Le Pie Discepole nascono nel 1924 da un’intuizione di don Giacomo Alberione.
A quale periodo risale la vostra presenza in terra romagnola e quale volto ha assunto la comunità nel corso degli anni?
“Siamo presenti a Rimini dal 1965. La Romagna è una terra a noi cara perché ci ha dato vocazioni significative. – risponde suor M. Paola Gasperini, attualmente consigliera provinciale per la formazione – Ricordiamo Madre M. Lucia Ricci, superiora generale nel tempo dello sviluppo (1948-1981) della congregazione, donna “lungimirante”, che ha collaborato per tanti anni col Fondatore.
Le trasformazioni che ha conosciuto la comunità riminese, sono legate al cammino di rinnovamento di tutta la congregazione, attenta ai bisogni della Chiesa e della società. Attualmente è formata da 7 sorelle che si impegnano nel centro di apostolato liturgico e nel laboratorio di confezione. Prezioso è il loro contributo nella preparazione degli abitini per la prima comunione. Per la pastorale degli ammalati, suor Panaghia, la veterana della comunità, si reca periodicamente a Villa Maria per riordinare la cappella, preparare per la messa, aiutare gli ammalati a pregare, portare il conforto e la tenerezza del Signore.
Inoltre, la dimensione liturgica del nostro apostolato oggi trova una nuova via di evangelizzazione nella pastorale: animazione dell’Eucaristia soprattutto domenicale, cura del canto, gruppi di condivisione della Parola. La comunità è aperta alle persone che vogliono fare una sosta con il Signore.
Alla nostra presenza in Romagna ultimamente si unisce la nuova comunità di Bologna, aperta il 26 novembre 2009”.
Qual è il vostro carisma?
“Esso è caratterizzato dall’adorazione eucaristica, estesa il più possibile lungo il giorno e spesso anche la notte. Alla presenza di Gesù Eucaristico le Pie Discepole intercedono per gli operatori e i recettori dei mass media affinché l’umanità accolga e ami Gesù Maestro e il suo Vangelo. Attraverso l’Apostolato Liturgico cerchiamo di promuovere il decoro e la bellezza nella casa di Dio come pure cerchiamo di entrare nel mondo della comunicazione con il linguaggio dell’arte a servizio della liturgia. Siamo vicine ai ministri ordinati. Con le nostre opere siamo presenti in 30 paesi nei 5 continenti”.
Oggi cosa significa essere Pie Discepole?
“È vivere la bellezza di essere discepole di Gesù, Maestro e Signore. Di calcare le Sue orme fino a giungere alla piena identificazione con Lui nella capacità di vivere il comandamento dell’amore, fidandosi non delle proprie forze, ma della vita di Gesù in noi, comunicata nella Chiesa dalla partecipazione ai Sacramenti. Ciò che caratterizza la nostra vita di donne consacrate è l’avere conosciuto Lui, la potenza del Vangelo, il desiderio di annunciarlo agli altri. Una comunicazione che prima di essere un insieme di azioni che si compiono, riguarda la vita, il mettersi continuamente alla scuola della Parola, nutrirsi dell’Eucaristia, lasciarsi plasmare fino ad essere come S. Paolo, tanto ricolmi di Cristo da poter dire: non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me.
La missione nasce da tutto ciò”.
Come si realizza la vostra missione?
“Si concretizza in un’attenzione particolare alla LITURGIA, luogo vitale del divenire cristiano e nello stesso tempo partecipazione all’offerta di Cristo per la salvezza tutti gli uomini. Da una liturgia ben celebrata, perché sempre più vissuta e compresa, nascono tutte le iniziative volte al coinvolgimento per una più intensa partecipazione delle comunità ecclesiali, nella ricchezza della loro ministerialità. L’EUCARESTIA ha un posto centrale nella Chiesa; ad essa conducono e da essa partono tutte le iniziative per un cammino di formazione alla vita di preghiera. La quotidiana ADORAZIONE, prolungamento della celebrazione eucaristica, è per noi sorgente di vita spirituale, dimensione apostolica in unione alla preghiera di Cristo, unico ed eterno sacerdote. L’adorazione, insieme ad altre attività finalizzate a farne scoprire il valore, occupa un posto fondamentale nella nostra missione. È a partire da ciò che siamo state invitate ad aprire una nuova comunità a Gerusalemme: una presenza che attraverso l’animazione eucaristico-liturgica, possa aiutare la Chiesa che vive nella terra di Gesù. Un’attenzione particolare è volta alla persona del MINISTRO ORDINATO, a seconda delle varie necessità che in tempi e luoghi diversi si presentano. Il nostro carisma ci richiama ad una modalità specifica di vivere il discepolato: nello spirito di Maria, prima e perfetta discepola di Gesù, chiamata a partecipare in modo intimo e totale al Mistero della Redenzione. Come Maria la Pia Discepola è vicina al sacerdote, affinché la mediazione sacramentale del ministero ordinato possa pienamente realizzarsi, a favore di tutta la Chiesa”.
Il centro di Apostolato liturgico in quali modalità e forme vi permette di inserirvi nell’ambito diocesano, ecclesiale e mondiale?
I centri di apostolato liturgico non sono negozi, ma luoghi di formazione, di pastorale, di cura, per tutto ciò che concerne la vita liturgica, gli spazi celebrativi, gli oggetti inerenti alla celebrazione. Sono luoghi in cui viene svolta un’azione di evangelizzazione, di catechesi per le comunità ecclesiali. La liturgia ha un suo codice comunicativo, richiede conoscenza, esperienza, rispetto delle norme, creatività. La maggior parte degli articoli che si trovano nei centri sono di progettazione e di produzione delle sorelle, questo porta un valore aggiunto all’oggetto in sé che è quello della preghiera, di una vita donata. Anche il centro riminese cerca di offrire questo servizio.
I centri sono diffusi nel mondo dove sono presenti le PDDM, con attenzione alla cultura di ogni paese e alle forme artistiche proprie. Ultimamente il centro di apostolato liturgico ha fatto il suo ingresso nella rete (www.apostolatoliturgico.it), questo permette a noi di non essere vincolate solo ai luoghi concreti in cui siamo presenti e ci auguriamo che faciliti coloro che vogliono usufruire di questo servizio. Inoltre per favorire la formazione liturgica dal 1951 curiamo un mensile: La Vita in Cristo e nella Chiesa, utile a coloro che desiderano svolgere un servizio qualificato o approfondire il proprio vissuto cristiano”.
Cosa sentirebbe di dire ai giovani che si interrogano sul senso da dare alla vita?
“Carissimi giovani, sono cosciente che la società, la famiglia, la scuola, l’amicizia, la Chiesa stessa possono essere stati motivi di delusione, ma sono convinta che possiamo trovare un senso più in là, dove si trova chi non delude mai: Gesù che si è fatto uomo per essere vicino a tutti noi.
Il senso lo troviamo ogni qualvolta siamo coerenti con noi stessi, con i valori in cui crediamo e non facciamo del male agli altri e a noi stessi.
A volte la società ci fa fare delle scelte che privano della libertà e della felicità, penso a tutto il mondo della moda, dello sballo, dello spreco, del consumo, dell’usa e getta, non solo delle cose, ma anche degli amori più cari, illudendoci che siamo onnipotenti. Mentre tutto ciò ci rende delle persone ferite dentro, deluse e senza senso.
Il senso della vita lo troviamo quando amiamo la nostra umanità e come tale la viviamo. Allora troveremo l’uomo, la donna, il Cristo che chiede a noi di amare come Lui”.
Pagine a cura di Francesco Perez