Due amministrazioni comunali, tre parrocchie, 2500 abitanti circa, più di 200 stranieri… Due centri storici medioevali di straordinaria bellezza e oculata conservazione, piccole frazioni sul territorio tappezzato di uliveti, un po’ di artigianato e di piccola industria, molte chiese e un santuario… Stiamo parlando della realtà socio-politica di Mondaino e Montegridolfo, in questi giorni interessata dalla visita pastorale del Vescovo.
Tre parrocchie e due parroci: don Dino (Leonardo) Gabellini a San Pietro di Montegridolfo e don Giorgio Budellini a Mondaino e Trebbio di Montegridolfo.
“Per la verità – precisa don Giorgio – io sono parroco di S. Michele Arcangelo in Mondaino e Amministratore parrocchiale di Santa Maria delle Grazie a Trebbio di Montegridolfo, santuario della Madonna dal tempo delle apparizioni nel 1548”.
Don Giorgio è su queste colline dal settembre del 2005, ereditando il lavoro pastorale da don Massimo Sarti. Dopo la scomparsa di don Enrico Calisesi, per tanto tempo parroco a Mondaino, ha sistemato la canonica ed ha preso residenza qui.
“Sono venuto ad abitare a Mondaino, dopo un periodo vissuto a Trebbio, perché è il centro più grande e popoloso e perché si trova un po’ più al centro del territorio che devo servire, scendendo da una parte fino a Montespino e dall’altra fino al Trebbio”.
Don Dino Gabellini invece è a San Pietro, parrocchia storica di Montegridolfo, da una vita, da ben 58 anni.
“Ne ho vissute di vicende con la mia gente! Ne ho viste di persone nascere e morire! Posso dire di aver battezzato i figli di tre generazioni: oggi sto battezzando i figli dei figli di chi ho battezzato 50 anni fa”.
Su un territorio vasto complessivamente una trentina di chilometri quadrati e cosparso di chiese, una volta parrocchie, ci sarà da correre per tutti e due.
“In questo periodo – dice don Giorgio – sto tentando di unificare il più possibile l’attività pastorale, concentrandola nei due centri di Mondaino e Trebbio, senza trascurare le altre frazioni di Laureto, Montespino e Cerreto. Certamente è un lavoro difficile quello di educare la gente a spostarsi nei centri di capoluogo, dove si possono svolgere meglio la liturgia domenicale e le attività pastorali, pur garantendo alle realtà limitrofe la festa annuale, il mese di maggio curato dai laici, la messa annuale nei rispettivi cimiteri… Comunque per dare a tutti la possibilità di partecipare alla messa domenicale celebro una messa vespertina e una messa domenicale a Mondaino, una messa domenicale nelle frazioni di Laureto, Cerreto e Montespino a rotazione, e due messe domenicali a Trebbio”.
“Per quel che posso – interviene don Dino – io garantisco il servizio religioso e la cura pastorale alla mia parrocchia di San Pietro, celebrando la messa domenicale anche nella chiesetta del castello e a Meleto”.
Più che per la messa domenicale il problema più impegnativo sarà quello di aggregare le famiglie, i bambini, i ragazzi per le altre attività, per esempio per il catechismo.
“Tutto sommato, per il catechismo ormai le cose sono abbastanza ben avviate. I bambini di Trebbio e Mondaino fanno catechismo insieme e celebrano insieme anche i sacramenti: un anno in una chiesa e l’altro nell’altra. Anche per il sacramento della Riconciliazione è facile coi bambini, perché normalmente li posso confessare a margine dell’incontro di catechismo settimanale. Più difficile invece aggregare i giovani… ma non tanto per la dislocazione del territorio, bensì per le problematiche relative al mondo giovanile di oggi. La maggioranza della gente, ed i giovani in particolare, fa fatica a sentire il bisogno di riconciliarsi con Dio, con il prossimo e con se stessi, attraverso il sacramento del perdono”.
Più piccola e anche territorialmente più compatta è la realtà di San Pietro.
“A San Pietro, per i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, dedichiamo un periodo di preparazione prima della celebrazione della Prima Comunione e della Cresima. I pochi ragazzi che ci sono li seguo io personalmente, con l’aiuto di una brava catechista. Una cosa che mi piace segnalare della mia parrocchia è la presenza di ben due Circoli Acli (a San Pietro e a Meleto), che aggregano tanta gente nei momenti di distensione e relax. Qui ho la possibilità di incontrare, in maniera semplice e informale, tanti adulti, uomini soprattutto. E sono questi circoli che tengono vive alcune feste e organizzano incontri e dibattiti”.
