disastri?
    Piccole azioni quotidiane che impostano in modo nuovo la vita di tutti i giorni, cose semplici e possibili a tutti ma che rendono possibile un’altra vita.
    Abbracciare nuovi stili di vita è un movimento di cambiamento che parte dal basso, perché se dall’alto non arrivano cambiamenti allora dobbiamo essere noi nel nostro piccolo a cambiare le cose.
    Un esempio è il commercio equo solidale: l’ispirazione venne a un gruppo di giovani da una campagna Onu che recitava “meno aiuti più commercio vero”.

    Per cambiare vita non servono eroi
    Non occorre diventare eroi o santi, basta essere cittadini solidali e cristiani responsabili. Il cambiamento, ha spiegato Padre Adriano, corre su 3 binari: tempo, spazio e sobrietà.
    Tempo: non abbiamo mai tempo, siamo vittime dell’ora e non protagonisti del tempo. Allora, per prima cosa, dobbiamo imparare a recuperarlo e lo possiamo fare lavorando alla sobrietà.
    Sobrietà: significa riscoprire ciò che è fondamentale e distinguerlo dal superfluo. Non è facile: l’economia ci convince continuamente del contrario bombardandoci di messaggi promozionali che fanno sembrare necessarie anche le cose più superflue. Chi vuole approfondire guardi il documentario La storia delle cose (Luois Fox, 2007).
    In quest’ottica, la sobrietà non è un sacrificio ma la liberazione da ciò che è inutile e ci impedisce una vita di qualità.
    Spazio: un problema da ripensare per impostare spazi commisurati alle esigenze della persona per passare da luoghi di conflitto a dimore di solidarietà: in Italia ci sono 835.000 condomini e oltre 2 milioni di cause tra vicini di casa!

    Nuovi stili di vita?
    I nuovi stili di vita generano quattro nuovi rapporti, che corrispondono ad altrettante dimensioni del creato.

    Nuovo rapporto con le cose
    Occorre passare dal consumismo al consumo critico, dalla dipendenza alla sobrietà. Solo allora si costituisce il “consumo responsabile” che corrisponde all’acquisto per bisogni reali. Per farlo occorre lavorare sulla spesa chiedendoci, ad esempio, cosa c’è dietro un certo prodotto, preferire il commercio equo e solidale, i Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), la Finanza Etica. Tra le iniziative che promuovono consumi intelligenti, ricordiamo: Bilanci di Giustizia (www.bilancidigiustizia.it), il Bilancio Sociale (www.bilanciosociale.it), Cambieresti? (www.cambieresti.net).

    Nuovo rapporto con le persone
    È questo il piano su cui si gioca la felicità umana. L’economia della felicità è una teoria avanzata da alcuni economisti per cui ricchezza e felicità vanno di pari passo fino alla soglia di $ 20.000 dopodiché la felicità cade a picco. Non è il denaro a dare la felicità, ma le relazioni umane. Occorre puntare su percorsi di recupero delle relazioni, come la campagna “Salva il saluto” promossa nel comune di Montegaldella (Vi). Quello che dovremmo fare tutti è spegnere la tv durante i pasti per conversare.

    Nuovo rapporto con la natura
    Bisogna passare dall’uso indiscriminato della natura alla responsabilità ambientale. La natura non è una merce ma un dono del creato, che San Francesco chiamava “sora nostra madre terra”. Come cambiare il nostro rapporto con l’ambiente nella vita quotidiana? Diminuendo i rifiuti, ad esempio, acquistando prodotti sfusi o poco imballati, incentivando la raccolta differenziata e perseguendo il risparmio energetico (spegnere semplicemente il led di standby degli elettrodomestici fa risparmiare 40 euro all’anno!), prediligendo la mobilità sostenibile tramite mezzi pubblici ed ecologici, andando a piedi o in bici o praticando car sharing o car pooling (auto di gruppo). In generale, eliminiamo gli sprechi: una famiglia di 4 persone spende 400 euro all’anno per l’acqua in bottiglia, se usasse quella del rubinetto ne spenderebbe 1 con un risparmio di 399 euro l’anno!

    Nuovo rapporto con la mondialità
    Puntiamo sulla solidarietà intelligente, che non sia solo assistenzialismo, ma giustizia. Promuoviamo la convivialità delle differenze, la condivisione e la convivenza con il diverso adottando uno stile di vita trinitaria e costruendo davvero un mondo colori.

    Dalla persona alla comunità alle istituzioni
    Prima di tutto dobbiamo agire a livello personale, poi condividere il cambiamento a livello comunitario, fino ad arrivare a livello istituzionale. Questo perché il movimento parte dal basso, solo così il cambiamento è profondo.
    Oggi che anche alcuni comuni e regioni italiane hanno dotato nuovi stili di vita (consultate il sito www.comunivirtuosi.org per saperne di più), la speranza resta quella di coinvolgere anche i Governi.

    Romina Balducci