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Bruno Militi: una vita in aria

Bruno Militi. Segni particolari: appassionato del cielo. Ottantadue anni, di Viserbella è instancabile. Esce ancora in mare con la canoa a motore che si è costruito con due motori da giardinaggio. Figlio di Adriano Militi, artista del ferro o “noto artiere” come lo definisce Nevio Mattini, Bruno denota giovanissimo grande interesse per musica classica, pianoforte, materie artistiche, mare, volo. Alla lavorazione artistica di metalli nel laboratorio paterno affianca l’impegno di scultore-pittore-acquerellista, ma è la notizia del primato di velocità per idrovolanti conseguito nel 1932 con il glorioso Macchi Castoldi MC 72 (idrovolante da corsa) a trasmettergli la voglia di volare.

Sempre col naso in aria
Studia e insegna scienze aeronautiche, applicazioni tecniche e aeromodellismo, è giudice nazionale e pilota di aerei (del 1960 prende il brevetto di pilota civile), progetta e costruisce motoscafi sperimentali e da competizione, mosconi a vela, alianti, idroalianti, idromotoalianti (le prime esperienze con un anfibio le fa nel ’53 con un Republic SEE BEE-I-AIAG dell’Aero Club di Rimini)
Costruisce, poi 650 areomodelli di cui uno, il più leggero del mondo (0,14 gr.): con una carica di 600 giri d’elastico può volare per tre minuti.
Per il colonnello Marchesi (comandante del V Stormo I Regione Aerea, Cervia) costruisce il modellino in ferro battuto dello S.V. A 9 donato all’astronauta Neil Armstrong.
Vincitore di cinque medaglie d’oro alla Rassegna Internazionale degli hobbies di Riccione, premiato al Panathlon Club San Marino, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana (1974), docente di aeromodellismo e applicazioni tecniche all’Istituto di Aeronautica “F. De Pinedo” di Roma, al Politecnico di Milano Sezione Aerospaziale, al Centro Formazione Professionale di Rimini, etc… La carriera di Militi e lunghissima, così come i suoi riconoscimenti.

La famosa circolare n.15
È all’incredibile impresa di Militi, primo in Italia a progettare, costruire e collaudare un velivolo a motore interamente fatto in casa, che si deve la “circolare n. 15”, documento del Ministero dei Trasporti che apre la strada alla regolamentazione del volo amatoriale in Italia.
Nell’arco di diciotto anni progetta, costruisce e collauda tre velivoli legalmente riconosciuti: l’idroaliante Leonardo M.B.1, l’idromotoaliante Leonardo M.B.2 (esposto nel ’72 al Salone Aero Spaziale di Torino) e l’anfibio M.B.2/70 -I- MIBO acquisito dal Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Roma ed esposto a Vigna di Valle (RM) a fianco del Macchi Castoldi MC 72. L’interesse di RAI e stampa mondiale favorisce richieste da Stati Uniti, Gran Bretagna, Sud Africa, Polonia e Russia a concessioni per la costruzione dei suoi aerei. Ricordato dall’amico Nevio Mattini in Rimini negli ultimi due secoli (vol. 2° p.p. 678-679, Maggioli editore) è presente su riviste ed enciclopedie specializzate anche internazionali, come la prestigiosa Jane’s.
Tra gli autorevoli estimatori tanti generali e persino una contessa: MariaFede Caproni (figlia di Gianni Caproni, progettista-costruttore di apparecchi militari e civili); e poi il leggendario Enzo Ferrari, che segue dalla residenza estiva di Viserbella i suoi voli e lo vorrebbe nella scuderia del Cavallino.
“Venga con noi, Bruno, abbiamo bisogno di un esperto di aerodinamica”. Ma Bruno, pur onorato, declina, seppur legato da profonda amicizia al giovane figlio di Ferrari, Dino, che passando davanti al suo laboratorio a cavalcioni d’una fiammante Ducati 65 4T si era interessato ai suoi lavori. Militi ricorda commosso: “Non vedevo Enzo Ferrari da anni, dopo l’improvvisa morte di Dino. Quando mi ha abbracciato, la presenza del figlio aleggiava tra noi”.
Al tempo dei voli regolari con l’aviazione (spesso è capo pattuglia) Militi condivide tutto con la musa dagli occhi color fiordaliso, Enrichetta (Elsa) sposata il 25 ottobre ’54, anche i pranzi con le pattuglie acrobatiche.

