La mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa, all’interno della quale se una parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei; e se una parte si sforza di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo”. Con queste parole e con questo spirito il Papa ha salutato la gente colpita dal terremoto a L’Aquila e dintorni. “Vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno”. “La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma”.
Non è stata una visita di cortesia, o peggio una formalità. Con la sua presenza ha voluto dire: la Chiesa c’è, è presente e resta con voi. Ma altrettanto importante per il Papa l’impegno delle istituzioni e delle imprese. Non si può vivere in emergenza, questa deve finire per ridare spazio alla normalità e al futuro.
L’esortazione è stata quella di guardare in alto, di avere fede, quella stessa fede che la gente qui non ha perso anzi ha riscoperto. La solidarietà ricevuta in questi giorni è servita a riscoprire antichi valori. Così il Papa si è soffermato sul “valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere”. “È un sentimento altamente civico e cristiano, si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo un’efficiente macchina organizzativa – ha ribadito- c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato”. Infine il ricordo di chi non c’è più, che diventa sprone alla rinascita:“È proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto: l’amore. L’amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato”.