Alla fine anche Verucchio è dovuta capitolare all’elettronica. Proprio i malatestiani che fino a pochi anni fa lanciavano frecciatine ai cugini di Santarcangelo, il cui orologio elettronico spesso è vittima di sbalzi d’umore di fulmini e saette. “Chissà dov’è finito l’orologio antico” si chiedevano nel capoluogo.
Il campanone civico di Verucchio (che dal 1684 scandisce con i suoi rintocchi la vita cittadina), adesso diventa automatico per recuperare la sonorità del suono a distesa. Il Comitato di salute sventola la notizia: i soldi per restauro e sistemazione ci sono, entro l’estate via ai lavori.
Per 500 anni il campanone è stato un “notiziario” udito e ascoltato da una valle intera. Adesso necessitava di una cura forte. A guidare il piccolo comitato c’è la coppia di irriducibili pasionari Agostino “Tino” Franzolini e Luciano Santolini: trovata l’attenzione del Sindaco e del Comune, e con in mano una lettera ufficiale che in pratica li ha “delegati” a “contattare aziende e privati per una sottoscrizione a favore del recupero della campana della torre civica del capoluogo”.
Franzolini della Torre e delle relative campane se ne intende. Per due decenni ha ricoperto il ruolo di “moderatore”, ovvero custode dell’orologio della Torre, per una promessa fatta all’amico e maestro Giuseppe Pazzini in punto di morte.
“Dell’originale meridiana del 1700 è rimasta la manovella, quello attuale risale al 1956; – spiega – il primo rintocco si è diffuso il 16 agosto”. Il compito di Tino non è stato dei più semplici: il mezzo è meccanico (risale agli anni Venti) e la ditta costruttrice (la Meloncelli di Mantova) è scomparsa. Risultato: ogni riparazione (dalle bronzine ai batacchi) pesa sulle sue spalle. Lui non si è lasciato impressionare e ha “moderato” il cronometro con ogni tempo.
Se Tino era il moderatore, Maria Riccardi era la “signora del tempo verucchiese”, ruolo che ha giocato fino ai 90 anni, e per 60 stagioni, durante le quali ogni giorno saliva la ripida erta che conduce alla torre campanaria per “richiamare” i concittadini ai principali momenti della vita quotidiana.
“Ho iniziato a far risuonare il campanone nel lontano 1936, e fino al 2000 le volte che ho saltato una giornata si contavano sulle dita di una mano. Mi «precipitavo» al campanile anche ogni volta che s’addensavano nubi nere su Torriana, che indicavano il temporale”. A spingere ’nonna’ Maria a continuare, più che il compenso quasi irrisorio riconosciutole appunto dal Comune (129,11 euro lordi mensili, poco più di tre milioni di vecchie lire all’anno quindi), soprattutto ragioni sentimentali. Ha passato il testimone alla nuora Elide Tordi, la quale a sua volta alla fine del 2005 si è messa da parte per dare l’incarico al cognato Alberto Bonfè, storico sagrestano e campanaro delle chiese verucchiesi. Il popolare “Babussa”, a 67 anni ha detto stop.
Ora il Comitato ha trovato gli sponsor (Coop. La Popolare, Scm Group e Fondazione Carim) a coprire i 10mila euro necessari all’intervento. Il grafico Jader Bonfiglioli e l’architetto Giovanni Giuccioli hanno redatto (gratis) un libretto sulla storia del campanone, che Pazzini Editore stamperà in 500 copie. Attualmente la campana segnala alle 8.10 l’inizio delle lezioni scolastiche, le 12 e il consiglio comunale. L’idea di dotare il campanone di impianto di automazione per recuperare la sonorità del suono a distesa è nata due anni fa, con il conseguente rifacimento della struttura portante.
Paolo Guiducci