Il primo volo dell’M.B. 2/70
«India-Mike-India-Bravo-Oscar, in punto attesa per pista tre uno».
«Bravo Oscar siete autorizzato per allineamento e decollo».
«Ricevuto bravo Oscar…»
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Racconta Militi: “Il 22 settembre 1976, ore 17.00, dopo aver lasciato il parcheggio dell’Areo Club di Rimini, autorizzato dall’aeroporto di Miramare, l’anfibio M.B. 2/70 – I – MIBO si avvia, da me pilotato, alla sua prima prova ufficiale. Mentre il mio aereo rulla sulla pista, il pensiero spazia a ritroso. Rivivo la gioia del 13 agosto 1967 a Viserbella, quando a rimorchio di un motoscafo decollai con la mia prima costruzione, l’Idroaliante Leonardo M.B. I. Volava molto bene e lo ritenni ideale per raccogliere basi teoriche e pratiche per i futuri proponimenti che stavo maturando, un anfibio potenziato con un motore di bassa potenza. Il motore Panhard da H.P.42 rappresentava, secondo le mie teorie, l’ideale per potenziare il nuovo aereo. Scovai nel deposito d’una casa colonica un’incidentata auto francese, con motore di questo tipo che acquistai per diecimila lire. Mentre l’ I-MIBO continua a rullare, ricordo che alle 5.30 del 21 giugno 1970 il mio Panhard già cantava la sua melodiosa canzone sulla spiaggia di Viserbella. Questo gruppo propulsore, da me attuato, è il cuore del nuovo idromotoaliante M.B.2. Salgo a bordo, gli amici non trattengono più l’aereo. Dirigo con il motore verticale sulla scia dell’elica, dispongo l’idro controvento, dò manetta per iniziare la prima prova di flottaggio. Dopo una corsa sull’acqua di 70 metri sono inaspettatamente in volo. Entro in pista, allineo al centro, dò un ultimo controllo a cintura, strumenti e comandi, spingo in avanti la manetta del gas e, contemporaneamente, la barra di comando; pochi metri e il ruotino di coda è sollevato, la prua si abbassa, acquisto velocità. Agisco sulla pedaliera per aggiustare la traiettoria dall’involo: le ruote del carrello girano velocissime. Quando tiro la leva verso di me il decollo è immediato. Tento di livellare con i motori orizzontali ma l’aereo tende ancora a salire. Devo ridurre i giri del motore per iniziare la discesa, anche perché ho notificato un decollo simulato e rischio di mangiare i tremila metri di pista e non poter atterrare prima della sua fine. Mentre scendo provo l’aereo sull’asse trasversale e longitudinale, tiro la barra per addolcire la discesa con motore al minimo; un leggero stridìo di gomme, sono a terra; lavorando leggermente di pedaliera mantengo la direzione smaltendo velocità. «Rimini Torre da Bravo Oscar libererò ultimo a destra». «Bravo Oscar autorizzato». Ci si augura che Rimini acquisisca l’anfibio M.B. 2/70 -I- MIBO, regolarmente registrato e conservato dall’Aeronautica Militare nella sezione logistica di Fiumicino. L’aeroplano è leggero, può trovare facile collocazione, ma soprattutto è un’opera di notevole valore storico. Allora rischiavo gli arresti”.

Non solo in aria
Ma Militi è anche artista di “terra”. Nella Rosa dei Venti (rotonda via Coletti-Lucio Lando) otto putti “soffianti”, in rappresentanza di Eolo dio del vento, sono rivolti verso i venti principali e ne indicano nome e orientamento (Libeccio, Ostro, Scirocco, Levante, Greco, Tramontana, Maestro, Ponente). Una colonna centrale sostiene il segna fluido (frammento di conchiglia in rame e bronzo) che orientandosi contro vento indica la direzione della dinamica. A San Giuliano Mare il “Capodoglio” in rame sbalzato testimonia la mattanza del “grosso pesce” (lung.12 mt., larg.8 mt., 70/80 q.) arenato nell’aprile del ’43 alla Barafonda, scoperto da Pino Bignardi, figlio di “Burasca” e… mitragliato alla testa da alcuni militari su una vongolara.
A Viserba c’è pure il “Monumento ai Caduti” ricorda «… il tuono del cannone, il sibilar del vento in sideriche altezze, gli inni delle fanfare». Nella vecchia Cappella cimiteriale di Rimini le pagine di un enorme libro in bronzo citano i caduti e dispersi del 1935-1945; in quella di S. Francesco 32 spighe di grano in bronzo onorano altrettanti giovani deceduti. Nella Chiesa di San Nicolò (Rimini) due vetrate raffigurano la Natività e la Resurrezione. “Ho sempre visto il gabbiano come qualcosa da imitare” dichiara Militi mostrando il modellino (per un’opera “cittadina” in cemento) di un gabbiano che con il battito d’ali alimenta l’acqua della sottostante fontana. Suggestivo il modellino per il monumento (mancato) del grande Pantani teso alla vittoria (cemento granigliato, mosaico frammentato, rame). Il dvd “Il mio volo”, testo e musica del figlio Leonardo, giornalista e musicista, testimonia (anche con un prezioso filmato di Adele Mussoni) il coraggio, la professionalità e la creatività di un artista-pilota che onora il volo in tutte le sue espressioni.

Maria Pia Luzi