Continua il cammino in preparazione delle Settimane Sociali con gli incontri organizzati dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale. Venerdì 19 marzo sarà presente in mezzo a noi Adriano Sella, comboniano, responsabile delle Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita.
Il tema della salvaguardia del creato e la sensibilità nelle comunità ecclesiali è, in questi anni notevolmente cresciuta.
Tre punti di riferimento
Al riguardo possiamo pensare a tre punti di riferimento.
– Il cammino del dialogo ecumenico all’interno delle chiese cristiane da cui è nata nella Chiesa italiana la Giornata della Salvaguardia del Creato che si celebra ogni anno il 1 settembre.
– L’enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, che dedica a questo tema 4 paragrafi:
48. Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale.
49. Le questioni legate alla cura e alla salvaguardia dell’ambiente devono oggi tenere in debita considerazione le problematiche energetiche.
50. Questa responsabilità è globale, perché non concerne solo l’energia, ma tutto il creato, che non dobbiamo lasciare alle nuove generazioni depauperato delle sue risorse.
51. Le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Necessità di nuovi stili di vita.
– Il messaggio di Benedetto XVI in occasione della 42 Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2010 dal titolo: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”in cui si sottolinea che: “Il rispetto del creato riveste grande rilevanza, anche perché «la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio» e la sua salvaguardia diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità”.
L’urgenza di un impegno educativo
Dai vari interventi emerge l’urgenza d’impegno educativo in questo ambito che coinvolga ogni cristiano ed ogni parrocchia.
Occorre iniziare a far entrare nei percorsi della catechesi dei bambini e dei ragazzi, come nella formazione degli adulti, le varie tematiche che ci parlano, da una parte, della bellezza del creato come dono di Dio e affidato all’uomo perché lo custodisse e, dall’altra, anche delle problematiche oggi presenti nel nostro pianeta, che sono frutto di un uso indiscriminato della natura e delle sue risorse che hanno come causa principale una rottura, frutto del peccato, nella relazione fondamentale tra Dio creatore, l’uomo e il creato.
Tutta la Chiesa ha una responsabilità verso il creato ed è importante che la eserciti per difendere i beni della natura che Dio ha creato, ma soprattutto per proteggere l’uomo dal pericolo della distruzione di se stesso. È necessario allora incoraggiare l’educazione ad una responsabilità ecologica, che, salvaguardi un’autentica «ecologia umana» perché: “quando l’«ecologia umana » è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio” (Caritas in veritate,51).
Nuovi Stili di Vita
Legato al tema della salvaguardia del creato ci sembra importante tenere unito il tema dei nuovi stili di vita che possono essere una via concreta per vivere quella rinnovata alleanza tra Dio, l’uomo e il creato.
“Le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e viceversa. Ciò richiama la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all’edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano. È necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti” (Caritas in veritate, 51)
Ripensare il modello di vita
Nella citazione sopra riportata viene sottolineata dal Papa Benedetto XVI la necessità di un cambiamento di mentalità e di conseguenza ripensare il nostro modello di vita che metta al centro il bene di tutte le persone.
I nuovi stili di vita sono azioni quotidiane, che tutti possiamo compiere, che cercano di cambiare la realtà attorno a noi emdanno alla vita un nuovo sapore, una nuova impostazione e un nuovo significato. Questi piccoli gesti feriali ci aiutano a cambiare dal di dentro la realtà a livello personale, locale, nazionale e mondiale.
I nuovi stili di vita sono azioni liberamente scelte dalle persone e dalle famiglie secondo quegli orientamenti religiosi o sociali che desiderano vedere realmente concretizzati nelle vicende quotidiane, per cui esse non rendono le persone schiave, ma riescono a liberare quelle potenzialità umane e spirituali di cui ciascuna persona o famiglia è portatrice.
È importante iniziare a gettare le fondamenta di un nuovo modello di sviluppo che metta al centro il bene della persona nella ricerca di una sobrietà felice, di un tempo vissuto da protagonisti e uno spazio per relazioni fondate sulla solidarietà.
Le prime esperienze già in atto
Alcune esperienze già in atto ci testimoniano quei piccoli cambiamenti quotidiani che recuperano la dimensione relazionale. Al dispendioso e snervante individualismo a cui siamo abituati, subentra una capacità di relazione che è ricchezza, mutuo aiuto, condivisione delle risorse e delle fatiche: modelli oggi in nuce come i Gruppi di acquisto solidale, le banche del tempo che sono gruppi di persone che si organizzano per scambiarsi il tempo disponibile con l’obiettivo di aiutarsi soprattutto nelle piccole necessità quotidiane.
Tante sono anche le proposte per un nuovo rapporto con le cose, riciclaggio ed utilizzo delle cose, l’auto produzione di alimenti, i bilanci di giustizia e i bilanci sociali, ed una nuovo rapporto con le tematiche e problematiche mondiali attraverso l’educazione alla mondialità, la conoscenza delle culture delle persone immigrate….
Tante sono le opportunità per creare quella che mons. Tonino Bello chiamava la convivialità delle differenze.
don Antonio Moro