Mai fidarsi delle apparenze. Dici Riccione e ti viene subito in mente la capitale del divertimento facile e spensierato: spiaggia, discoteche, parchi acquatici. Poi scopri che, quando l’estate chiude, c’è un’altra Riccione che resta aperta: tutti i giorni dalle 9 alle 12, più un paio di pomeriggi alla settimana. Siamo in Via Berlinguer, proprio vicino al casello dell’autostrada, nella sede del Centro missionario Daniele Comboni: quasi un’istituzione visto che da trent’anni contribuisce alla realizzazione di progetti umanitari in Italia e all’estero. Lo fa rivendendo materiali di recupero e oggetti usati ma anche attraverso un programma di adozioni a distanza che, nel corso del tempo, ha coinvolto migliaia di famiglie riccionesi e non solo.
Tutto cominciò con un trattore
Correva l’anno 1981 quando a Riccione si decise di organizzare la prima raccolta in aiuto dell’amato don Marzio Carlini, ex cappellano di San Martino, partito missionario per l’Africa tra l’apprensione della sua gente. A don Marzio serviva un trattore: costo 9 milioni di lire. La raccolta andò benissimo: non solo si riuscì a comprare il trattore per don Marzio ma si cominciò anche a comprendere che un diverso stile di vita era possibile e che da tutto quel ben di Dio che si getta nei rifiuti si potevano ricavare tanti soldini da destinare alle persone meno fortunate di noi. Quella prima esperienza segnò l’avvio del Campo Lavoro ma anche la nascita del Centro Missionario: il primo pensato come grande evento annuale, il secondo come punto stabile di raccolta funzionante tutto l’anno. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti. Il Campo Lavoro, poco alla volta, è cresciuto enormemente, assumendo proporzioni tali da renderne la gestione sempre più autonoma rispetto alla casa madre riccionese. Stessa sorte per il Centro Comboni, diventato una onlus e trasferitosi dal piccolo scantinato delle Maestre Pie in Via Lazio, nella nuova sede che si estende su un terreno di 2 mila metri quadrati messo a disposizione dalla Parrocchia di San Martino. Solo il capannone del mercato dell’usato ha una dimensione di 700 metri quadrati che pure sono ormai diventati insufficienti per contenere tutta la merce in arrivo (provare a parcheggiare nei pressi per credere…).
Il mercato dell’usato
Dell’attività del Comboni ci parla, con malcelato orgoglio, Antonio Corona, volontario della prima ora e oggi presidente del Centro. “Dal mercato dell’usato ricaviamo circa 120 mila euro all’anno. Tolte le spese di funzionamento (utenze, trasporti, assicurazioni, stipendi, ecc.) resta un utile di circa la metà che in parte viene distribuito per scopi umanitari e in parte accantonato, in previsione di un nostro possibile trasferimento di cui si parla da anni”. Una entrata extra di 7 mila euro è arrivata quest’anno, per la prima volta, grazie alle destinazioni del 5 per mille sulla dichiarazione dei redditi mentre dal Comune di Riccione giunge un piccolo contributo di 516 euro come Consulta della solidarietà. E gli albergatori? Pare che non si distinguano per particolare generosità. “Hanno il braccino corto” ci dice sorridendo Luigi, un altro volontario del Centro.
Le adozioni a distanza
Alle cifre del mercato dell’usato occorre poi aggiungere l’iniziativa delle adozioni a distanza. Ce le fornisce Alessandra, una delle segretarie del Centro. Attualmente i bambini adottati attraverso il Comboni sono 4.500: in gran parte in Etiopia (segnalati dal Centro Romagna: la missione di Padre Bernardo Coccia ad Adis Abeba) ma anche in Messico, Zimbabwe, India. Per ogni adozione il Comboni chiede 15 euro al mese che servono per le spese scolastiche e l’assistenza sanitaria. I soldi così raccolti sono interamente devoluti alle famiglie dei bambini in quanto le spese di funzionamento del Centro adozioni sono coperte dal Comboni con il mercato dell’usato. L’iniziativa va avanti da una ventina d’anni e coinvolge famiglie, scuole, asili di Riccione, del circondario di Rimini ma anche di molte altre città (Roma, Napoli, Torino, Palermo, Venezia, Pescara).
I volontari
A parte due segretarie a part time, tutta l’attività del Centro Comboni va avanti coi volontari. Sono loro che guidano i camion, svuotano i cassonetti (una trentina installati a Riccione e dintorni), ritirano il materiale porta a porta, gestiscono il magazzino, si improvvisano venditori trattando sui prezzi per ricavarne il massimo utile. Volontario è il presidente Corona e i componenti del consiglio direttivo (sette persone in tutto) Anche se non mancano i giovani, forte è la presenza dei pensionati, in particolare – dettaglio curioso – provenienti dall’aereonautica. Sarà anche per questo che a quelli del Comboni piace volare alto e, accanto alle cifre, insistono molto sulla necessità di “cambiare i nostri stili di vita”. E’ l’augurio natalizio che rivolge Mariannina, altra volontaria storica: “Sarebbe bello che dal prossimo anno ci fossero più persone disposte a ’sporcarsi le mani’. Pensando a coloro che le mani se le sporcano davvero, e tutti giorni, graffiando la terra o rovistando nella spazzatura. Perché è l’unico modo che hanno per vivere…”
Pagina a cura di Alberto Coloccioni