L’ultimo caso si è verificato a fine marzo, quando due gruppi di ragazzine tra i 14 e 15 anni si sono dati appuntamento al Centro Studi di Rimini per un regolamento di conti. Prima sono volate parole grosse, poi si è passati a una bassa rissa da bar, stile western.
Uno dei tanti fatti di bullismo finiti in questi mesi sulle pagine dei giornali. Ma attenzione.
“I media spesso sono i primi a confondere il bullismo che imprime violenza ripetuta con atti occasionali”, spiega Giannino Melotti, professore di Psicologia sociale e coordinatore scientifico dell’indagine commissionata dalla Provincia all’università di Bologna dal titolo Comportamenti violenti in adolescenza. Grazie a questa ricerca è stato studiato su un campione di 1.420 adolescenti, il rapporto tra giovani e violenza e in un secondo momento analizzate 221 sentenze del Tribunale dei minori di Bologna relative ai reati commessi nel riminese tra il 1997 e il 2006.
Definire il quadro generale sui comportamenti violenti agiti dagli adolescenti, vuol dire tenere conto di tanti pezzi della vita di un giovane: il luogo di nascita, la composizione e lo status socio-culturale della famiglia, il rapporto con genitori e amici. Solo in questo modo si è grado di ricostruire il puzzle. Su 1.420 individui, in un’età compresa tra i 14 i 18 anni provenienti dalle diverse tipologie di scuola superiore, l’82% vive con entrambi i genitori i quali, in prevalenza, hanno il diploma di scuola media superiore. Fin qui nulla di strano.
A destare qualche riflessione, che lo stesso professore, però, dichiara non preoccupante, è il secondo passo: sulla base dei comportamenti violenti come atti vandalici, furti, possesso d’armi, minacce, risse di gruppo e violenze fisiche, il 27% ha dichiarato di aver commesso atti vandalici e il 26% di aver partecipato a risse di gruppo. Nel complesso 619 hanno avuto almeno una volta comportamenti violenti e solo 327 negli ultimi 12 mesi.
Ma chi sono questi giovani?
Questi “bravi ragazzi” hanno tra i 16 e i 17 anni e sono iscritti ad istituti tecnici. Ovviamente non si prescinde da una presenza femminile che non spicca, ma c’è. Tra chi ha dichiarato di aver danneggiato di proposito qualcosa c’è un buon 18.4% di ragazze contro il 34% di maschi; di questi ultimi il 21% porta con sé un oggetto atto ad offendere. Visti con pregiudizio sempre e comunque, i giovani stranieri non superano per comportamenti violenti gli italiani: di uso frequente è la partecipazione a una rissa di gruppo che avviene principalmente in strada (47%) o in discoteca (39%).
Lascia perlomeno perplessi lo stato di coscienza di questa nuova generazione: alla domanda Fare cose illegali è considerato accettabile dai tuoi amici? il 66.4% ha risposto di sì, mentre il 32% che include soprattutto ragazze, liceali, e adolescenti ancora troppo piccole, ha risposto di no. Nel rapporto con le azione illegali, i maschi si aggiudicano il primato per quanto riguarda rubare biciclette o violare la proprietà privata mentre le donne si vantano per murales, fumare spinelli e usare droga. In tutto questo il lavoro di controllo della famiglia è fondamentale.
“Il controllo, poi dev’essere sostenuto dalla fiducia e da un dialogo di confronto. Quando i genitori esercitano una pressione o dei divieti l’effetto ottenuto, di solito, è sempre il contrario. La fiducia è alla base di tutto”, spiega Melotti.
L’acme dei reati commessi giunge in estate, come dimostrano le 221 sentenze del Tribunale dei minori di Bologna. Infatti, l’aumento dell’afflusso di giovani in Riviera determina la facilità di procurarsi della droga e di commettere piccoli e grandi reati. I maggiori imputati sono i ragazzi (88%); la classifica dei reati vede il furto (47%) e la violenza fisica contro la persona (14%) ai primi posti. Non è un caso che solo il mese di agosto comprenda più di un quarto dei casi presi in esame e quasi tutti commessi da minori residenti fuori dalla provincia di Rimini ma che solo qui, grazie all’industria del divertimento, possono lasciarsi andare a comportamenti illeciti.
Marzia Caserio