Anche quest’anno un numeroso gruppo di studenti delle superiori di Rimini e dintorni è salito sul Treno della Grazia (18-21 giugno) per partecipare a quest’iniziativa che, da 23 anni ormai, raccoglie bambini e giovanissimi per tre giorni nella piazza di Loreto per giocare, pregare, condividere momenti di vita insieme. Quest’anno, cifre da record: circa 750 tra ragazzi e ragazze, diversamente abili e non, educatori, sorelle e barellieri dell’UNITALSI e chi più ne ha più ne metta… Anche per la comitiva di Rimini, grandi numeri: quasi 70 volontari, dalla prima superiore alla quinta, nonostante la maturità imminente, che non si sono tirati indietro e si sono lasciati coinvolgere in questa grande, grandissima avventura. Giovani provenienti soprattutto dai licei scientifici Einstein e Serpieri e dal liceo classico Giulio Cesare, accompagnati dai docenti di religione don Giampaolo Rocchi e don Alessandro Zavattini; inoltre, ultimi ma non meno importanti, un gruppetto di ragazzi e ragazze di Savignano con il loro cappellano, don Alberto Pronti.
Durante il viaggio di ritorno mi aggiro per il corridoio del treno col mio quadernetto in mano, pronta a cogliere qualche pensiero, proposito, riflessione. La prima a parlare è Chiara, del liceo classico Giulio Cesare: “È la mia seconda volta sul Treno… Perché sono tornata? Non potevo non farlo! L’anno scorso mi era piaciuto tantissimo, un’esperienza davvero bellissima, intensa, stupenda! Mi ha lasciato tanta gioia, tanta soddisfazione e il desiderio di tornare a donarmi, di fare sempre meglio e sempre di più!”.
Gabriele e Matteo, 14 e 15 anni, oltre a essere i più piccoli del gruppo, sono alla loro prima esperienza. Mi colpiscono la loro carica, il loro straordinario entusiasmo e i sorrisi con cui accompagnano la mia intervista. A Matteo interessava fare esperienze nuove, e Gabriele ha trovato posto solo negli ultimi giorni, ed ora eccoli qui… “È stata un’esperienza particolare, ci si diverte con poco, e più si è più ci si diverte. Vedi, adesso se dovessi scegliere tra venire qui e divertirmi con 100, 200, 700 persone, e andare a Mirabilandia con gli amici… beh, verrei qui!”.
“Io all’inizio sono rimasto un po’ sconvolto nel vedere voi animatori grandi che ballavate e cantavate” confessa Gabriele “ho pensato: Ma questi sono matti! Poi però quando siamo andati al mare, è cambiato tutto. Io non sopporto l’acqua, eppure ho sentito una voce dentro che mi diceva: vai, buttati! E mi sono buttato, in tutti i sensi, non so se hai capito”.
“E l’incontro coi disabili?” “Beh, all’inizio sei titubante ma basta avvicinarsi giorno per giorno e sorridere sempre!”.
Entrambi vogliono tornare l’anno prossimo per ripetere l’esperienza.
Mi sposto di qualche metro e trovo Serena e Valentina dell’Einstein, che non sembrano tanto preoccupate del famigerato esame di maturità. Sono forse più stanche dei loro amici più piccoli, ma soddisfattissime. Sono anche delle veterane del Treno: Valentina ci sale da 3 anni, Serena da 5! “Nonostante l’esame” mi dicono “dovevamo tornare, era necessario per staccare, per avere un po’ di relax. Sì, relax, anche se relativo. Però con i bambini ti sfoghi sempre, torni bambino anche tu. È un’occasione di crescita spirituale”.
Ma perché tornare dopo tanto tempo, non ci si potrebbe dedicare ad altro?
“No! Il Treno della Grazia lo aspetti tutto l’anno e ogni volta è diverso, riesce a regalarti qualcosa in più!”.
L’ultimo incontro è con Chiara, del liceo psicopedagogico Valgimigli. Fa parte del MSAC, il Movimento Studenti di Azione Cattolica che da anni promuove e sostiene il Treno della Grazia.
Chiara, perché hai scelto di salire sul Treno? “Beh, è un’iniziativa che il MSAC propone: volevo toccare con mano! All’inizio ero un po’ dubbiosa, ma poi mi sono dovuta ricredere. Sono stati tre giorni profondi e significativi, che lasceranno un segno indelebile nel mio cuore! Non solo un momento di amicizia e condivisione, ma un vero e proprio pellegrinaggio, per stare più vicini a Gesù e a Maria. Mi è servito per rinfrescare il sorriso, che magari nella routine quotidiana si spegne un po’. Anche perché a Loreto si deve sorridere sempre e gratis, senza scrupoli!”.
Perché è importante che gli studenti partecipino a quest’esperienza?
“Perché allarga il bagaglio culturale di ciascuno, perché è utile soprattutto alla quotidianità: si impara l’umiltà, a non centrarsi del tutto su se stessi, non interessarsi tanto al voto quanto al volto di una persona. È arricchente. Oltre alla solita vita dello studente, c’è anche questo! Per tale motivo mi propongo non solo di ritornare, ma anche di riuscire ad attuare ciò che ho imparato nella vita di tutti i giorni. Si incontrano sempre persone che hanno bisogno”.
Chiudo il quaderno, e per le parole belle e importanti che ci ho appuntato sopra mi sembra che sia più pesante di un macigno. Davvero una bella testimonianza, ragazzi! Siete davvero Voci della Grazia!
Valentina Marchetto