Se anche le mamme scendono in rivolta, allora la situazione è davvero seria. Puerpere e signore col pancione una a fianco dell’altra: il corteo partito da piazza Vittorio Emanuele a Novafeltria, ha nel mirino la chiusura del Punto Nascita dell’ospedale “Sacra Famiglia”. E proprio al nosocomio di vallata, al centro di tante attenzioni – ma non tutte propriamente benevoli – in queste ultime settimane, il corteo si è diretto, composto ma deciso.
“Il 20 aprile è stato chiuso tempestivamente il Punto Nascita – afferma Silvia Giorgetti, la portavoce di circa 200 mamme – La mancanza di un pediatra segna una disfatta per tutte noi. Ciò che preoccupa di più è il mantenimento del servizio d’emergenza/urgenza. La direzione sanitaria ha preparato procedure operative che dovrebbero garantire un percorso facilitato per il trasferimento delle donne in procinto di partorire, negli ospedali del circondario. Ma se si trattasse di un’urgenza?”. La situazione non è per nulla chiara. “Dobbiamo prima arrivare al Pronto Soccorso locale, per poi essere trasferite? Vogliamo personale medico per assistere a casi estremi. A rischio c’è la nostra vita e quella dei nostri bambini”.
La delegazione che ha “puntato” al presidio, dunque, ha idee precise. “Fin d’ora nessuno ci ha ascoltato e abbiamo deciso di agire. – rilanciano le mamme –Vogliamo farci sentire sia da Pesaro che da Rimini. Non vogliamo essere abbandonate”. Messaggio forte e chiaro, che al nosocomio han cercato di ricevere. Il direttore di Zona Asur di Pesaro, il dott. Gianni Genga, però a Novafeltria non s’è visto. Non c’era richiesta scritta da parte dei manifestanti, dunque nessun incontro, è la sentenza dell’amministrazione sanitaria. Chi non ha chiuso le porte è stato il dott. Gianfranco Cicchetti. Ma il direttore sanitario ospedale Novafeltria allarga le braccia: “Se il problema del personale (e in particolare dell’anestesista, con i suoi alti costi, ndr) non è stato risolto finora, dubito fortemente che possa trovare una soluzione nell’immediato futuro. Mancano pediatra (problema annoso, che attanaglia la vallata da anni, ndr)) e ginecologo”. Cicchetti mette le carte in tavola: “abbiamo scritto alle Asl delle Marche e di Rimini, ma tali figure non sono state reperite”.
Cosa debbono attendersi dunque le mamme? “In base allo studio fatto e alle procedure stabilite, ci affidiamo al servizio del 118 e all’Ospedale di Rimini per casi urgenti e particolari (come il distacco della placenta)“ sentenzia Cicchetti.
La soluzione non tranquillizza le partorienti. E anche tra i cittadini cè chi scuote la testa. Tra i più scatenati c’è Oddo Triani. “L’emergenza/urgenza così non è garantita, altro che storie” attacca il presidente Aovam. Il quale avverte: l’associazione avrebbe pronte donazioni per l’ospedale, ma senza chiarezza sul futuro, non se ne farà nulla.
P. Guiducci / R. Celli