C’è crisi? Tutti lo dicono, e il fatto che ci sia veramente sta diventando quasi irrilevante. Agli allarmi di un futuro fosco fanno seguito altri e peggiori allarmi. Qualcuno già la sente sulla propria pelle, qualcun altro per ora la intravede soltanto. Fatto sta che quasi tutti, per sicurezza, si stanno guardando attorno. La risposta italiana alla crisi è l’ormai mitologica arte di arrangiarsi. C’è chi si barcamena tra due lavori, chi si prepara a cambiarlo e a stringere la cinghia e chi, invece, guarda con speranza alla stagione estiva.
Ma, esiste ancora la stagione? Per molti riminesi, più o meno giovani, il lavoro stagionale negli alberghi e nei ristoranti è stato una vera e propria ancora di salvezza o motivo di lauti guadagni. Negli anni ’70 e ’80 sembrava quasi che si potesse vivere lavorando solo quattro mesi all’anno.
E oggi? Qual è la situazione del lavoro stagionale?
“Prima di parlare della crisi – afferma Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini – bisogna ricordarsi che oltre il 60% degli alberghi di Rimini è stagionale. La carta della destagionalizzazione, molto invocata negli scorsi anni, non ha dato grandi risultati. Prima erano 200 gli alberghi aperti tutto l’anno, ora sono 450, ma la fetta di mercato è sempre quella. L’unico cambiamento è che a dividersela sono il doppio”.
Quindi la stagionalità può essere ancora una carta da giocare per i riminesi in difficoltà?
“Le cose sono molto cambiate dagli anni ’80 ad oggi. In primo luogo gli albergatori hanno ridotto il personale stabile all’osso, e valutano all’inizio della stagione se e quante persone assumere. Ogni albergo ha il minimo indispensabile per partire, un cuoco, l’addetto alle camere, etc., e poi si cerca di ottimizzare al massimo il personale”.
E quindi per chi cerca non c’è nessuna speranza?
“È presto per dirlo. Come premesso le cose si vedranno ad inizio stagione, quando ogni albergatore valuterà se riuscirà ad affrontare la stagione col personale minimo oppure se dovrà assumere qualcuno in più”.
Non ci sono previsioni, ancora, ma dall’Aia non si nasconde un po’ di pessimismo. Chi punta tutto sulla prossima stagione estiva potrebbe rimanere deluso.
“Il primo banco di prova sarà l’apertura di Pasqua e del primo maggio. In quel periodo molti albergatori testeranno i primi stagionali e prenderanno alcune decisioni. Ciò che si può già ipotizzare è che la categoria più penalizzata sarà quella dei tuttofare. E questa non è solo una conseguenza della crisi ma anche una necessità di professionalità su cui gli alberghi stanno puntando. Purtroppo quasi il 50% di chi cerca lavoro stagionale si presenta con tanta buona volontà ma con poca specializzazione”.
Alla fine dei giochi potrebbe essere più in difficoltà proprio tutta quella fetta di lavoratori, ora in cattive acque, che guarda al lavoro stagionale come risorsa per risollevare le sorti del bilancio familiare. D’altra parte, però, molti lavoratori del settore metalmeccanico – quello più in difficoltà – sono già passati dal lavoro stagionale e possiedono quel minimo di competenze richiesto. Ma questo potrebbe non bastare. E gran parte della forza lavoro che si troverà ad affrontare la crisi potrebbe non riuscire a reimpiegarsi negli alberghi che puntano sia sulla professionalità che sulla trasparenza. La situazione è complicata e si potranno avere le idee più chiare solo ad inizio stagione, quando sarà possibile valutare gli effetti della crisi sul settore alberghiero.
Stefano Rossini