La mensa che scodella dubbi e novità

    Stessi asili, stesse scuole, stesse cucine. Ma con cuochi e camerieri diversi. Privati. E i genitori dei bambini non solo creano un blog ma sbarcano su Facebook per urlare tutta la loro paura: “la privatizzazione con i relativi tagli al bilancio, potrebbero ricadere sulla qualità del servizio dei pasti forniti”. A tranquillizzare tutti ci prova il neo assessore alla Pubblica istruzione, Samuele Zerbini che in settimana avrà un incontro con mamme e papà. E che comunque rassicura: “la Gemeaz Cusin, in questo campo, è una certezza”. Certezza o meno, a due mesi dalla nuova gestione del servizio è il momento di fare il punto della situazione. L’esito del bando di gara ha visto vincitrice la Gemeaz che ha ottenuto il punteggio più alto e si è aggiudicata la gestione di 11 su 17 – praticamente tutte – mense scolastiche, impegnandosi ad assumere almeno il 60% del personale operativo e a proporre all’80% dei lavoratori impiegati contratti di durata pari a quella dell’appalto. Proposta ambiziosa, considerando il fatto che il monte ore necessario lo scorso anno per coprire il servizio era di circa 1400 ore, mentre la Gemeaz ne ha proposte circa 700. “Nello stesso costo del servizio dello scorso anno – circa 3 milioni di euro per due anni – ma con un monte ore minore, deve rientrare nei costi anche il profitto dell’azienda. Siamo sicuri che la qualità del servizio verrà tutelata?” chiede Carlo, un papà con i figli che frequentano la scuola materna Il Gabbiano. Il malumore diffuso tra i genitori è dovuto alla poca partecipazione delle famiglie nella scelta dell’Amministrazione comunale. “Nonostante i nostri dubbi il Comune è andato avanti per la sua strada e come famiglie non siamo stati ascoltati né coinvolti: davvero si crede che il servizio esternalizzato ad una ditta privata sia più economico rispetto alla gestione interna?”.

    I genitori soffiano
    “Sono rappresentante dei genitori di due scuole per l’infanzia, Il Cucciolo e l’Arcobaleno. Ho due figli che frequentano queste scuole – dice Danilo – la nostra paura è che si possa arrivare come in altri comuni a dover gestire il sistema scolastico con più cooperative, ciascuna che operi con personale proprio, chi con le maestre, chi per il pasto, chi per le ausiliarie, perdendo la sinergia totale del sistema che tanti benefici ha portato in passato. Perché modificare in modo radicale un servizio che funzionava benissimo gestito dal Comune? Ci possono essere delle alternative in altri settori che possano essere esternalizzati, meno delicati di questo”. Dietro a questi dubbi cresce un altro timore, che questo sia il primo passo verso un’esternalizzazione anche delle cucine “Continuando su questa strada – conclude amaro Carlo – il cibo che mangeranno i nostri figli verrà portato dentro dei contenitori di plastica per alimenti da cucine esterne alla scuola, e non mi sembra una bella prospettiva”. I genitori si sentono poco tutelati e chiedono al Comune di essere coinvolti almeno nella verifica del nuovo servizio. “Mia figlia mangia già all’asilo da quasi 3 settimane e mi ponevo il problema della qualità del cibo. – dice Gabriella – Che fine hanno fatto i comitati di controllo che dovevano nascere e verificare cosa effettivamente i nostri figli mangiano? Il Comune ci aveva assicurato che avrebbe messo insieme una commissione qualità formata da genitori e insegnanti mentre non siamo ancori stati informati di nulla”. “Non ci sentiamo garantiti per bambini che presentano dei problemi alimentari, come celiachia e intolleranze alimentari, vista la riduzione delle cifre a disposizione per l’acquisto delle derrate alimentari”.
    Questa settimana ci sarà un incontro tra l’assessore alle Politiche educative del Comune Samuele Zerbini e Anna Guadagno, presidente del consiglio dei genitori degli asili di Rimini. “Incontrerò i genitori per tranquillizzarli sulla nuova gestione. – replica Zerbini – Sto facendo il giro delle scuole per verificare la qualità del servizio, ma dall’inizio del nuovo anno scolastico non ho ricevuto nessuna lamentela o protesta. Le famiglie devono vedere nel Comune come un alleato nel garantire il benessere dei loro figli. Questa scelta è stata imposta dalle riforme nazionali e dal patto di stabilità tra gli enti pubblici che stabilisce una certa quota di personale assunto a tempo indeterminato. È stata fatta una razionalizzazione del servizio, un’ottimizzazione dei costi che una gestione comunale non opera”. Secondo l’assessore la qualità del servizio è garantita e dietro questo braccio di ferro con i genitori “c’è un problema di fondo: i genitori e le associazioni di categoria devono capire che la scuola è di tutti e non del Comune e che l’educazione è un servizio al quale tutti partecipiamo”. Riguardo al timore di esternalizzare anche le cucine “questo servizio esiste già in molte altre scuole e funziona benissimo. Non bisogna farsi prendere dall’angoscia del nuovo: ho verificato che non ci sono differenze tra il servizio di refezione offerto dal Comune e quello Gemeaz”.

