Sempre defilata rispetto alle altre, quasi sempre sconosciuta a tanti. L’arte organaria di Rimini e provincia vive grazie ad un sottobosco di restauratori dagli occhi attenti e dalle mani esperte che, decenni dopo decenni, riportano alla luce organi di alto pregio, patrimonio della nostra comunità. L’ultimo pronto a rivedere la luce, che verrà inaugurato il 7 settembre dalle mani del professore Massimo Pacifero, è l’organo ottocentesco della chiesa di Corpolò realizzato dal maestro organaro riminese Pietro Zanni e riportato ai suoi splendori dal restauratore Mauro Baldazza. Dopo un passato di restaurazioni sconsiderate, il parroco della chiesa, don Nicola Spadoni, ha pensato bene di mettere tutto nelle mani di un vero tecnico. Problemi fonici e meccanici, oltre a vere e proprie mutilazioni estetiche, hanno reso il processo di rinascita davvero avvincente: “Il primo progetto di restauro fu presentato nel 1993 e solo nel 2001 vennero concessi i permessi, poi tutto fu bloccato”, spiega Mauro Baldazza. “Solo negli ultimi tre anni abbiamo iniziato i lavori e terminato così l’intera opera”. Millenovantacinque giorni nel laboratorio di Longiano – l’unico in Romagna e solo pochi altri in tutta Italia – dove l’organo è stato smontato e analizzato pezzo per pezzo. “È un lavoro che necessita di tempi lunghi e solitamente si portano avanti tre o quattro lavori alla volta”. Infatti, lo stesso atelier di restaurazione si sta dedicando all’organo di San Maria Rio Pedra di Sogliano, a quello di San Alberto di Ravenna e a quello di Borgo Maggiore di San Marino. Nessuno immaginerebbe che in un settore così di nicchia si debba fare la fila: “Lo so, sembra strano, ma nel nostro caso non c’è crisi. Il lavoro non manca, anzi siamo indietro con le consegne, e quello di Corpolò è finalmente pronto per ritornare nella sua chiesa”.
Oltre a poter risentire il suono delle seicento canne, grazie all’archivio storico si è risaliti alla presunta data di nascita: fra il 1870 e il 1880. Dello stesso periodo, realizzato sempre da Pietro Zanni, è lo strumento della chiesa San Martino di Riccione e di San Ermete di Santarcangelo. “Grazie alla ricerca storica condotta dall’ispettore onorario degli organi antichi, Mauro Ferrante, è venuto alla luce il contratto redatto nel 1881 per la costruzione dell’organo con molte congruenze tra gli organi dello stesso Pietro Zanni”.
Ma quanto costa restaurare un antico organo?
“La cifra varia a seconda della tipologia e del tipo di interventi, ma in genere si parte da 25mila euro fino a un massimo di 50mila”.
Pare, ma nessuno conferma la cifra, che l’obolo sborsato per il “gioiello” di Corpolò oscilli attorno ai 40mila euro. Si tratta di cifre rese possibili anche dai contributi emanati sopraintendenza per la tutela degli organi antichi dell’Emilia Romagna.
Marzia Caserio