È polemica in Italia sui recenti respingimenti in mare, verso la Libia, di barconi di immigrati, con potenziali richiedenti asilo che fuggono da situazioni di guerra, carestia, violazioni dei diritti umani. Mentre il governo italiano lo definisce un “fatto storico”, critiche arrivano dal Consiglio d’Europa, dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), dalle associazioni che operano con gli immigrati e da buona parte del mondo cattolico.
Tanto clamore procurato dal governo per il respingimento di alcuni barconi di immigrati, quando gli stranieri senza permesso di soggiorno in Italia sono circa 1 milione. Basti pensare che al decreto flussi del 2007 sono state presentate oltre 700 mila domande. Ma se guardiamo alle espulsioni, scopriamo che nel 2008 sono state poco più di 6 mila. Ecco che allora tutto il dibattito sui respingimenti ha il sapore di una mera propaganda elettorale.
Tra l’altro la percentuale di migranti che tenta la traversata e giunge sulle coste italiane è solo una minima parte del totale complessivo di stranieri che arrivano nel nostro paese. Negli ultimi anni la popolazione immigrata nel nostro paese aumenta al ritmo di poco superiore ai 300mila l’anno; nel corso dell’intero 2008 sono sbarcate – i dati sono del Viminale – quasi 37 mila persone. Dunque, il dato oscilla intorno al 10%. Se poi contiamo quanti sbarcano chiedendo e ottenendo asilo politico, la percentuale scende ancora di più. Rendendo di fatto l’ingresso via mare dalle coste africane come una delle modalità meno frequenti in termini assoluti.
Insomma molta propaganda e clamore e intanto le risorse per integrare gli immigrati diminuiscono! Il fondo per le politiche di integrazione è stato quasi azzerato. Sono rimasti 5 milioni di euro, contro i 300 della Spagna e i 750 della Germania.
Sarebbe interessante vedere quanti stranieri sono impiegati nelle case e nelle imprese di tanti politici parlamentari che non vogliono un’Italia multietnica. Berlusconi sa che gli italiani la pensano come lui. Se hanno bisogno ricorrono alle badanti o assumono stranieri nelle loro imprese, ma in cuor loro vorrebbero che in Italia di stranieri non ce ne fossero. Il nostro Paese sta vivendo questa profonda schizofrenia, fra ciò che desidererebbe essere e quello che di cui ha bisogno e che inevitabilmente è.