Un mondo favoloso, popolato da personaggi fiabeschi e irreali. E’ quello creato da Eva Montanari, giovane disegnatrice riminese, che ha fatto delle illustrazioni per bambini il suo mestiere.
Ti sei diplomata all’Istituto d’arte di Riccione, cosa volevi diventare “da grande”?
Quello che volevo fare è, in effetti, quello che sto facendo, anche se quando mi sono iscritta all’Istituto d’arte, non avevo ancora un’idea precisa di che cosa fosse la grafica, che era ciò che a me interessava. Quella scolastica è stata dunque una scelta avventata di gioventù, a me interessava soprattutto la possibilità di narrare delle storie attraverso le figure, forse da questo punto di vista sarebbe stato più adatto un Liceo artistico.
La scelta di rappresentare graficamente favole, è il frutto di una scelta ben precisa, o il destino ha scelto per te?
È stata una scelta ben precisa: mi è sempre piaciuto leggere, scrivere e disegnare, e i libri per ragazzi permettono di narrare sia con le immagini sia con le parole.
Infatti, oltre che illustratrice, sei anche scrittrice di libri per bambini. Nascono prima le fiabe o i personaggi?
Dipende dai casi, spesso nascono insieme, a volte, invece, è l’idea visuale il motore della storia, mentre altre volte la storia nasce senza disegni. È tutto un caso: spesso scrivo storie senza avere idea di come le realizzerò, poi dalle parole nascono le immagini, si fondono con esse, si trasformano a vicenda.
Com’è iniziato il tuo lavoro di “illustratrice di favole”?
Alla Fiera del libro di Bologna, una casa editrice di Taiwan, che stava stampando una collana di classici, ha notato un mio progetto riguardante “Pollicina”, e l’ha scelto come accompagnamento grafico all’omonima fiaba.
Il tuo stile è particolare, onirico. A cosa t’ispiri?
Sono ispirata da tante influenze, cose che vedo o che leggo nei libri, nelle mostre, ma anche nella vita di tutti i giorni, per la strada. Tutto ciò che percepisco va a confluire, spesso anche in modo inconscio, in ciò che disegno.
La favola che non hai ancora disegnato, ma che desidereresti in particolar modo rappresentare?
Alice nel paese delle Meraviglie, e anche Pinocchio. Sono entrambe storie complesse, molto stimolanti, che offrono tantissime possibilità di espressione. Mi piacerebbe poterle rappresentare, ma allo stesso tempo sono contenta di non averlo fatto finora, perché ritengo che sia necessario un certo grado di maturità stilistica per temi così articolati.
Ti sei sempre concentrata soltanto in lavori dedicati ai più piccoli?
Il mio lavoro riguarda soprattutto i libri per i bambini, ma in passato ho fatto anche illustrazioni per riviste femminili, per tematiche economiche, per calendari. Però la produzione di libri destinati ai bimbi è quella che ha un mercato più fruttuoso, a livello d’illustrazioni. I libri illustrati per adulti sono un genere di nicchia, anche se l’editoria italiana negli ultimi tempi si sta aprendo in questo senso.
Scrivi, disegni, e realizzi anche sculture polimateriche dei personaggi. Sei un’artista poliedrica. Qual è la cosa che ti piace di più fare?
La cosa che amo di più è progettare, fare gli schizzi, disegnare, ma con la matita. La fase creativa, insomma, quella prima di arrivare al dipinto vero e proprio. La tridimensionalità è divertente, così come lo è il dipingere per le illustrazioni, ma allo stesso tempo questa fase artigianale è più impegnativa, mentre la fase precedente è puramente immaginativa.
Genny Bronzetti