Umiltà, schiena dritta e testa sulle spalle, sono caratteristiche che si apprezzano in ogni persona. Se poi si ha la fortuna di poterle ammirare in un calciatore, si rimane ancora più stupiti. In un calcio che propone esempi poco edificanti come Mario Balotelli, ci sono ancora giocatori di pallone che riescono ad essere uomini, abbinando ai piedi buoni e alle ottime geometrie di gioco, anche la capacità di essere un esempio da seguire fuori dal campo. Uno di questi è sicuramente il purosangue riminese Francesco Lunardini, 25 anni, una vita passata a dare calci al “cuoio” girando diverse squadre fino ad approdare al Parma, formazione nella quale si è ritagliato un posto da titolare raggiungendo una grandiosa promozione in serie A. Qualità umane e tecniche non gli mancano e questo ha certamente permesso al “Luna” di convincere tutti in Emilia, ma anche in tutte le società nelle quali ha giocato fino ad ora nella sua carriera. L’unico dubbio, ora che la massima serie è stata conquistata, riguarda il suo futuro: il suo cartellino è in comproprietà tra Rimini e Parma fino al 2012, senza alcun diritto di riscatto fissato. Lui però ha ben chiare le idee su quello che vorrebbe fare.
Quando è iniziata la carriera di Francesco Lunardini?
“Ho iniziato nei Pulcini del Torre Pedrera quando avevo 7 anni. Poi a 13 sono passato al Rimini e dopo quattro stagioni nelle giovanili sono passato in prima squadra. Durante la stagione in C2 ho collezionato qualche presenza e l’anno dopo sono andato in prestito al Val di Sangro, in Abruzzo. Poi i successivi tre campionato li ho disputati con la maglia del Pavia, squadra nella quale ho iniziato a giocare con continuità”.
Quindi è stato in Abruzzo, a Pavia e a Parma: quale di queste città le è piaciuta di più?
“La più bella è sicuramente Parma. È piccola ma signorile, è pulita, con molte aree verdi, ha belle chiese e si può girare in bicicletta. Inoltre si mangia divinamente”.
Cosa le manca di Rimini?
“Certamente il mare. Tono a casa praticamente ogni fine settimana e Rimini è il top: una città a misura d’uomo, con un mare che rappresenta il 99% della sua bellezza, e non è da tutti averlo”.
Quando ha saputo dell’interessamento del Parma?
“L’ho saputo il giorno prima della gara con il Cittadella. Mi ha comunicato tutto il mio procuratore: sono rimasto sbalordito, non me lo sarei mai aspettato! Inizialmente non sapevo quanto dovevo essere contento dato che non sapevo il reale motivo dell’interessamento del Parma. Successivamente ho parlato con mister Selighini e molte altre volte col mio procuratore che era in contatto col Direttore sportivo parmense. Sono a venuto a conoscenza solo dopo del fatto che l’interessamento per me era stato di Guidolin che mi aveva notato durante la gara con il Pisa. A quel punto non ho esitato ad accettare”.
Qual è stato il motivo che l’ha spinta a trasferirsi a Parma e quali erano i dubbi maggiori?
“Il motivo che mi ha spinto è stato sapere che mi aveva voluto Guidolin. La garanzia per me era il suo interessamento nei miei confronti, non mi serviva sapere altro. Il dubbio risiedeva nel fatto che non sapevo bene se i contatti della società emiliana per portarmi a Parma erano stati intavolati perché erano realmente interessati a me oppure servivano soltanto per sbloccare l’operazione di mercato con la quale Vantaggiato sarebbe poi passato in gialloblu. Invece poi ho scoperto che l’interesse era reale”.
Ma è vero che ha saputo dell’affare guardando Sky?
“Verissimo. Ero in ritiro con la squadra e guardando Speciale mercato su Sky ho visto che davano per definitivo il passaggio di Lunardini al Parma. Poi ho saputo che la società e il mister lo sapevano già”.