    E i lavoratori dei fornelli?
    Ma qual è stato il destino dei lavoratori che speravano di essere riassorbiti nella nuova gestione? Visto il taglio significativo del monte ore del 30%, al personale impiegato a tempo determinato sono stati offerti contratti con un monte ore settimanale che varia dalle 30 per i pochi fortunati (per la precisione, i cuochi) alle 20 per aiuto cuochi fino ad arrivare alle 10 per le figure di scodellatore. Con contratti di tre mesi, e retribuzioni dai 300 ai 750 euro basandosi sulle tariffe vigenti nel contratto del turismo, applicato nel settore della ristorazione collettiva privata. “Secondo gli accordi contrattuali – precisa Giuseppe Difino, segretario generale Cisl Fpr – la Gemeaz avrebbe dovuto riportare un elenco delle persone utilizzate per il servizio, ma fino ad oggi non abbiamo ancora ricevuto questa comunicazione. I lavoratori con questi contratti part-time lamentano le poche ore disponibili per espletare il servizio. Dicono di non riuscire a garantire un servizio di qualità ad esempio per quanto riguarda la pulizia dei locali”. Inoltre, a causa di questo spezzettamento di orario, alcuni hanno deciso di licenziarsi o di rimanere nella graduatoria del pubblico impiego. Le persone già assunte a tempo determinato sono invece rimaste dipendenti pubblici, Questo cambiamento però, ha creato dei problemi allo stesso Comune che ha dovuto riorganizzare il suo personale portando una netta separazione tra personale della mensa e collaboratori scolastici. C’è anche chi, come Antonella, piazzatosi in buona posizione al concorso per bidelle, ha lasciato un impiego in regola per fiondarsi in una serie di supplenze. Terminato l’anno scolastico 2008/2009, il vento gira: l’ingresso di Gemeaz infatti riporta una trentina di dipendenti dalle mense ad altri servizi scolastici, e per Antonella il campo si restringe: “bisognava stare a disposizione tutti i giorni, per una chiamata, e per lavorare dalle 11 alle 13.30”. Risultato: un impiego a gambe all’aria e tanta frustrazione che neppure i sindacati sono stati in grado di lenire. “Ma se il Comune aveva previsto l’esternalizzazione delle mense, con il riordino del personale tutto quel che ne consegue, perché indire un concorso e illudere tanti lavoratori?” è la domanda che si fa Antonella. “L’appalto esterno di un servizio pubblico viene fatto, secondo la legge, per migliorare la qualità del servizio ed evitare sprechi”, spiega Gianluca Bagnolini, segretario generale del sindacato Fisascat “ma per la mia esperienza negli appalti ci sono i tagli: al costo del lavoro alle materie prime, alla qualità. L’esternalizzazione può essere positiva se fatta con le giuste modalità. Se osserviamo questa situazione il personale non è stato assunto tutto e nel capitolato non c’erano indicazioni per le assunzioni. Inoltre queste persone hanno avuto un taglio del 30% sulle ore rispetto l’anno scorso e le prime assunzioni sono state fatte di tre mesi, fino a dicembre: il servizio mensa parte ma senza garantire stabilità”.

    Valentina Ghini