Alberto Marvelli? In politica si è adoperato per merito di Benigno Zaccagnini. Fu l’inizio di una operosa collaborazione, calata dai principi ideali alla concreta, drammatica realtà dell’immediato dopoguerra. Purtroppo l’esemplare e feconda testimonianza del beato riminese nel sociale e in politicao, venne interrotta traumaticamente il 5 ottobre 1946, quando Alberto cadde da “valoroso soldato” sul campo dell’intenso impegno per la promozione umana e cristiana della società.
L’improvvisa morte di Marvelli addolorò profondamente Zaccagnini per la perdita di un caro amico, assieme al quale ipotizzata ampi traguardi di operosa presenza nell’ambito politico e Istituzionale.
Il ruolo di Zaccagnini nella “scelta” di campo di Marvelli va ribadito oggi, a venti anni dalla morte dello stesso Zaccagnini, nitida figura che rifulge con freschezza nella memoria di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerne la statura morale, umana e politica. Ne sono testimonianza le numerose celebrazioni commemorative di queste settimane che annoverano consensi pressoché unanimi del mondo politico ed ecclesiale.
È significativo che nel grigiore della politica attuale si senta – quantomeno da alcune parti – l’esigenza di richiamarsi ai valori che non tramontano. È di questi giorni che il segretario del PD nella commemorazione di Zac abbia testualmente affermato con determinazione di “voler mettere il suo spirito nelle radici del nuovo Partito.” Questo proposito non può che essere accolto con evidente favore, a condizione che alla solenne proclamazione faccia poi seguito una concreta attuazione nelle scelte politiche a tutto campo.
Non v’è dubbio che l’affermazione è alquanto coraggiosa, poiché rifarsi allo spirito di Zaccagnini, significa incarnare i suoi ideali, la sua onestà, le sue battaglie politiche per la difesa della vita e per la legalità democratica; la sua capacità di ascolto delle ragioni altrui. Zaccagnini con la sua alta testimonianza cristiana non aveva nemici, ma avversari politici coi quali confrontarsi sempre civilmente… Albergava nel suo cuore non l’odio, ma l’amore. Anche nei momenti più aspri della lotta partigiana, i suoi amici cattolici si definivano “ribelli per amore”!
Da parte sua, il cardinal Ersilio Tonini, che conosceva in profondità Benigno, ha ribadito nei giorni scorsi “di proporre l’uomo politico per la beatificazione”, soggiungendo: “…avevamo in mezzo a noi una creatura santa dalla coscienza nitida, in ascolto della Parola di Dio”.
Zaccagnini impegnato nell’Azione Cattolica e nella FUCI incontrò nella stessa militanza, divenendone fraterno amico, il giovane Alberto Marvelli, ammirando in lui la statura morale e religiosa, intrisa di generosità e di doti non comuni da dispiegarsi nel servizio per il bene della Comunità.
Fu così che all’inizio del 1945, convinto assertore dell’esigenza per i cattolici democratici di assumere responsabilità pubbliche, Zaccagnini esortò Alberto Marvelli ad impegnarsi nell’ambito politico, all’interno della Democrazia Cristiana. Alberto si riservò di riflettere alcuni giorni, per poi accogliere l’invito del fedele amico ravennate, dispiegando energie e passione.
Anche alla morte di Marvelli, Zaccagnini proseguì coerentemente la sua chiara vocazione protesa al servizio della Comunità nazionale, mai disgiunto dall’appassionato amore per la sua terra, rendendosi sempre disponibile al coinvolgimento nei tanti problemi della gente semplice e delle loro istituzioni pubbliche e associative locali.
La sua popolarità gli ha consentito – suo malgrado – di assumere responsabilità ai massimi livelli di Partito, in un periodo difficile per il Paese e drammatico per la D.C. per il rapimento e l’uccisione del suo fedele amico Aldo Moro. Questo atroce assassinio, che lo segnò profondamente per tutta la vita, non fiaccò in alcun modo la sua forza interiore nel proseguire l’alta testimonianza cristiana al servizio dei fratelli. In fondo, Zaccagnini traeva grande forza dalla Fede intensamente vissuta nella quotidianità, da cui emergeva in lui un ragionato ottimismo sull’uomo e sul suo divenire. Provverbiale il suo motto, basato sulla speranza: “slè not us farà dè!”
Nel fare memoria di Benigno Zaccagnini nel ventesimo anniversario della morte, risuona ancor’oggi l’esortazione che rivolse ad Alberto Marvelli nel 1945 di impegnarsi in politica. “L’eccomi” di Alberto conseguì grandi frutti; queste testimonianze di cristianesimo vissuto siano un esempio vivo nella realtà attuale.
Armando Foschi