L’esame di maturità del 2009 si è svolto all’insegna dello slogan “La scuola buonista del ’68 è stata archiviata” del ministro della Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, che, dall’inizio del suo mandato, aveva dichiarato guerra al lassismo scolastico. Il reinserimento del voto in condotta, l’inasprimento dei giudizi e un ritorno ad un clima di rigidità e disciplina si sarebbero tradotte, secondo l’entourage del Ministro, in un innalzamento del numero dei bocciati all’esame di maturità, e, in generale, a tutte le classi delle medie inferiori e superiori.
Rimini, isola felice
Ciò che è interessante, è che a fronte di questa nuova politica contro la promozione facile, ribattuta dalle colonne dei principali giornali, fa seguito, a Rimini, un numero di studenti che ha superato l’esame di maturità molto alto: il 98.27%. Non solo una percentuale altissima, ma anche una percentuale superiore a quella del 2008, che aveva visto il 97.5% prendere il diploma. In pratica, quest’anno ci sono stati 39 bocciati (per l’esattezza l’1.73%) contro 2.218 promossi. Cosa succede? Che Rimini sia la culla “della scuola buonista del ‘68”? Non esattamente. Innanzi tutto le prime stime del Governo sono state smentite.
“Ad un primo sguardo – afferma Giancarlo Mori, Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Rimini – sembra quasi ci sia una controtendenza. I dati positivi non riguardano solo la provincia di Rimini, ma anche quella di Ravenna e sicuramente tutta la regione. I numeri che il Ministero aveva comunicato (e che parlavano di 3mila studenti bocciati in più dell’anno scorso, su un totale di 15mila, cioè il 20%!) erano stati fatti su una campionatura ristretta. Gli esami non erano ancora finiti, e quei dati avevano un po’ il valore degli exit-poll”.
Ma che bravi gli studenti
Tutti i dati nazionali, quindi, sono stati rivisti al ribasso. Secondo le ultime stime i valori sono sostanzialmente uguali a quelli del 2008. Ciò non toglie che le percentuali riminesi sono davvero molto alte. Ma non si tratta solo di valori generali sul numero dei promossi. Anche le votazioni sono state positive. Su 2270 candidati, solo 214 (meno del 10%) si è diplomato con il minimo, 60, e di questi, un quarto erano candidati esterni. E se la maggior parte dei voti si attestavano tra il 61 e l’80, non sono mancate le eccellenze. Sono 360 gli studenti che si sono diplomati con un voto compreso tra 81 e 90, 176 quelli da 91 a 99, e infine in 147 hanno portato a casa un 100, e di questi, 27 con la lode! Come da prassi, le più alte percentuali si sono riscontrate nei licei, un po’ meno (ma non di tanto), nei tecnici, nei professionali e negli artistici. Sono stati 187 i candidati esterni che hanno superato la prova di maturità, con una percentuale di bocciati del 7.8%.
Il parere dei dirigenti
Numeri a parte, come si possono leggere questi dati? Per quanto riguarda il liceo classico, psicopedagogico “Giulio Cesare”, interviene la coordinatrice Irene Tartagni.
“Nella nostra scuola raramente riscontriamo problemi di condotta. Chi sceglie il Classico solitamente si propone già una certa impostazione scolastica”.
Una chiave di lettura interessante e più generale la offre il dirigente Giancarlo Mori.
“Se da una parte non si può che essere d’accordo con l’impostazione rigorosa del Ministro che suggerisce una scuola in cui sia pagato il merito, dall’altra, però, bisognerebbe concentrarsi sull’intero iter scolastico e non solo sull’esame finale. In questi ultimi anni ha preso piede un ragionamento, abbastanza omogeneo nelle diverse scuole, sull’importanza di dare vita ad un corso scolastico che valorizzi il ragazzo in tutti gli anni della scuola”.
In pratica invece che non ammettere all’esame di maturità, ha più senso bocciare negli anni precedenti, in modo da dare tempo allo studente di recuperare.
“Se si boccia all’ultimo anno – continua il dirigente – spesso lo studente ha già dietro delle lacune difficili da colmare, e a quel punto la bocciatura perde il suo valore, perché sarà difficile riprendere tutto il terreno perso”.
Il periodo da prendere in considerazione, quindi, non è più solo quello dell’ultimo anno delle superiori, ma di tutti gli 8 anni che si articolano nelle medie, poi nel primo biennio e nel triennio finale. “In questo senso possiamo davvero parlare di maggiore rigore – continua Mori – ma non sulla base di una moda o di una tendenza ispirata dal Ministro. La scuola riminese dimostra di avere un suo processo autonomo e solido, capace di autoregolarsi e che io definirei positivo. È un sistema che tiene”.
I dati delle medie
A corroborare queste stime concorrono anche i dati delle medie inferiori che confermano l’invariabilità dei dati rispetto allo scorso anno. Non solo, anche dove le bocciature si fanno più consistenti, come alla media “Dante Alighieri”, la questione della ripetizione dell’anno scolastico è stata a lungo discussa con le famiglie che hanno dato, alla fine, il loro consenso. Questo perché, nell’ottica di un percorso formativo, la bocciatura ha valore se interviene prima possibile, e nei casi in cui può davvero fare la differenza.
“La selezione – conclude Mori – ha più effetto se avviene nelle classi intermedie, non negli anni dell’esame. Secondo i dati in mio possesso, in queste classi il numero dei bocciati è aumentato sensibilmente, sia nelle inferiori sia nelle superiori”.
Insomma, prima ancora di scontrarsi con le norme anti-lassismo di Brunetta nel mondo del lavoro, gli studenti devono imparare il valore della coerenza e del merito, ma questo non solo nelle occasioni più eclatanti, come durante gli esami o nei momenti di svolta, ma durante tutto il corso degli studi.
Stefano Rossini