I capelli bianchi salgono in cattedra

    C’è chi è diventato “nonno leggendario”, chi ha inventato un “giardino dell’esperienza”, chi è divenuto “tessera d’identità” o componente della “banca dei saperi”.
    Persone appartenenti al mondo della terza età con tanta voglia di raccontare e trasmettere valori ed esperienze vissute alle giovani generazioni con l’intento di insegnare ma non solo… anche di far capire da dove veniamo e come era la vita una volta perché la conoscenza è di per sé un valore: “non lo è solo la storia raccontata sui banchi di scuola”.

    La domenica di un tempo
    E proprio dalla scuola viene la prima esperienza interessante riguardo a questo tema: bambini che hanno intervistato i nonni su come veniva vissuta la domenica un tempo. “Domenica è sempre domenica” è l’iniziativa partita in ottobre presso il Museo Etnografico di Santarcangelo dove i bambini, delle scuole primarie del comune clementino, hanno letteralmente “appeso” come panni stesi, tra gli oggetti che tutto l’anno sono in mostra al museo, i racconti-intervista dei loro nonni. Per un giorno hanno preso carta e penna e si sono messi ad ascoltare quei racconti che oggi sembrano così lontani: quadrettini all’uovo, tagliolini, tagliatelle, brodo di gallina, carne che potevi mangiare solo di domenica o “il babbo che ti dava i soldi per il gelato e tu che era tutta la settimana che lo aspettavi”.
    La Messa quasi sempre, i giochi all’aperto, i vestiti diversi dai giorni normali. Immagini gioiose tranne quelle un po’ più malinconiche di chi era povero: “animali che dovevi portare al pascolo al mattino anche di domenica e scarpe che venivano comprate più grandi così andavano bene anche l’anno dopo, intanto per farle stare ci mettevi il cotone nello spazio vuoto”.
    Gli anziani “testimoni” che oggi raccontano queste cose lo fanno con equilibrio. Senza dire: “si stava meglio quando si stava peggio” ma con la consapevolezza che se racconti certe cose forse un nipote può imparare a dare un po’ più valore agli oggetti che oggi sono presenti in abbondanza nelle loro case.
    Il cibo e il lavoro sono i temi principali del narrare. Se un tempo l’esperienza veniva tramandata davanti al focolare, oggi non è vero che non lo si fa più, avviene solo in maniera diversa. C’è tutta una serie di iniziative nel territorio riminese volte al recupero della memoria.

    La Sagra della Memoria
    Un esempio è la “Sagra della Memoria” di Torriana che ogni anno, a giugno, allestisce stand gastronomici con i sapori e le ricette della tradizione e, anche qui con i bambini protagonisti insieme agli artigiani, fa conoscere gli antichi mestieri di un tempo nell’ambito di vere e proprie classi-laboratorio. Nello scambio il giovane assorbe l’esperienza restituendo valore all’anziano riconoscendolo come prezioso depositario di conoscenza.

    Il Giardino dell’Esperienza
    C’è anche chi ha creato un vero e proprio “Giardino dell’esperienza” dove ad essere coltivati sono i ricordi degli anziani. Si tratta di un progetto realizzato dal Teatro dei CinqueQuattrini e da Maan Ricerca e Spettacolo, un percorso che ha prodotto più di cento ore di riprese video: documentari che raccolgono storie, racconti, pratiche artigianali dimenticate, filastrocche, canzoni ed episodi che testimoniano la storia del territorio riminese. È nato anche un sito: www.ilgiardinodellesperienza.it
    Anche in altre regioni italiane si vanno diffondendo forme di narrazione come testimonianza del passato, a volte anche come forma di aiuto per piccoli pazienti che si trovano in ospedale. In provincia di Firenze i “nonni leggendari” sono prima andati a scuola: hanno partecipato a corsi di lettura ad alta voce con il supporto di un’attrice e poi hanno colto ogni occasione per raccontare fiabe come fossero testi teatrali. Ospedali, biblioteche, ogni luogo è buono per coltivare questa passione. Che siano mestieri, episodi storici o fiabe l’anziano tramite il racconto tramanda un pezzo della propria storia, del passato del territorio. Tutto ciò è anche un bel modo per relazionarsi con i nipoti e comunque con le nuove generazioni che diversamente da quanto si può pensare spesso gradiscono.

    Silvia Ambrosini