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Scuola a rischio accorpamento

Scuole in subbuglio in Valconca. La riforma Gelmini sta mettendo in allarme i piccoli centri, seriamente preoccupati per la sopravvivenza delle scuole elementari in base alle direttive per la razionalizzazione del servizio scolastico sul territorio nazionale. In prima linea Montegridolfo e Gemmano, i due paesi con il minor numero di abitanti della vallata, entrambi con meno di cinquanta bambini che frequentano quotidianamente le lezioni nelle rispettive sedi e, secondo la interpretazione della normativa nazionale data dalle due amministrazioni comunali, entrambi a rischio chiusura.
A Montegridolfo l’avveniristica scuola ecologica aperta a Trebbio con il nuovo anno scolastico, e inaugurata ufficialmente nel novembre scorso, accoglie ogni giorno una cinquantina di alunni. Mentre la scuola elementare di Gemmano ha per quest’anno 49 iscritti. Entrambi i Comuni sono angustiati dall’ipotesi che il servizio venga accorpato a quello di realtà vicine a causa del ridotto numero di frequentanti. Una empasse nel numero degli iscritti solo temporanea, tenuto conto che le prospettive della popolazione scolastica dei due centri indicano una forte crescita.

In attesa di crescere…
Infatti da qualche anno a questa parte l’entroterra della Valconca è diventato terreno di conquista da parte delle giovani coppie che cercano una casa, in proprietà o in affitto, e non possono permettersi i prezzi della costa o dei centri più grandi. Una dinamica che sta portando a un consistente aumento delle domande per accedere alle scuole materne dei piccoli comuni. I dati lo confermano. A Montegridolfo la scuola materna già oggi non riesce a farsi carico di tutte le richieste perché i bambini residenti in età per poter accedere al servizio sono attualmente 36 mentre la scuola dispone solamente di 28 posti. Discorso analogo per Gemmano dove attualmente la scuola materna ospita più di 33 bambini che dunque garantiscono per il futuro un costante superamento della fatidica soglia dei 50 alunni.
La nefasta ipotesi di una chiusura delle due scuole getterebbe lunghe ombre anche sulla sopravvivenza nel lungo periodo dei piccoli centri. Per prima cosa perché i Comuni dovrebbero organizzarsi per garantire il servizio di trasporto scolastico presso i centri vicini gravando ulteriormente sulle casse comunali e sulle tasche dei cittadini. E, guardando ancora più avanti, difficilmente le giovani coppie sceglierebbero di vivere in realtà in cui non è disponibile un servizio così importante come l’istruzione.

In campagna elettorale
Tenuto conto che la riorganizzazione dei plessi viene demandata alle Regioni la materia è diventata oggetto di campagna elettorale. I due primi cittadini hanno fatto presente la problematica al Governatore in carica, candidato al terzo mandato, per ottenere rassicurazioni. A gettare acqua sul fuoco sono invece scesi i parlamentari riminesi del centro destra precisando che, pur rimanendo l’attuazione della Riforma materia regionale, le indicazioni del Ministero non riguardano la chiusura degli istituti ma solo l’accorpamento delle dirigenze e degli apparati amministrativi (presidi e segreterie) delle scuole con meno di 50 alunni.

Gabriele Pizzi