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Nonno, la favola te la racconto io

In occasione del 2 ottobre, giorno in cui si festeggiano i nonni d’Italia, potrebbe essere una buona idea fermarsi per ascoltare una bella storia. Ma questa volta, a raccontarla sono i nipoti ai nonni e non viceversa. La prefazione è del vescovo Lambiasi.
“Nonno, ti racconto una favola”. Per una volta, allora, i nonni si siedono in poltrona e ascoltano. L’idea di un libro di favole per i nonni è di Geppi Santamato, giovane nonna, originaria di Mestre, che dal 1981 vive in una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII in provincia di Rimini, riconoscendo nella vocazione della comunità, la risposta alla sua chiamata interiore. Dal 1988 è sposata con Maurizio: assieme condividono il loro affetto aprendo la famiglia all’esperienza dell’affidamento familiare e di condivisione attraverso l’accoglienza di bambini in difficoltà familiari. “Mi piace definirmi una mamma per scelta che scrive a tempo «ritrovato» (perché il tempo ricavato tra le mille attività familiari non merita di essere chiamato «tempo perso») e a volte mi ha aiutato il fatto di poter ricorrere a piccole storie per toccare grandi argomenti proprio nella mia complessa relazione educativa che si esprime con l’affidamento familiare e l’adozione”.
Basta seguire il “filo” della filastrocca (o del grosso gomitolo che c’è in copertina), per conoscere il piccolo Samuele alle prese con i fagioli di nonna Laura, le avventure di Bigio, Tommy e del sassolino Pietrino. “Sono particolarmente affezionata a Pietrino – ci racconta Geppi – un sassolino «biondo» che di volta in volta si trova ad essere suo malgrado, di inciampo agli altri. Tutto sommato, i bimbi si affezionano a questa figura così tenera e lo seguono nelle sue avventure. Io sono sempre stata un po’ Pietrino. L’invito ai lettori è cercare il Pietrino attorno a loro nella loro vita, per potergli stare vicino nel modo giusto”.
La storia dello Scoiattolo Paolino, invece, è stata inserita nell’opuscolo Una famiglia per crescere, pubblicato dalla Provincia di Rimini nel 2003 per sensibilizzare all’esperienza dell’affido.
Le undici storie che compongono il libro sono costruite su personaggi semplici che però offrono spunti per approfondire grandi temi educativi. Le favole le sono venute in mente un po’ alla volta, quasi “cucite addosso” ora all’uno, ora all’altro figlio, otto in tutto, nati dalla pancia o rigenerati nell’amore, come ama dire Geppi, che però è stata ispirata anche dall’emergenza educativa che vivono, troppo spesso i bambini di oggi.
“Per i bambini – aggiunge Geppi – ci sono già tanti libri, tante attività, ma loro sono sempre più attratti dalla televisione, dai videogiochi, da qualcosa che li porta ad isolarsi, alla solitudine. Io volevo coinvolgere i bambini e far capire loro che possono essere protagonisti della relazione, quella più dolce, appunto con i nonni”. L’autrice affida il compito ai nonni, che a differenza dei genitori, spesso affannati dai mille impegni, sanno ancora fermarsi a riflettere, magari seduti accanto ai nipotini.
“Una grande gioia – continua l’autrice – l’ho provata quando le insegnanti di mio figlio Samuele (che sta facendo la terza elementare) mi hanno detto che useranno il libro per introdurre alcuni argomenti di lezione, e quando un amico di Comunità (di Piacenza), insegnante di religione, già parecchi anni fa mi ha detto di averle utilizzate per le sue lezioni (alcune, infatti, erano state pubblicate dalla nostra rivista Sempre che per un periodo ha curato una rubrica sulle favole. facendo la sua tesina per la scuola di teologia proprio sull’utilizzo di queste (e altre) favole per animare discussioni di gruppo sui temi della vita.
Quando ho scritto il libro, tre anni fa, non sapevo che sarei diventata nonna così presto, ma credo che sia un’esperienza che ti mette in gioco in modo diverso e che i nonni, con la loro presenza sono importanti per la nuova generazione”
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Il motivo che ha spinto Geppi a pubblicare le sue storie è proprio perché non rimanessero solo le sue storie, legate esclusivamente alle persone a lei vicine per le quali queste stesse storie sono nate, ma potessero essere raccolte da tutti, e “in ogni persona che le ascolta possano suscitare le emozioni e le riflessioni per le quali, da sempre, sono state pensate”.

Lucia Renati