La tuta rossa e i guanti bianchi. Christian in tenuta da lavoro si sente proprio a suo agio. La sveglia suona alle 6 e 15, al lavoro si attacca alle 8, tutto in regola, tutto normale. Sì, perché Christian con la sua sindrome di Down, è un “normale” lavoratore della “Stack” di Montegridolfo, il paese dove vive. Alla Stack, azienda di progettazione di allestimenti fieristici, lavora da oltre un anno. “Prima era impiegato in un’azienda che poi ha chiuso i battenti”, racconta Celestino Ceccolini, titolare dell’impresa, che spiega in poche e semplici parole il Christian lavoratore. “L’ho visto crescere, e posso dire che è un ragazzo che ci sta dando delle soddisfazioni. I colleghi, poi lo accettano tutti. Credo perché ha una resa costante sul lavoro. E poi ha sempre il sorriso stampato in faccia”.
Tutto bene, tutti bene. Anche Luca, un giovanissimo collega, spiega come sia stato semplice: “In un primo momento non sapevo come fare. Poi ho capito le sue capacità e mi sto adeguando”.
Come gli altri della squadra, Christian crede nel suo lavoro, nella realizzazione che ne può trarre, ma riconosce che l’occupazione non è tutta la sua vita. Ci sono altre passioni, che consuma nel tempo libero, lontano dalle macchine di produzione: c’è lo studio e la corsa, e la musica, la cui prima nota è il liscio. “Non vedo la sua disabilità – termina il titolare dell’azienda – con lui parlo di tutto, dal calcio, alle donne. Poi anche lui fa la sua pausa sigaretta”. Tutto in regola, tutto normale.
Quella di Christian è – senza retorica – una bella storia. Ma può non essere l’unica in grado di legare insieme handicap e lavoro. La Legge 68/99, infatti, ha aperto alcune nuove strade per il collocamento dei disabili. C’è un servizio, il “Collocamento Mirato Disabili” della Provincia, ad esempio, che favorisce l’incontro fra domanda e offerta di lavoro in maniera mirata, tenendo conto delle variabili presenti nelle situazioni individuali di ciascun disabile e delle mansioni offerte dal mercato del lavoro.
Attraverso il servizio, il lavoratore disabile ha la possibilità di iscriversi alle liste di collocamento, di visionare le offerte di lavoro in provincia, di essere ricevuto a colloquio con gli operatori per evidenziare le esigenze lavorative. Per contro, il servizio offre consulenza alle aziende. Attualmente in provincia, sono oltre 2mila i disabili iscritti alle liste di colocamento, provenienti da tutta Italia.
La Legge 68/99, infatti, non esaurisce le possibilità per un disabile nei confronti del mondo dell’occupazione. L’articolo 21 della Legge regionale 17, apre altri spiragli e “Noi come provincia siamo stati i primi a intuirne le potenzialità. – fa presente l’assessore Maurizio Taormina – E le abbiamo colte perché alle spalle c’era già un grosso lavoro di attenzione e interesse, ma anche capacità, maturata attraverso il Centro per l’impiego. Ci sono tante soggettività, tante persone, non il mondo della disabilità ma persone con bisogni precisi, dall’altra parte ci sono le aziende che spesso per tradizione o per scarsa conoscenza hanno pensato alle disabilità come a un limite per la propria attività. Pian piano anche loro hanno capito”. Nuova cultura, nuovo modo d’agire? Raffaella Galli è la titolare della SRC di San Clemente. “Ci troviamo bene con questi ragazzi in squadra. Ci fanno vivere una realtà diversa, nella contemporaneità del nostro lavoro. Ci fanno capire che disabili a volte siamo noi a non capire i disagi che alcune persone possono avere. Quello che mi ha stupito maggiormente è che loro ascoltando una canzone o montando un semplice dado, sembrano le persone più felici del mondo. Vera felicità, facendo la cosa più piccola ma capendone il senso (noi lo facciamo?)”.
C’è però chi solleva una questione. Una percentuale che rischia di essere penalizzante. Carlo Urbinati, presidente della coop. New Horizon cita la soglia (troppo alta) prevista dalla legge regionale 17/05 per le cooperative sociali di tipo B che potrebbero assumere solo persone con disabilità superiori al 79% (disabilità medio-grave). “Parliamo di disabilità medio-gravi. Con loro molte attività non si possono svolgere. É un peccato per molti ragazzi che invece potrebbero lavorare”.
P. Guiducci / A. De Rubeis