Crematorio a Rimini, sono 15 anni che se ne parla. Era stato anche messo tra le realizzazioni, sulla carta, e l’iter sembrava approvato e avviato. C’era anche un vecchio progetto del Comune di Rimini, ed era prevista una zona crematoria, nell’ultimo stralcio di loculi in costruzione. Sicuramente ci sarebbero voluti alcuni espropri di terreno, nella zona al confine con l’ingresso nord del cimitero cittadino. I lavori ci sono ancora e non sembra stiano predisponendo nulla di tutto questo. Nessuno si chiede più niente sulle sorti del crematorio, anche adesso che le procedure per la dispersione delle ceneri sono state sbloccate e si possono portare questi resti umani anche al di fuori delle mura consacrate del Cimitero.
Attualmente, oltre alla tradizionale collocazione in appositi loculi (cinerari) nei cimiteri, è possibile richiedere l’affidamento dell’urna da parte dei familiari, oppure procedere alla dispersione in natura, naturalmente fuori dal centro abitato. Esistono precise condizioni da rispettare, innanzitutto la richiesta di autorizzazione agli uffici comunali competenti e il rispetto di alcune garanzie previste dalla normativa: in mare è possibile effettuare la dispersione a mezzo miglio dalla costa e nei fiumi purché lontano da natanti e abitazioni. L’urna cineraria, potrebbe anche essere sepolta nel giardino di casa. E questo potrebbe incentivare chi è propenso a queste pratiche.
Ma un impianto crematorio, solo per la provincia di Rimini, si potrebbe reggere economicamente. Quali sono le previsioni?
Sono circa 950 l’anno i defunti collocati nel cimitero di Rimini: 1200 con quelli che vanno fuori. Le richieste di cremazioni si attestano sulle 200 l’anno. La Chiesa non proibisce più la cremazione, anche se la tumulazione resta consigliata.
Sepoltura in terra e tumulazione ultimamente sono pratiche che al cimitero centrale della provincia sono in sofferenza. Il problema riguarda il lungo tempo di decomposizione che trascorre dalla sepoltura al momento della riduzione del caro estinto.
Purtroppo anche i nuovi tombini, gli ultimi in costruzione, sono stati concepiti con un vecchio sistema. Qualcosa si potrebbe fare: una ditta romagnola sta progettando lastre di chiusura dei tombini che permettano una migliore areazione per una decomposizione più rapida. Ma da anni esistono già loculi costruiti con queste caratteristiche, in paesi come la Francia garantiscono un riciclo in circa 10 anni, contro i nostri 35, quando va bene…
Crematorio scippato?
Non è che il Progetto Crematorio sia stato “scippato” da Fano? Il Consiglio comunale di Pesaro ha recentemente approvato all’unanimità la delibera che integra il regolamento di polizia mortuaria, introducendo la possibilità di autorizzare la dispersione delle ceneri a seguito della cremazione. Questo anche in previsione di un incremento di questa pratica. Infatti con Aspes spa, ha avviato il progetto per la creazione di un proprio impianto, in stretta collaborazione con i comuni di Fano, Urbino, e sembrerebbe anche Rimini e Riccione. Secondo le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente e Servizi demografici di Pesaro Gloriana Gambini. “Fenix”, questo il nome della società che sta operando per realizzare l’investimento, creerà quindi nell’area cimiteriale di Fenile di Fano un impianto all’avanguardia sia dal punto di vista tecnico gestionale sia per la qualità estetica e funzionale del progetto. Tutto questo comporterà un’evidente diminuzione della necessità di nuovi spazi cimiteriali, garantendo nel tempo una perfetta autosufficienza delle strutture esistenti, senza ulteriore consumo di territorio.
Ma non si poteva fare a Rimini? In ogni caso da noi il crematorio si reggerebbe, come per gli altri, con un bacino d’utenza non solo provinciale, ma proveniente anche da zone confinanti, come Forlì, Cesena e Pesaro, la stessa idea avuta da Fano. Con buon guadagno (economico e di spazi) una volta avviato il processo.
Lo stesso progetto sembra fosse già stato illustrato ai dirigenti riminesi tempo fa: perché non ci si è mossi in questo senso?
C’è però chi si chiede anche come mai tutta questa sollecitudine del legislatore nei confronti della pratica della cremazione. E i governi, sia di destra (Lombardia) che di sinistra (Emilia Romagna) pongono mano ad un potenziale smantellamento dei cimiteri. Ora, come ai tempi dei Sepolcri del Foscolo, ci si racconta la favola ecologica e si finge volentieri di credere che i cimiteri siano divenuti troppo ingombranti: i cimiteri non la morte…
Ma bruciare corpi, poi, non abbisogna di energia? E se dovessero aumentare i numeri delle cremazioni, quanta energia servirebbe?
“La morte è l’unico patrimonio davvero comune e condiviso da tutti. – fa notare Tarcisio Zanni – I legislatori «democratici», fanno, credo, un errore contribuendo ad eliminare dalla vista dei cittadini l’unica realtà che davvero li accomuna. Gli uomini vivono insieme da sempre, proprio perché sono gli unici «animali» consapevoli di dover morire. Non vogliamo diventare tutti un po’ meno «umani» e, soprattutto, un po’ meno comunità”.
Cinzia Sartini