Cinquant’anni nella storia della città. Se qualcuno domanda indicazioni per orientarsi in città, non è raro che si senta rispondere: “Ha presente il Centro Zavatta? Bene da lì prenda la destra o la sinistra…”. Il Centro Zavatta è conosciuto da tutti, d’altra parte mezzo secolo di attività ininterrotta per la città e la Provincia di Rimini non sono uno scherzo, specie in un settore, la formazione dei ragazzi e il loro inserimento nella società a più livelli, nel quale c’è ben poco da scherzare.
“Difficile tentare un bilancio di cinquant’anni di attività del Centro Zavatta. – dice il presidente della Fondazione En.A.i.P S. Zavatta Rimini e dell’Associazione S. Zavatta Onlus, Sabrina Zanetti – Sicuramente siamo stati un punto di riferimento storico e fondamentale per moltissimi ragazzi e ragazze arrivati sulla soglia d’ingresso del mondo del lavoro”. Una soglia stretta e irta di ostacoli.
Un po’ di storia
Era il 1946 quando i primi dirigenti delle Acli di Rimini raccolsero i giovani smobilitati dall’esercito per iniziare la prima attività formativa nei locali seminterrati di Via Dante 18. Nacquero i primi corsi di elettrauto, aggiustatori meccanici, solo successivamente iniziarono i corsi di telegrafisti e di lingue estere. Da questa esperienza, e con le risorse economiche faticosamente messe da parte dalle Acli in quegli anni, nel 1959 si poté iniziare la vita del centro En.A.I.P. Sergio Zavatta. “Oggi, vengono, decisamente, confermate quelle intenzioni, sintonizzandosi con i bisogni formativi emergenti in una società post industriale sempre più impegnata a sottolineare la portata strategica di ogni attività immateriale, a cominciare dalla formazione”, continua la Zanetti.
La storia del centro
Forse non tutti conoscono la storia del Centro Zavatta, non tutti sanno che l’immobile in cui ancora oggi opera la Fondazione fu donato dalla Famiglia Zavatta, dopo la tragica scomparsa del loro figlio Sergio. Fu a causa di quel fatto doloroso che i due genitori decisero di ricordarlo tramite un segno tangibile da lasciare alla sua città. Da questa tragedia è nata, come alcune volte accade, un’esperienza straordinaria che ha cambiato la vita a migliaia e migliaia di giovani. Il Centro Zavatta, fin dalle origini ha sempre sostenuto il bisogno e il desiderio del lavoro, il suo profondo significato così carico di valori che affrancano l’uomo dall’indigenza, che lo rendono partecipe della costruzione del mondo.
Giovani, immigrati, tossicodipendenti, emarginati, diplomati, laureati e disabili vivono la quotidianità del Centro e il senso autentico del lavoro che in questo luogo si esprime e si dispiega. I corsi e i progetti, negli anni, sono aumentati in numero e in qualità, gli interventi si sono diversificati ed il Centro è diventato la misura, lo spessore, il segnale più evidente del cambiamento, ma anche della continuità e della fedeltà ai valori a cui ha fatto sempre costante riferimento.
Non solo formazione
Dall’altro lato l’Associazione S. Zavatta Onlus si occupa più specificatamente dell’ambito sociale. Tra i suoi bracci operativi, gli storici Centri di terapia occupazionale per l’handicap, le esperienze nel settore della prevenzione giovanile che trovano le loro radici nei centri giovanili come il Centro Via degli anni Novanta e l’attuale RM25, al quale si sono aggiunti altri progetti come ad esempio la casa per le emergenze Amarcord.
In principio fu nel terrazzone
Il primo corso organizzato dal Centro Zavatta fu un vero e proprio “arrembaggio”. Era l’autunno del 1959, “la struttura era proprio agli esordi. – ricorda l’on. Armando Foschi, per tanti anni impegnato a vario titolo nella struttura di via Valturio – Si trattava di un corso di carpentieri e ferraioli, organizzato sul terrazzone del centro”. A volerlo fortissimamente fu Elio Verdinelli, storico direttore e per tanti anni in seguito operatore nel Centro. Presidente delle Acli in quel frangente era Giorgio Amati, figura nota in città per la passione sportiva e per l’impegno ecclesiale: c’era anche lui sul terrazzone a seguire i ragazzi.
La storia del Centro Zavatta si interseca e accresce anche grazie alle figure degli assistenti ecclesiali. Il primo ad affiancare i lavori del Centro Zavatta fu don Luigi Tiberti: in qualità di segretario del vescovo Biancheri aveva seguito la nascita, anche formale della struttura, e i primi impegni sul fronte educativo e della formazione. Poi la Chiesa riminese affiancò all’opera anche dei veri e propri assistenti come don Piero (Pierino) Guerra, parroco di Spadarolo, oggi 82enne, in Francia. Il testimone passò poi a don Antonio (Tonino) Tognoni, anch’egli parroco a Spadarolo, fino ad arrivare ai più recenti don Kilometro, al secolo don Alvaro Della Bartola, e all’attuale assistente don Giampaolo Rocchi.
Non c’è dubbio che proteggere e garantire continuità e crescita a questo patrimonio debba essere un obiettivo fondamentale per coloro che operano nelle istituzioni di oggi e di coloro che lo faranno domani, ma è soprattutto un dovere di ognuno di noi.
P. Guiducci/A. De Rubeis