Noto che Trebbio, Mondaino e San Pietro hanno preparato un’unica relazione in occasione della Visita Pastorale. Come avete fatto?
“Questa Visita Pastorale – è don Giorgio che precisa – è stata per me l’occasione per lavorare un po’ più insieme coi due Consigli Pastorali, tanto che abbiamo deciso di formarne uno solo, dal momento che le problematiche da trattare sono assai simili. Forse, di tanto in tanto, il Santuario di Trebbio richiederà qualche momento di particolare attenzione, ma per quel che riguarda il lavoro pastorale in generale possiamo benissimo stare insieme”.
“La relazione di don Giorgio e del suo Consiglio Pastorale – precisa don Dino – risponde perfettamente anche alle mie problematiche. Così dopo averla letta e aggiunto qualche particolare, l’ho sottoscritta senz’altro anch’io. Poi c’è da dire che questa parrocchia è destinata a diventare un tutt’uno con la realtà di Trebbio e Mondaino, perché i miei anni continuano ad aumentare e non ho più le energie necessarie per rispondere a tutto”.
Arrivando su queste colline per la prima volta, desta una certa perplessità il constatare la presenza di tre Comuni (Saludecio, Mondaino e Montegridolfo) a brevissima distanza l’uno dall’altro. E si può immaginare un certo campanilismo. E tra voi preti, compreso quello di Saludecio, c’è collaborazione?
“Per quanto è possibile, e senza provocare la suscettibilità della gente, cerchiamo di realizzare alcune cose insieme. La realtà scout, per esempio, è una iniziativa che coinvolge tutte e tre le parrocchie: abbiamo i Lupetti a Trebbio, il Reparto a Saludecio ed il Noviziato e Clan a Mondaino. Anche la Caritas vede una collaborazione interparrocchiale. Inoltre viviamo, nell’arco dell’anno, diverse esperienze insieme, proposte dalle parrocchie e che mirano a far incontrare la gente anche fuori dei contesti liturgici: le feste dei Patroni, le tombole di Natale, la festa dell’Epifania, il Carnevale itinerante sulle piazze dei tre paesi… Poi ci sono le iniziative dei Comuni e delle Pro Loco che attirano gente da tutte le parti: il Palio del Daino, il Latinus Ludus, la sagra del tartufo e del formaggio di fossa, il raduno delle Bande musicali…”.
Mi risulta che nella tua parrocchia hai la presenza delle Maestre Pie e della Comunità Papa Giovanni.
“Anche se si tratta di una delle ultime comunità fondate dalla beata Elisabetta, le Maestre Pie sono presenti a Mondaino dal 1856. Oggi vivono nella stessa casa che fu della famiglia Renzi e la loro presenza è un dono prezioso per tantissime attività parrocchiali: dal catechismo alla liturgia, dalla visita ai malati alla preghiera di adorazione, dagli incontri di spiritualità elisabettiana alla cura della chiesa e del coro…
Quanto alla Casa famiglia della Comunità Papa Giovanni, anche se si trova nel territorio parrocchiale di don Dino, è per tutti noi un esempio e uno stimolo di carità reale e vissuta.
A Mondaino invece è nata un’altra associazione di volontariato che merita attenzione: il gruppo “Cuore e Fantasia”, nata in seguito alla malattia di un ragazzo, e l’associazione “Maria Grazia Galanti” che si occupa di piccoli servizi verso gli anziani. È auspicabile che la Casa Famiglia e questo gruppo riescano a contagiare i giovani nell’amore per gli ultimi per uscire da un individualismo soffocante e, a lungo andare, mortale”.
Sul tavolo di don Giorgio vedo un colorato giornalino dal titolo: Vita Parrocchiale.
“È un piccolo strumento trimestrale, al terzo anno di vita, che ci serve per mantenere i contatti con tutti. Arriva infatti in tutte le case mediante i messaggeri ed è molto apprezzato, per la maggioranza della gente per le notizie e le comunicazioni della vita parrocchiale, e per qualcuno anche per la curiosità”.
Il moderno areopago, di cui parlò a suo tempo papa Giovanni Paolo II a proposito dei mezzi di comunicazione di massa, potrebbe diventare anche per Mondaino e Montegridolfo questo nuovo strumento pastorale, capace di dare respiro spirituale ad una comunione più ampia di persone e di comunità.
Egidio Brigliadori