Riprendere e riproporre una ricerca storica che arriva dal passato, affinché non vada persa la storia di un intero paese: Gemmano.
Vincenzo Colombari (1856-1921) importante storico, letterario del luogo nonché artista statuario che “creò” diverse statue per le chiese del circondario, ma il suo grande amore rimase a lungo quello di raccogliere documenti e scritti che riguardano la storia di Gemmano sin dall’epoca romana, epoca alla quale se ne fa risalire l’origine.
Luciano Colombari, ex sindaco di Gemmano, nella prefazione al libro: Vincenzo Colombari: Gemmano curato da Paola Novara racconta del modo in cui i documenti dello storico siano passati per le sue mani: “Corrado Paesani, altro appassionato di storia locale, ha dattiloscritto i manoscritti di Vincenzo Colombari, di cui aveva ricevuto copia dal padre, Angelo Paesani. Copia di questi importanti documenti, Corrado Paesani li consegnò a sua volta all’amico Leadino Casadei, da cui ha tratto molti spunti ed informazioni. È grazie a Corrado Paesani, a Leadino Casadei e alla sua famiglia che mi hanno messo a disposizione le sue ricerche, se la storia del nostro paese non andrà persa e potrà ancora essere tramandata”.
La storia nei documenti
Punta alla riscoperta della storia, appunto, il testo appena citato edito dal Comune di Gemmano (Sis spa, Banca Popolare Valconca) che raccoglie diversi contributi di autori vari: dal manoscritto Colombari alle linee giuda per la sua lettura curato dal già citato Casadei, passando per“Appunti sulla Valle del Conca dall’Antichità al Medioevo” di Paola Novara, “Coordinate per la prima evangelizzazione del Riminese e del Montefeltro fino all’inizio del VI secolo” di Giorgio Orioli e “Gemmano e l’antica Val Conca nell’alto Medioevo” di Ruggero Benericetti. Si legge, ancora, nella prefazione: “E proprio la passione e la curiosità per le nostre origini, evidente in tutta l’opera di Vincenzo Colombari, ha fatto nascere in me l’idea di portare avanti il suo progetto, recuperando, organizzando e ampliando le notizie da lui raccolte in anni di ricerca sulla storia di Gemmano e sul sito archeologico di San Pietro in Cotto, punto di partenza delle nostre origini. Leggendo i manoscritti ho potuto apprezzare appieno la serietà e l’importanza della ricerca storica di Vincenzo Colombari, la metodologia e l’approfondimento di tali studi rendono le sue teorie sulla storia di Gemmano, oltre che credibili, assai interessanti e ottimo spunto di partenza per ulteriori indagini. Infatti ritengo fondamentale approfondire la conoscenza della storia locale e recuperare la conoscenza di tutti quegli elementi che hanno interagito tra loro, consentendoci di apprezzare oggi i progressi di cui possiamo vantarci e che sicuramente ci permetterà di gestire e capire meglio, l’evoluzione futura della storia del nostro paese. Infatti la ricerca non può mai dirsi conclusa, perché nuovi elementi di volta in volta arricchiscono, completano o modificano le interpretazioni precedenti e la verità storica si fa più nitida. Gli scavi archeologici per la valorizzazione del sito di San Pietro in Cotto, iniziati nel 2008 in collaborazione con la Sorpintendenza per i Beni Archeologici e a cura dell’Università di Bologna, Dipartimento di Archeologia, ne sono la riprova. Le campagne di scavo, oltre ad avere portato alla luce importanti reperti, hanno portato nuovi ed interessanti elementi, che convalidano in parte, la teoria di Vincenzo Colombari sull’importanza storica di tale area”.
