Tutti a tavola senza distinzioni, almeno per un giorno. Perché sia Natale per ciascuno. Ma – udite udite – l’iniziativa non è (questa volta) opera della Caritas o della mensa di Santo Spirito, no: a preparare tovaglie, posate e – soprattutto – cibo, questa volta ci pensa un privato, per la precisione un ristoratore. Michele Calafiore si prepara con tranquillità al conto alla rovescia: alla vigilia di Natale, il 24 dicembre, dalle ore 19 è pronto ad accogliere nel suo locale, il ristorante pizzeria “Da Piccinelli”, a due passi da Porta Montanara, cento persone in condizioni di disagio. Cento poveri, insomma, da trattare con riguardo in questa prima “Cena natalizia della fraternità”. “Sento che faccio qualcosa di buono, – fa il modesto Calafiore – e sono contento nel vedere nascere il sorriso sul volto di chi mangia in amicizia”. 60 anni, originario di Palermo, Calafiore ha la cucina e la ristorazione nel sangue: si considera un uomo di mondo, nel senso che ha preparato piatti e servito portate davvero in mezzo mondo, dal Belgio agli Stati Uniti, dall’Egitto e Somalia alla Germania. Proprio in terra teutonica ha conosciuto Monika, la donna che sarebbe diventata sua moglie, con la quale è ritornato a Rimini. Sì, perché in riviera Calafiore aveva già percorso un pezzo di strada, dal 1968 al 1972. Ora ci riprova: tre mesi fa ha rilevato “Da Piccinelli”, il noto locale di via Saffi. Per Natale, però, è disposto a chiudere un occhio, anzi tutti e due, sul bilancio. “Anche questo è un bilancio – puntualizza il ristoratore – è un gesto del cuore, magari saremo ringraziati in altro modo”.
La “Cena natalizia” per le persone in difficoltà non è un’azione nuova per Calafiore: già a Palermo, nel suo locale (da 60 coperti), il ristorante aveva approntato ogni giorno “il tavolo del povero”. “Chi passava davanti al locale, aveva fame ma non sapeva come sfamarsi, poteva entrare e prendere pranzo o cena”.
Per organizzare la vigilia di Natale, Calafiore ha fatto le cose per bene. Si è presentato al parroco di San Gaudenzo, don Aldo Amati, e gli ha esposto l’idea. “Ci è sembrata subito una bella e buona idea – confessa don Amati – e così la parrocchia si è attivata per organizzare la serata”. San Gaudenzo – insieme alle altre parrocchie della Zona pastorale: Crocifisso e San Raffaele – si è messa all’opera, specie con il coordinamento della Caritas parrocchiale, per rintracciare le persone in condizioni di disagio da invitare alla cena natalizia. Alla Pizzeria Piccinelli, la sera della vigilia di Natale, saranno un centinaio. I volontari della parrocchia daranno una mano nel servizio e nell’animazione della serata. Al resto ci pensa Michele Calafiore, la moglie Monika, il pizzaiolo Paolo e la cameriera Illem. Il menù è di quelli importanti: all’antipasto misto, seguiranno i tortellini in brodo di cappone, l’arista di maiale al forno con salsa alla bavarese e patate arrosto. Chiuderà la cena il tradizionale panettone, accompagnato da acqua, vino, e spumante. “Un pranzetto” si schernisce Calafiore.
Non è la prima volta che in provincia vengono allestiti pranzi e (cene) natalizie per i meno fortunati. Due anni fa l’allora sindaco Pietro Pazzaglini e l’intera Giunta ,fecero i camerieri mettendo a tavola oltre centocinquanta poveri, su iniziativa delle parrocchie di Cattolica, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Gemos, ditta specializzata nella diffusione dei pasti. L’appuntamento (il 28 dicembre) all’ora di pranzo nei locali della parrocchia dei Frati di Sant’Antonio si rivelò “Una bella giornata – commentò il primo cittadino – che ha dimostrato una volta di più che la città può fare molto quando collabora insieme con fiducia”. L’iniziativa non si limitò solo al pranzo: allestiti giochi e tombole per famiglie e gli anziani che presero parte alla giornata.
A Santarcangelo fu un ristoratore ad aprire le porte del suo locale per accogliere quanti erano impossibilitati a far festa, mettendo in tavola cibo, amicizia e fraternità. Adesso è la volta di Michele Calafiore: a Natale è pronto ad offrire un piatto e per una sera anche una famiglia a chi non ce l’ha. “I miei ospiti saranno la mia famiglia”.
Paolo Guiducci