In questo anno sacerdotale, indetto da papa Benedetto nel giugno scorso, vivere la giornata per il seminario assume una connotazione del tutto particolare. Come chiesa siamo chiamati a ricuperare e sottolineare l’importanza del ministero del presbitero nelle nostre comunità e, di conseguenza, ad intensificare la preghiera per le vocazioni sacerdotali che il Signore ci ha invitato ad elevare al cielo: “Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”.
Guardando al presente e – con speranza – anche al futuro, occorre considerare che, in questa fase storica che la Chiesa occidentale sta vivendo, una delle questioni che più importanti riguarda il ruolo del prete nella comunità ecclesiale chiamata alla nuova evangelizzazione e alla missione.
La tradizione che ci precede, più nell’immaginario collettivo che nella realtà dei fatti e delle testimonianze, ci ha consegnato un’immagine del prete legata soprattutto alla conservazione e alla difesa dell’ortodossia e della morale. I documenti più recenti della Chiesa riguardanti la formazione dei presbiteri, ci presentano piuttosto un’immagine del prete più impegnata nell’evangelizzazione e nell’annuncio del vangelo, pronta all’incontro con chi non crede o chi ha smesso di credere.
Certamente le dimensioni fondamentali della vita del presbitero non cambiano: egli continuerà ad essere un uomo chiamato a donare tutta la sua vita per il servizio di Dio e dei fratelli, in risposta ad una particolare chiamata ricevuta dal Signore; continuerà ad essere l’uomo che richiama con tutta la sua vita il primato di Dio sulle cose, che invoca la misericordia di Dio sulla comunità e sul mondo intero, che si fa strumento concreto dell’amore di Dio soprattutto verso i più piccoli e più poveri, che si impegna notte e giorno per il servizio educativo della comunità affinché ognuno possa mettersi in attento ascolto di quella parola d’amore che Dio vuole sussurrare all’orecchio di ogni suo discepolo, per aiutarlo a scoprire la strada su cui è chiamato a seguire il Maestro.
In questa prospettiva il seminario educa gli aspiranti e i candidati al ministero ordinato attraverso la vita comunitaria, lo studio, la vita intensa di preghiera e le esperienze di impegno nella pastorale parrocchiale ed educativa. Un cammino che a molti può sembrare lungo, ma che richiede grande pazienza, perché l’obiettivo non è tanto quello di acquisire delle competenze professionali, quanto quello di conformare la propria vita a quella del Buon Pastore, colui che dà la vita per le pecore.
Chiediamo tutta la comunità diocesana di sostenere questo impegno formativo con la preghiera, con l’affetto e con ogni altro mezzo che l’amore possa ispirare al cuore di ognuno.
A cura dell’equipe dei preti del seminario