I toni sono distesi, ma qualche colpo ben assestato arriva lo stesso. Marco Lombardi, candidato Pdl alla presidenza della Provincia di Rimini ha ben sfruttato il ring di Metropolis, la trasmissione di approfondimento televisivo guidata da Gianluca Angelini, in onda su IcaroRiminiTv, il martedì sera. Lo stile è quello dell’uno contro tutti. Da una parte il candidato, dall’altro i rappresentanti della stampa locale. Alessandra Leardini de il Ponte, Paolo Facciotto de La voce di Romagna, Maurizio Andreoli de Il Corriere di Romagna e il padrone di casa. Dalle alleanze presenti, alle possibili future, dalla viabilità alla sicurezza, il candidato è un fiume in piena, risposte secche e colpi precisi, dritti verso una sinistra che viene fuori nei discorsi di Lombardi più di una volta. E dire che gli spunti non mancavano, sia in risposta alle dichiarazioni che appena una settimana prima, dalla stessa poltrona di ospite, aveva rilasciato il candidato Pd Stefano Vitali, sia in risposta ai tumulti tutti interni alla sinistra, che ha prodotto assieme a Vitali la candidatura di Maurizio Taormina (ospite a Metropolis, martedì 5 maggio).
E di possibili “tumulti” e di fresche “intese” parla Gianluca Angelini, che apre le danze sollevando una questione:
L’alleanza con la Lega Nord, che spesso ha fatto da ago della bilancia nella destra. Che tipi di rapporti di forza produrrà nel riminese, alla luce anche del fatto che i rappresentati di questo partito spesso si sono distinti per il loro “accalorato” modo di proporsi?
“Questa è per noi un’alleanza strategica – commenta il candidato – che parte da un’alleanza di governo. Anche se il suo peso va misurato in relazione alla forza che questo partito ha sul nostro territorio, di certo inferiore a quella che per esempio può avere nel Nord Est o in Lombardia. Ma è sì un’alleanza strategica e con questa mossa non facciamo altro che portare avanti dei buoni rapporti che si erano già instaurati in precedenza. Come prevedere possibili screzi con gli amici della Lega? Certo, spesso portano avanti le loro istanze in modo vigoroso e non escludo possibili discussioni, ma all’interno di quella che, ripeto, è un’alleanza strategica”.
Primo round
Il primo giro di domande ruota intorno allo slogan scelto dal candidato “Rivoluzione moderata”.
È Paolo Facciotto a interrogarsi per primo sulla questione:
Il suo slogan è stato letto come “ideologico”. Pensa che i riminesi sentano il bisogno di una rivoluzione? E che cosa significa per lei rivoluzione moderata? Anche nei fatti concreti della pubblica amministrazione, intendo.
“Intanto, penso che questo slogan abbia fatto capire, fin da subito, quale era il filo conduttore della mia campagna elettorale. C’è bisogno di una rivoluzione. Una rivoluzione nel modo di amministrare, nel modo di gestire i rapporti all’interno della società, nel modo di considerare l’ente pubblico. L’ente pubblico, infatti, non deve essere il centro di ogni cosa, ma deve indirizzare e controllare. Ecco quale deve essere la rivoluzione. Moderata, perché non siamo in una zona disastrata del Paese. Siamo in un tessuto sociale nel quale il rapporto tra società civile ed ente pubblico ha una sua storia. Non vogliamo travolgere e stravolgere quel che di buono è stato fatto”.
Dolcezza, morbidezza, moderazione si sono viste pure quando il suo partito è stato all’opposizione. Come lo spiega? chiede Alessandra Leardini.
“Questa è un’annosa questione. Noi ci siamo sempre posti come forza di opposizione ma che pensava al governo. Abbiamo fatto, in questi dieci anni, opposizione anche dimostrando la nostra capacità di governo. In molte occasioni, quindi, abbiamo appoggiato e sostenuto alcune politiche che ci sono sembrate giuste, come quelle sulla crescita dell’aeroporto e della Fiera. Siamo stati considerati morbidi, forse siamo stati poco compresi”.
Non proprio morbido, invece, è stato l’attacco che lo stesso Lombardi ha rivolto alla dirigenza uscente. Si tratta della recente diffusione di un opuscolo di “rendiconto” dell’operato della Provincia, che secondo il candidato avrebbe favorito il “collega” Stefano Vitali.
Non mi è sembrato così morbido nella querelle legata all’opuscolo. coglie la palla al balzo il padrone di casa.
“Ho criticato questo opuscolo, perché a mio parere, andava contro alla neutralità che, in questi casi, dovrebbe essere propria delle istituzioni”.
Breve parentesi e si torna subito sui binari. È il collega del Corriere di Romagna, Andreoli, a sollevare la questione delle alleanze politiche.
Che cosa è successo con l’Udc, che ha deciso di viaggiare da sola? È una rottura paragonabile a quella che ha interessato la sinistra e quindi la vicenda della doppia candidatura Vitali/Taormina?
“La questione è totalmente diversa. Con l’Udc esisteva già un accordo, anche se solo verbalmente. Noi abbiamo tergiversato sulle scelte delle candidature e questo ha creato un problema, tanto che si sono orientati verso una scelta autonoma. La questione Taormina/Vitali invece, esprime un disagio interno alla sinistra. Vi è poi da considerare la questione dell’elettorato. L’Udc ne ha uno suo che non mi toglierà dei voti – tanto che l’Udc si è dato già disponibile ad un apparentamento nel caso di ballottaggio al secondo turno – nel caso della sinistra credo che questo non avverrà”.