Un’emozione durata una settimana visto che sette giorni dopo ha esordito con la maglia crociata proprio al “Neri”.
“È stata la partita più difficile. I primi cinque minuti sono stati un po’ strani perché ero abituato a passare la palla a giocatori con la maglia biancorossa. Sono andato un attimo in confusione e mi chiedevo: A chi la devo passare? Ad un certo punto ho guardato la maglia che indossavo e mi sono chiarito le idee”.
A Parma ha collezionato 18 presenze giocando con quella continuità che a Rimini non trovava. Cosa è cambiato?
“Il cambiamento è nel sistema di gioco che adotta Guidolin, verso il quale sarò eternamente grato per avermi dato l’opportunità di mettermi in mostra in una squadra importante come quella nella quale gioco ora. Sto davanti alla difesa, recupero i palloni vaganti e imposto il gioco in maniera semplice. È quello che mi chiede di fare. Poi ci sono giocatori come Budel che hanno più qualità di me e nelle gare nelle quali serviva maggior qualità giocava lui”.
Dica la verità, inizialmente sentiva un po’ di scetticismo nei suoi confronti?
“Scetticismo non ne ho sentito. Se il Parma voleva, aveva i mezzi economici per prendere un altro centrocampista e mi avevano messo al corrente del fatto che forse un altro mediano l’avrebbero acquistato, anche se poi così non è stato. La gente si aspettava molto da Vantaggiato e quindi io potevo restare sereno. Non mi conoscevano e non si aspettavano cose più grandi di me: ho avuto carta bianca”.
Come è stato l’ambientamento?
“Mi sono ambientato subito. Il gruppo è esemplare: nonostante tutti avessero della esperienze in serie A non te lo facevano pesare. Per il resto ho legato molto con Antonelli, Rossi, Manzoni e Paloschi, che sono tutti più giovani di me”.
Sabato scorso, nella gara contro il Vicenza, per lei è arrivato il primo gol tra i professionisti. Ma vista la morte del giovane tifoso vicentino forse è stata una rete un po’ amara.
“Il gol per me è stata una gioia immensa che aspettavo da tempo e si è visto benissmo dalla mia esultanza. Poi purtroppo è successo quel che è successo: ha pagato una vita umana in una partita di calcio. Siamo tutti molto dispiaciuti”.
Ma aveva senso continuare una partita inutile per la classifica? Il Parma era già in A e il Vicenza era ormai salvo da tempo.
“Lì per lì la volontà di tutte e due le squadre era quella di fermarsi, ma alla fine ha deciso il questore anche se dopo si è giocato in un clima surreale”.
Quando era a Rimini per un lungo periodo è stato fischiato da alcuni tifosi biancorossi: ha capito il perché?
“Se i tifosi mi fischiavano magari è perché non ho giocato come potevo rendere o come avevo reso l’anno precedente. Alcune volte, come nelle gare con Vicenza e Bari, ho accusato i fischi non riuscendo a dare il meglio di me. Poi ho sempre cercato di reagire: ero sicuro che ne sarei uscito. E dopo Natale, con le prestazioni col Pisa e col Cittadella ci stavo riuscendo”.
Adesso che ha conquistato la serie A, quali sono i suoi progetti futuri?
“Spero di essere riconfermato. Ovviamente una squadra con grandi potenzialità economiche come il Parma si rafforzerà, ma io vorrei provare a misurarmi con la serie A. So che avrei giocatori importanti davanti a me, però nella mia carriera ho capito che lavorando sodo si possono anche raggiungere dei risultati. Se a Parma mi diranno che io posso essere utile anche la prossima stagione, rimango. Vorrei provare a fare questo saltello di categoria. Senza nulla togliere al Rimini”.
A proposito, crede nella salvezza dei biancorossi?
“Sì, ne ha tutte le potenzialità”.
Matteo Petrucci