Vignette e balloons aprono la strada alla ricerca del Sacro, al senso del Mistero e alle suggestioni della fede. “Il fumetto non si sottrae affatto alle espressioni più caratteristiche del sentimento religioso”. Su queste basi nell’ambito di Cartoon Club, il festival internazionale da venticinque anni dedicato al cinema di animazione e al fumetto, è nato il premio Fede a strisce – Fumetto cristiano, “Riconoscimento unico nel suo genere in Italia” come spiega Paolo Guiducci, direttore del mensile Fumo di China e tra gli ideatori e giurati del concorso insieme al padre barnabita Stefano Gorla, direttore dell’area periodici per ragazzi San Paolo, e all’editore Alessandro Bottero. Il vincitore della quinta edizione “che con quindici opere in gara ha raggiunto il record di partecipanti” è stato proclamato venerdì 24 luglio al Grand Hotel. Si tratta di Roberto Battestini autore di E la luce fu!. Secondo classificato, Dino Battaglia che ha ricordato a fumetti padre Kolbe mentre una menzione speciale alle opere Nemrod e Il sogno di Padre Alfredo, testimonianza – a detta dei giurati – di come sia possibile parlare di religione anche nel fumetto popolare “rispettando la dignità della cosa e usando appieno la grammatica del genere”.
Tutto è nato nel 2000 quando Cartoon Club, da sempre attento alla dimensione sacra del fumetto, ha allestito una mostra sul tema. I lavori sono poi confluiti in un archivio permanente che come rimarca padre Stefano Gorla, “già produce i primi frutti ma può ancora svilupparsi molto, e meglio”. Grazie anche all’iniziativa del barnabita il progetto ha dato vita ad un volume specializzato sui testi comics che portano “sulle nuvole” la cristianità. “Quello tra sacro e fumetto – aggiunge Guiducci – è un abbinamento da sfruttare maggiormente nel nostro paese, sia per l’impiego degli strumenti da mettere in campo sia per la qualità dei prodotti editoriali”. I vantaggi, e il premio lo dimostra, non mancano. “Il fumetto è uno straordinario mezzo di comunicazione, poco costoso e molto dinamico, che aiuta a interagire con il lettore, lo coinvolge. In Italia il fumetto religioso non è molto sviluppato, come in generale non lo è il fumetto per ragazzi, mentre in area francofona per fare un esempio, gode di ottima vitalità, con molti editori in campo e molte iniziative mirate”.
Cartoon Club ha aperto una finestra su un aspetto poco noto, dunque, ma che può aiutare anche la pastorale. “L’archivio creato è davvero unico in Italia – sottolinea il direttore di Fumo di China – e può essere a disposizione di parrocchie e uffici di pastorale giovanile”. Le mostre allestite su San Francesco a fumetti (tra pochi giorni esposta presso il convento francescano di Villa Verucchio in occasione della festa del Perdono), “Giovanni Paolo II Un papa a quadretti”, e “La matita di Dio” sulla storia di madre Teresa di Calcutta, sono l’inizio di un percorso.
Nonostante le opportunità, però, “resta un abbinamento difficile in Italia – afferma l’altro giurato del concorso, l’editore Alessandro Bottero – per due motivi: da una parte l’impreparazione quasi totale degli autori di fumetti su tutto quello che è ‘sacro’ o ‘religione’, per cui spesso si scrivono e disegnano idiozie assurde; dall’altra un pregiudizio negativo contro la Chiesa cattolica e/o qualsiasi organizzazione religiosa. Il tutto si tramuta in una pletora di volumi faziosi e acidi, contro il cattolicesimo e/o il sacro, basati spesso su notizie sparate da tv o giornali”.
Quando poi riesce a trovare la giusta impronta sacra, il fumetto non sempre imbocca la strada stilistica migliore. “Spesso quello cristiano è didascalico, e anche un poco tedioso – aggiunge Bottero -. Per paura di non essere ortodossi al 100%, i fumetti religiosi spesso si rivelano mera agiografia o mera apologetica e questo è un rischio enorme”. Il rischio di “parlare a chi è già d’accordo”, di una comunicazione “che così resta all’interno di un circolo chiuso”. L’obiettivo è sempre quello di raccontare storie, “e le storie – rimarca l’editore – non devono essere sempre una esposizione aderente al cento per cento alle posizioni ufficiali della chiesa sulla bioetica o sulla teologia morale. È possiblle raccontare storie con mille sfumature”. L’importante, come dimostrano i vincitori di cinque edizioni di “Fede a strisce”, è veicolare i contenuti evangelici tramite un linguaggio nuovo, attrattivo, inusuale, come poteva esserlo ai suoi albori l’animazione applicata alla pastorale giovanile. “Peccato – conclude Bottero – che da parte delle gerarchie riscuota poca attenzione”.
Alessandra Leardini