Otto morti, 9.054 infortuni, 1.184 incidenti in itinere. Non sono i tristi dati di un bilancio sulle strade italiane, quanto i numeri di un anno di incidenti sui luoghi di lavoro. Un fenomeno, quello infortunistico, che se autorizza un cauto ottimismo (la percentuale è diminuita, passando da 9.847 a 9.054 nel 2008, quando solo due anni prima, nel 2006, gli incidenti ammontavano a 10.167), dall’altro costringe Rimini ancora a piangere per decessi di persone che lavorano. Le chiamano “morti bianche”, come se il colore candido potesse consolare meglio chi piange. Aumentano, gli incidenti mortali, ma le percentuali (50%) dicono poco. Otto i decessi, di cui cinque verificatisi in itinere o nel tragitto casa-lavoro: due a testa per manifatturiero, costruzioni e trasporti, uno per intermediazione e servizi sociali. Fa rabbia leggere certi numeri, perché ovunque in Italia gli infortuni che coinvolgono i lavoratori mentre vanno a casa o raggiungono il posto di lavoro, oppure mentre si spostano per svolgere le loro funzioni, diminuiscono. A Rimini no, l’anno passato si sono impennati, passando da 1.162 a 1.184 (+ 2%), in controtendenza rispetto all’Emilia-Romagna (-4%). “Quella degli incidenti su strada – è l’analisi del segretario provinciale della Cgil, Graziano Urbinati – è una caratteristica tutta riminese, per tre motivi: la frammentazione del sistema produttivo locale, le problematiche relative alla viabilità e gli scarsi servizi per i lavoratori nelle aree produttive che costringono spesso a tornare a casa nelle ore di pausa”. Alla Cgil ricordano la battaglia per la mensa al polo di S. Giovanni in Marignano. Risultato: 5.000 lavoratori praticano due spostamenti giornalieri invece di quattro.
Calano gli infortuni sul lavoro (-8%), ma sui numeri influisce la mannaia della crisi. Ne è convinta la Cgil di Rimini, il sindacato che ha presentato il report provinciale, basato su dati Inail. Le denunce sono in calo? Diminuiscono le ore lavorate. Nel 2009, da gennaio a luglio le ore di cassa integrazione toccano quota 1milione 561mila, nel 2008 erano ferme a 271mila. “Inoltre la sicurezza costa – spiega Urbinati – e molte aziende si stanno riorganizzando. Non vorremmo che questo comportasse ripercussioni sui livelli di sicurezza”.
Enzo è un fotografo dal curriculum lungo come un rullino. Eppure, una volta issatosi sulla scala che gli permetteva la migliore visuale per immortalare il Grand Hotel, non ha potuto far altro che cadere nel modo meno doloroso. Colpa di una scala mal funzionante, lo testimonia il gesso che Enzo porta al collo. Anche il fotografo incappa nell’incidente. Ma non tutte le professioni sono ugualmente pericolose. I lavori più “rischiosi” sono terziario e servizi (40,6% degli incidenti), mentre il 16,9% attiene all’industria e il 10,4% degli infortuni riguarda l’edilizia. Record negativo alla riminese: la provincia resta più “pericolosa” del resto della regione. Sui cantieri, le norme più violate – assicura l’ispettore Ausl Gianfranco Montanari sono relative “ai ponteggi, ai piani di calpestio, alle cinture di sicurezza”. “Attenzione però – avverte l’ing. Pierluigi Neri dell’Ausl riminese – i dati vanno letti in maniera quantitativa ma anche qualitativa. Dall’incrocio delle due voci emergono i dati più significativi per l’attività di controllo e prevenzione”.
Chi scende invece sono gli infortuni occorsi alle donne (-1,49%) che rappresentano comunque il 30% del totale, e quelli che coinvolgono lavoratori stranieri (-6,18%). Ma più di un incidente su cinque riguarda lavoratori non italiani: “sono più a rischio – secondo Pacassoni della Cgil – perché non vengono formati, e fanno i lavori più pericolosi”. 1942 cittadini stranieri han denunciato infortuni con un incidenza sul totale di oltre il 21%, e 2 morti.
Resta aperto il problema del lavoro nero e irregolare e, “con questa precarietà, i lavoratori diventano più ricattabili” attacca il segretario Urbinati. Molto è stato fatto, però, “e la diminuzione degli incidenti lo attesta – sposta l’orizzonte Pierlugi Neri – molto resta da fare. Mai abbassare la guardia”.
Paolo Guiducci