Secondo round
Cannibalizzazione dei voti, possibili apparentamenti al secondo turno. Verte su questi temi la seconda domanda di Facciotto.
Ma se al secondo turno si trovasse contro Vitali, se la sentirebbe di fare un apparentamento con i delusi della sinistra?
“Proprio per l’atteggiamento che abbiamo avuto in questi dieci anni, credo che abbiamo tutte le carte in tavola per interpretare anche le aspirazioni di chi vota centro-sinistra. Io spero di vincere al primo turno. Ma la prospettiva è quella del ballottaggio. In quel caso valuterò le possibili alleanze in base a coloro che vogliono cambiare il modo di amministrare la Provincia. Coloro che si troveranno in sintonia con me, rispetto a questa aspirazione, saranno i benvenuti”.
Secondo lei, da che parte andranno i voti dei cattolici, visto che in campo c’è l’Udc, partito dichiaratamente vicino alle esigenze dei cattolici, ma anche due persone come lei e Vitali, da anni impegnati nell’associazionismo e comunque vicini a questo mondo? incalza Angelini.
“Stiamo parlando di un elettorato molto vasto. Credo che in molti sappiano già come votare, siano già ben collocati secondo la loro convinzione politica. Io mi aspetto un minimo di spostamento a mio favore, in merito a quello che si è fatto in questi anni come amministrazione. Non credo che sia giusto dichiararsi cattolici in politica, senza che questo indichi una coerenza nell’attività politica. Sia io che Vitali abbiamo dieci anni di militanza, saranno gli elettori che non hanno ancora scelto a valutare quello che abbiamo fatto in politica in questi anni”.
Cosa risponde a Vitali, che proprio da questi studi televisivi ha detto che si dimetterà in caso di sconfitta e che è l’unico candidato “senza paracadute”? domanda la Leardini.
“Dire che uno che opera in questa sinistra non ha il paracadute mi sembra qualcosa che assomiglia più a una bugia che a una cosa vera. Vitali ha detto che smetterà di fare politica: vedremo”.
Il discorso cade inevitabilmente nel confronto tra destra e sinistra. Ecco che Facciotto chiede:
Le è stato difficile ottenere la candidatura. Pensa che questa destra sia realmente unita?
“È vero noi abbiamo discusso e anche litigato, ma siamo in una comunione d’idee, che comunicheremo anche ai nostri elettori, nel corso di un’assemblea pubblica, indiscutibile. C’erano delle rotture e sono state ricomposte. È il centro sinistra che mi pare non le abbia ricomposte”.
Il tema della sicurezza, e quello dell’abusivismo?
“Quello della sicurezza è un fattore determinante nella qualità della vita sia per i cittadini che per i turisti. Chi arriva dalle grandi città per esempio, si aspetta un luogo sicuro. Dobbiamo operare in modo da creare sicurezza reale, ma anche la percezione che se ne ha. La Provincia, insieme ai Comuni, anche se non ha competenze in questo campo, deve adoperarsi, anche con accordi con realtà private, per migliorare questa offerta. Io ho un’idea per esempio, quella di potenziare, regolamentandole, le forze messe in campo dal popolo dei buttafuori. Si libererebbero delle energie e non si dovrebbe chiamare la polizia per tutto se queste persone potessero intervenire in taluni contesti. Possiamo essere una Provincia pilota, già c’è una legge a livello regionale. Per quanto riguarda l’abusivismo, invece, credo che dobbiamo abbandonare la concezione della sinistra, che lo ritiene un fenomeno folkloristico, per darne una valutazione reale, cioè un sistema che aiuta la criminalità organizzata a danno degli altri commercianti”.
Altra questione è quella sollevata da Andreoli, rispetto alle accuse mosse alla politica riminese e di un certo atteggiamento compiacente nei confronti di alcune lobby, come per esempio quella dei costruttori.
A Rimini ci sono lobby? La politica ci si piega davanti?
“Proviamo a cambiare l’amministrazione della Provincia e poi vediamo se i cittadini la penseranno ancora in questo modo. Io penso che rispetto a questi poteri forti si debba tenere una certa neutralità. Noi dobbiamo pensare al benessere dei nostri cittadini e allo sviluppo della provincia. Se i poteri forti vanno in questa direzione bene, altrimenti vanno contrastati”.
E la discussione prosegue da un: “Il trc è una soluzione troppo vecchia e non risolve i problemi di viabilità” a “Potenziare lo sport vuol dire potenziare le strutture” a un “La mia campagna elettorale costerà 50 mila euro” sino a un “Mia moglie sindaco a Verucchio? Non credo ci siano dei conflitti. Lei ha tutti i titoli per candidarsi, io non penso di poter fare, verso Verucchio, meglio e più di quello che ha già fatto questa dirigenza”.
E infine, “Strappare Bellaria alla sinistra sarebbe una bella impresa. Ma che soddisfazione”.
Passano 40 minuti. Lombardi porta a casa il punto, la partita chissà…
Angela De Rubeis