Lo sguardo di Colombari
Guardare Gemmano con gli occhi di Vincenzo Colombari è come leggere una poesia. Le parole che lascia nei suoi scritti, oltre a rappresentare importantissimi documenti di natura storica, lasciano a chi li legge la sensazione del viaggio e della meraviglia che lo stesso Colombari provò nell’osservare e vivere quelle terre e quel tempo:
«Gemmano, col suo medioevale castello, sorge tra Montescudo e Montefiore, diviso da questo dal torrente Ventena, da quello dal fiume Conca. Al sud ha Tavoleto, Urbino ed i primi contrafforti dell’Appennino, al nord, la pianura riminese ed il mare. Sulla cima di questo monte non si presentano segni di remota antichità, ma solo alle sue falde di levante e proprio sul delta, formato dal suddetto Ventena, nel versarsi che fa sul Conca medesimo. Quivi sono sepolti i ruderi di una città floridissima dell’epoca romana. si è detto da alcuni, ma senza verun criterio, che fosse la famosa Valbruna».
E continua, Colombari, nei suoi manoscritti a costruire tassello dopo tassello la storia del piccolo paesino. Scrive in merito alla Piana di San Pietro in Cotto:
«Il sig. svv. Bocchi dì Carpegna, proprietario del fondo San Pier in Cotto, nel 1911, mi riferì che in quella escavazione si rinvenne un marmo colla parola FANVM. io pure tengo un pezzo di marmo bianco, quivi stesso da qualche tempo ritrovato, il quale conserva ancora, al margine inferiore, il calcistruzzo, con cui venne applicato al muro, ove fu inciso».
Lo storico e letterato ipotizza poi l’origine del nome di Montefiore, collegandola al passaggio della civiltà romana in vallata. Secondo Colombari:
«I Romani furono avidi di godere i piaceri della campagna; epperciò le famiglie doviziose, abitanti nelle popolate città, passavano la maggior parte dell’anno, specialmente l’estiva in amene villeggiature, poste o sulle spiagge del mare, o meglio, sulle colline. Su di queste, ch’eran le più attraenti ed incantevoli per natura, vi accumulavano artificiosamente tutte le sorta di delizie, con i splendidi giardini, ricchi di verzura e di fiori. Il nome Mons Florum, che ha il monte, all’est di Gemmano, ricorderebbe una di tali villeggiature romane».
Alle origini di Gemmano
Ruggero Benericetti ricostruisce, nel saggio “Gemmano e l’Antica Val Conca nell’alto Medioevo”, le origini di Gemmano:
“La posizione geografica di Gemmano predestinava il luogo fin dall’alto Medioevo a divenire un importante insediamento della Val Conca. Ad oltre quattrocento metri di altitudine, sospeso tra le aspre vette appenniniche del monte Carpegna e l’azzurro mare di Cattolica, è chiamato in effetti, con la vicina Montefiore, sentinella della Val Conca. Per trovare le prime tracce storiche del castello e del borgo è necessario risalire al tardo Medioevo. Come tanti centri nelle vallate meridionali del riminese trae origine da un antico castello arcivescovile. A Ravenna dunque e presso i suoi arcivescovi bisogna ricercare i fondatori ed i più antichi amministratori del paese. Ancora oggi la struttura di Gemmano, nonostante le devastazioni dell’ultimo conflitto, tradisce l’origine castrense. Il cuore dell’abitato, con la chiesa parrocchiale, dedicata al martire San Lorenzo, ed il municipio si trovano racchiusi entro le antiche mura. Poco discosto, e più tardo, l’oratorio della beata Vergine delle Grazie. molto caro alla devozione popolare. Il territorio municipale si estende alle frazioni di Onferno e Santa Maria del Piano, Marazzano, Sant’Angelo in Gaiano e Zollara. Certo nessuno avrebbe mai immaginato, nel secolo XI, quando Gemmano era ancora un semplice ed umile fondo di proprietà della chiesa riminese, che col tempo esso sarebbe divenuto castello, borgo e chiesa, così da eclissare per importanza i luoghi circostanti più antichi. Allora, alla metà del secolo XI, quando per la prima volta la località si affaccia alla storia, Gemmano è un umile fondo rurale, con qualche abitazione colonica sparsa, appartenente alla giurisdizione spirituale della pieve di San Savino”.
Il volume è corredato di foto, mappe e dettagli di elementi recuperati nel corso degli scavi a San Pietro in Cotto, come il “Frammento di lastra architettonica fittile raffigurante una immagine femminile” rinvenuto nella piana di San Pietro in Cotto, ora conservato presso i musei Civici Comunali di Rimini.
Angela De Rubeis