Probabilmente è l’argomento più amato dagli italiani dopo il calcio: stiamo parlando del meteo. Occasione di discussioni in ufficio, terreno di scommesse, materia da declinare in concreto prima di partire per le vacanze o organizzare una gita. La grande attenzione riservata in ogni epoca e a ogni latitudine al tempo che fa (e che farà in un futuro più o meno vicino) è una certezza evidente e indubitabile.
Nelle società contadine del passato, un complesso di riti e di credenze provvedeva a mitigare la paura dell’ignoto in materia di clima. Oggi, nell’occidente postindustriale, i fenomeni meteorologici sono divenuti una realtà scientificamente prevedibile, almeno nel breve periodo. Grazie a satelliti, calcolatori e alla capillare rete informativa che ne divulga i risultati, sappiamo con quasi assoluta certezza come sarà il tempo domani, ma anche tra quattro o cinque giorni, nel luogo dove abitiamo o dove intendiamo trascorrere il fine settimana. Anche Rimini, città d’avanguardia, in quest’epoca di “meteomania” può vantare una stazione meteorologica professionale, installata presso la Colonia Comasca in occasione del progetto “Una questione di Tempo”, con l’obiettivo di condurre uno studio sui fattori climatici caratteristici dell’area riminese. Grazie alla stazione meteo sarà possibile monitorare per tre anni il clima della città, valutando la relazione tra i fenomeni meteorologici osservati e il clima e stimando l’influenza che la condizione atmosferica avrà sull’habitat, sulla morfologia del territorio, sulle attività umane e sul consumo energetico. D’altra parte, in riviera, la passione per il meteo ha radici profonde: marinai e bagnini di ogni epoca hanno vantato la loro competenza in materia.
Strani “Bernacca”
Uno di loro in particolare, ha portato la sua conoscenza (e la sua simpatia) in radio: Enrico il bagnino è il Bernacca di Radio Deejay, e tutte le mattine presenta nell’etere le meteo-esperienze della sua vecchia famiglia di bagnini riccionesi. Un altro “meteo-maniaco” è un singolare santarcangiolese, Ivano “Arcibaldo” Mariani, anche lui creatore di un sito web dove, oltre una miriade di curiosità e bizzarrie sulla città clementina, spunta un’ampia sezione dedicata alle previsioni. Se parliamo di pagine internet, però, la palma d’oro va senza alcun dubbio a quella creata da Savignano sul Rubicone, nemmeno 17mila abitanti e un sito interamente dedicato alle condizioni del tempo (savignanometeo.com). La pagina, curata dalla Protezione Civile, è particolareggiata, esauriente e aggiornata ogni quindici minuti, grazie alle telecamere webcam collegate al sito stesso.
Quindi, è davvero il caso di dirlo, tutti pazzi per il meteo. Migliaia di siti internet specializzati, dai più seri e conosciuti, a quelli fai da te, corsi di meteo-didattica per meteofili (rintracciabili sul web), organismi, osservatori, corpi militari (l’Aeronautica in primis), istituzioni sempre più qualificate, come il centro Epson di Milano, ormai famigliare anche ai bambini. Da sei anni la scienza meteorologica, non paga dei brevi spazi televisivi che le sono concessi, irrompe anche in prima serata su Raitre, con uno dei programmi più seguiti, Che tempo che fa, in parte dedicato proprio ai dotti consigli degli specialisti in materia, primo tra tutti il climatologo Luca Mercalli.
Aristotole il precursore
Ma chiunque pensa che l’interesse per il meteo sia frutto dei tempi moderni, si sbaglia di grosso: già intorno al 340 a.C. Aristotele scriveva Meteorologica, un libro che presentava osservazioni miste a speculazioni sull’origine dei fenomeni atmosferici e celesti. Qualche secolo dopo, nel Medioevo, le previsioni erano elaborate utilizzando come riferimento la posizione di pianeti e stelle, e su questa base s’iniziò ad elaborare un sistema di riti e di credenze. La meteorologia della società contadina arcaica, non potendo contare su alcuno strumento sicuro, si è adoperata nel panorama pittoresco dei proverbi sul tempo, molti dei quali sopravvivono ancor oggi: chi non crede che se c’è rosso di sera, bel tempo si spera o rosso di mattina la pioggia si avvicina o a cielo a pecorelle, pioggia a catinelle? Le comunità cristiane rurali dei tempi passati, per invocare le piogge estive, oltre che alle preghiere, si affidavano alle lacrime dei santi, che cadendo dal cielo potevano salvare i raccolti dalla siccità: le lacrime di San Pietro, tra il 28 e il 29 giugno, rammentano la sua morte, mentre le lacrime della Maddalena erano invocate il 22 luglio come ricordo delle lacrime calde di pentimento versate dalla donna per la vita immorale condotta fino alla sua conversione.
In realtà, queste usanze non sempre possono essere archiviate come tradizioni del passato. Ancora oggi, nell’urbinate, è consuetudine fare le previsioni nella notte di San Paolo dei segni, riponendo su un’assicella una foglia di cipolla contenente del sale; siccità e piovosità sono determinate dalla quantità di sale rimasta integra e da quella disciolta. Ciò che la vecchia comunità contadine proprio non conosceva, invece, è la meteoropatia, frutto della modernità, che se in passato poteva essere associata al massimo a un leggero cambiamento d’umore, oggi è un’ipersensibilità ai cambiamenti climatici, che si manifesta con patologie a carico dell’apparato nervoso, delle ossa, oltre che sull’umore.
Per non parlare dei dibattiti che sorgono intorno al meteo e alle previsioni meteorologiche. È di appena una decina di giorni fa la controversia sulle presunte errate anticipazioni meteo delle vacanze pasquali, con conseguenti lamentele da parte di albergatori e ristoratori, che – dicono – si sono trovati senza turisti a causa dell’annunciata pioggia che non c’è stata, e consequenziali risposte da parte dei centri meteorologici.
Insomma, fa litigare, appassionare, cambiare umore, genera detti e superstizioni, oltre che un numero illimitato di siti internet. Interessa a tutti, ma proprio a tutti. E tutti sono pazzi per il meteo.
Genny Bronzetti