Slot machine, Gratta e Vinci, scommesse. Per chi vuole puntare tutto sulla fortuna, i modi per farlo, sono tanti e ogni giorno ne nascono di nuovi. Attenzione, però, a non oltrepassare la linea invisibile in cui il gioco si trasforma in patologia, non più passatempo, ma un vero e proprio male dal quale guarire.
‘La patologia da gioco d’azzardo è un problema relativamente nuovo e per questo ancora meno identificabile di molti altri – sottolinea Emma Pegli, educatrice del Sert – chi ha l’ossessione per il gioco tenta di nasconderla e di mentire fino all’ultimo. Chi arriva da noi, infatti, sono persone trascinate dai familiari perché il malato di gioco d’azzardo non viene mai di sua spontanea volontà. Fino all’ultimo si comporta come un funambolo: racconta bugie, crea delle impalcature per giustificarsi e crede sempre di potere rimediare ai danni fatti’.
I dati parlano chiaro: nel corso del 2008, il numero di pazienti del Sert ha toccato quota 31 ’con altri 9 casi provvisori, ovvero quelli che hanno abbandonato e sono tornati o hanno avuto una ricaduta’.
Coinvolto nella morsa del gioco è per lo più il sesso maschile, nella fascia tra i 30 e i 50 anni.
‘Anche se negli ultimi tempi si è avuto un abbassamento dell’età – precisa Pegli – non si tratta di studenti ma di giovani in grado di avere un’indipendenza economica, perché di solito solo chi ha un reddito può contrarre debiti di gioco’.
Una volta arrivati al Sert, i pazienti vengono accolti e con loro si analizza la situazione scegliendo per ognuno, un trattamento diverso. L’obiettivo è cercare di capire quanto il paziente sia in grado di controllare la sua volontà e l’esperienza del gioco.
‘Quest’ultima non va colpevolizzata in quanto il gioco è di per sé piacevole e deve essere presente nella vita di un individuo. Per certi, però, diventa lesivo e senza più controllo’.
Il percorso di cura non ha bisogno di un ambiente di comunità come necessario per i tossicodipendenti, ma appuntamenti e sedute di tipo ambulatoriale.
‘Il malato ha la necessità di rimanere nel suo tessuto sociale per portare avanti il lavoro e saldare pian piano i debiti”.
Un percorso importante è quello di prevenzione dalla ricaduta che si segue con la psicoterapia: dura circa 3 mesi e consegna al paziente gli strumenti per evitare di ripiombare nella malattia.
‘Dopo quest’ultima fase, a seconda dei casi, si decide se il paziente è guarito oppure se ha bisogno di continuare il trattamento. I tempi, naturalmente, sono molto individuali, l’importante è non avere fretta’.
Infatti, proprio perché le reazioni delle persone sono diverse, anche i percorsi di guarigione lo sono.
‘C’è chi, per esempio, dal 2005 continua il trattamento, sta in astinenza per 3 mesi e poi ricade, basta un singolo episodio. Oppure c’è chi guarisce dalle slot machine ma viene tentato dal Gratta e Vinci’.
In questi ultimi anni c’è stata l’impennata dei giochi istantanei che sono preferiti dalla stragrande maggioranza della gente perché permettono, in caso di vincita, la riscossione immediata.
‘Slot machine o il Gratta e Vinci regalano un piacere immediato, una scarica di adrenalina a cui ne deve seguire un’altra. Mentre ippica e lotto necessitano di pazienza e del gusto, ormai perso, dell’attesa’.
Quando il controllo su se stessi è completamente perso, quando l’individuo oltrepassa il limite tra gioco e dipendenza, spesso e volentieri cerca posti più neutri e anonimi possibili dove nessuno lo conosce e quindi non prova vergogna. Di fronte a questa febbre inarrestabile, i familiari restano disarmati: se c’è chi riesce a bloccare il giocatore in tempo, tanti altri se ne accorgono solo quando la situazione è precipitata. A questo punto non tutti sono in grado di reggere l’impatto con la persona malata.
‘Alcune relazioni saltano, soprattutto per tutelare i beni intestati e per non subire del tutto la disfatta economica. Altri rimangono vicini, guardando avanti e offrendo tutto l’appoggio possibile. Di certo non è facile scoprirlo visto che il malato si comporta come un bambino”
Ma quando non si prende in tempo la patologia cosa succede?
‘E’ accaduto che la Caritas ci segnalasse casi di persone che a causa delle perdite al gioco, erano rimaste senza più fissa dimora e in pieno stato d’indigenza. Oppure altri malati che si giocano tutto lo stipendio nei tre giorni successivi dalla consegna dello stesso’.
La tolleranza di istituzioni e società, però, complica il lavoro degli specialisti del Sert riminese; infatti l’industria del gioco è il terzo business più forte in Italia, tralasciando, in questo campo, ogni tipo di crisi. Secondo l’istituto di ricerca Nomisma, questo vuole dire che rappresenta il 3% del Pil in termini di raccolta, pari a 48 miliardi di euro e poco meno dell’1% per quanto riguarda i consumi. Al primo gennaio del 2007, la provincia di Rimini risultava – tra le 109 in Italia – al 7° posto per soldi spesi nelle newslot. Del resto bastava essere a ‘Enada’, la mostra internazionale degli apparecchi da intrattenimento e da gioco, per vedere con i propri occhi come il mercato delle slot machine sia molto florido.
Marzia Caserio